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Scritto da Valter Nieri
Sport
26 Settembre 2020

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Personaggi del ciclismo che si incontrano ed improvvisano un pranzo assieme per ricordare aneddoti curiosità e trionfi in occasione degli 80 anni compiuti da Franco Bitossi, uno fra i ciclisti più vittoriosi di sempre con quei 171 successi da professionista conquistati dal 1961 al 1978 che ne hanno fatto anche uno dei corridori più amati di quell'epoca. A premiarlo è stato Ivano Fanini che ha voluto immortalare la sua carriera con una targa ricordandolo come il primo campione che gli ha trasmesso i valori più autentici del ciclismo professionistico. La motivazione nasce negli anni 60 quando l'attuale patron di Amore & Vita-Prodir era un ragazzo che nutriva una forte passione ciclistica. A livello agonistico non andò oltre la categoria allievi dove pure contava diversi successi. Dopo continuò a rimanere appassionato delle due ruote tifando per Bitossi, passando notti insonni nella speranza di veder vincere il suo campione preferito. Con quel carattere vulcanico che ha sempre avuto riuscì a conoscerlo di persona, seguendolo dal vivo in tante occasioni, tanto da diventarne amico. "Bitossi-dice Fanini-è il primo grande campione che mi ha ispirato a rimanere nel ciclismo fondando le mie squadre giovanili fino ad arrivare nel 1984 a gestire una squadra professionistica, poi la Pepsi e la Seven-Up Fanini in contemporanea, successivamente trasformate in Amore & Vita". Società ciclistiche alimentate dalla passione, fatte di continue emozioni forti e contrastanti.

UNO SCRIGNO DI RICORDI PER BITOSSI

Il tre volte campione italiano e vincitore di due Giri di Lombardia è inserito fra i grandi del ciclismo internazionale e nella gerarchia dei più grandi di sempre della Toscana, terra con vocazione ciclistica già dagli anni 40. Un corridore completo che vinceva di potenza ma soprattutto di astuzia, dotato com'era di grande lettura di gara. Una carriera la sua prodiga di soddisfazioni ma anche penalizzata da quella tachicardia che gli ha condizionato le abitudini mettendo a dura prova anche la sua tenuta mentale e psicologica. Il suo soprannome "Cuore Matto", saltava fuori ad ogni suo successo, sia nelle tappe del Giro d'Italia come la Cuneo Pinerolo, sia al Giro della Svizzera, sia negli arrivi in volata perchè su ogni tipo di tracciato lui sapeva cogliere il momento giusto per sferrare l'attacco decisivo anche se gli avversari si chiamavano Eddy Merckx, Felice Gimondi o Gianni Motta, tanto per citare alcuni suoi rivali di quell'epoca fulgida di fuoriclasse. "Purtroppo-dice a La Gazzetta di Lucca-a volte dovevo fermarmi perché il cuore batteva forte, il viso mi si impallidiva e le gambe gonfiavano.  Soffrivo di extrasistolia ed avevo irregolarità nel battito cardiaco, ma tutto questo nelle gare di un giorno. Ad esempio al Giro d'Italia, dopo le prime tre tappe, non avevo più problemi e la patologia spariva. Anche per questo sono riuscito a vincere 22 tappe che non sono poche". Fanini di lui conserva uno scrigno di ricordi che rivela nel tempo imprese e trionfi. Aprendolo esce fuori un grande campione che entrò nel cuore dei tifosi sparsi in tutta Italia e la Toscana ritrovò un fuoriclasse che non si vedeva dai tempi di Gino Bartali prima e di Gastone Nencini dopo. Fanini lo ha sempre tenuto di esempio, ed ogni tanto quell'inenarrabile emozione dei suoi successi riaffiora nel ricordarlo.

QUANDO FANINI VOLEVA FAR CORRERE MASSIMILIANO, FIGLIO DI FRANCO BITOSSI

"Bitossi è uno fra i più grandi corridori toscani di sempre-dice Fanini- ed io ho avuto la fortuna di stare con tutti loro a contatto. Gino Bartali è stato il primo D.S. delle mie squadre professionistiche. I due figli di Gastone Nencini hanno corso nelle mie squadre dilettantistiche giovanili. Mario Cipollini l'ho scoperto e fatto crescere a suon di successi con le mie squadre fino all'età di 20 anni. Con Franco Bitossi sono stato a contatto anche se quando fondai le squadre professionistiche lui aveva già smesso di correre altrimenti l'avrei potuto ingaggiare come feci con GB Baronchelli, suo compagno di squadra". "Di Fanini-dice "cuore matto" ho un piacevole ricordo. Un giorno mi invitò ad andare nella sua sede, che vi garantisco è un vero museo fotografico come raramente si vede in Italia, assieme al mio figlio più grande Massimiliano. Gli fece trovare pronto un completino da ciclista , la maglia Fanini, scarpini ed una bici da corsa su misura per i bambini di quell'età, aveva sei-sette anni. Il tutto per invitarlo a correre con la sua squadra. Peccato che non ne fece di niente e si sia appassionato di ciclismo soltanto in età adulta. Un gesto che soltanto uno come Fanini era in grado di fare e di pensare". Nato a Carmignano, frazione comunale allora in provincia di Firenze ed oggi di Prato, Bitossi ha corso poco all'estero, limitandosi ad essere uno dei migliori nelle gare nazionali. Oggi vive ad Empoli ed oltre a Massimiliano ha un altro figlio che si chiama Francesco. Sua moglie Annamaria è stata la persona più importante nel corso della sua carriera. " Mia moglie è stata preziosa a farmi coraggio nei momenti più critici-dice l'ex campione-standomi sempre vicino in un ventennio dove ero sempre sotto la luce dei riflettori. Senza di lei la mia carriera sarebbe sicuramente stata più breve e meno densa di successi".

I PIU' GRANDI CICLISTI TOSCANI DI OGNI EPOCA

Stilare le classifiche dei migliori ciclisti della storia è sempre un'operazione difficile, soprattutto perché sono messe a confronto epoche e tecnologie diverse ma la tentazione di farlo è sempre forte di andare a pescare epoche storiche molto lontane fra loro, mettendo a confronto anche campioni con caratteristiche diverse. Ci limitiamo a stilare una classifica soltanto per quanto riguarda ciclisti toscani, che poi occupano una posizione rilevante anche a livello internazionale visto la grande tradizione di campioni che ha sfornato la Toscana. Ivano Fanini chiama in causa per questa classifica un suo amico di infanzia oltre che un punto di riferimento di tutto il ciclismo lucchese: Pierluigi Poli. " Al primo posto-dice il presidente del Pedale Lucchese Poli-credo che non sia soltanto la mia opinione ma che sia diffusa ovunque c'è sicuramente Gino Bartali. Al secondo posto Gastone Nencini e al terzo posto Franco Bitossi. Veramente per la terza posizione ci sarebbe da discutere ma inserisco lui perché è stato notevolmente penalizzato per i suoi problemi al cuore. Quindi un ex-equo per la quarta posizione fra Paolo Bettini, Mario Cipollini e Michele Bartoli. Ognuno dei tre è stato il più forte in determinati tracciati". In questa speciale classifica Ivano Fanini va fiero che Cipollini e Bartoli siano stati suoi prodotti giovanili. " Due campioni-dice Ivano-indiscutibili. Uno quale miglior velocista di tutti i tempi, l'altro per le classiche del Nord".

BITOSSI FIERO DEL PREMIO DI IVANO

Premi e riconoscimenti Bitossi ne ha ricevuti tanti nella sua lunga carriera. " Ora-conclude-alla mia età sono diventato pigro, anche se mi fa piacere che gli sportivi si ricordino di me a distanza di tanti anni. Devo dire che non vado più alle manifestazioni ma a Fanini non potevo dire di no. È stata una giornata piacevole finita al suo Museo di Ciclismo. Un mio vero tifoso che ancora mi vuole bene come quando da ragazzo lo vedevo venirmi incontro dopo una corsa massacrante. Non poteva che diventare quel grande dirigente ciclistico che ha dimostrato di essere. Il mondo delle due ruote deve tanto ad una persona così." Questo speciale incontro è stato ripreso dalle telecamere di canale 616 Gastone Nencini con le interviste curate da Fabrizio e Massimo Biondi.

 

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