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Scritto da Valter Nieri
Sport
07 Maggio 2021

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Il fascino della Coppa del Mondo di Ciclismo, dai più ritenuto superiore rispetto all'attuale Uci World Tour che l'ha sostituita ad iniziare dal 2005. Una Coppa che veniva assegnata al ciclista che aveva ottenuto nel corso dell'anno il punteggio più alto in una combinata di dieci corse che comprendeva le cinque classiche Monumento, più Amstel Gold Race, Clasica San Sebastian, Rochester International Classic, Parigi Tour e Gran Premio di Svizzera.

Il vincitore veniva giudicato come il più costante nelle grandi classiche dell'intera stagione rendendo merito alle sue grandi attitudini per le classiche di un giorno. Scorgendo la storia fra gli aneddoti e le curiosità viene richiamata all'attenzione l'edizione 1997, perché mai nei tre gradini del podio salirono tre campioni che hanno avuto a che fare con la stessa squadra, sia pure in età giovanile. Questa squadra è la Fanini. Vediamo il perché:

primo classificato fu Michele Bartoli, sbocciato e cresciuto ciclisticamente alla Fanini-Alan prima di passare a correre fino alla categoria juniores con la Montecarlo-Fanini. L'atleta pisano vinse quella Coppa con 280 punti in maglia MG grazie ai diversi piazzamenti ed al successo nella Liegi-Bastogne-Liegi.

Al secondo posto si classificò il danese Rolf Sorensen (Rabobank) con 275 punti, grazie soprattutto al successo nel Giro delle Fiandre. L'elegante ciclista danese fu valorizzato da Ivano Fanini quando ancora allievo gli fece indossare la maglia Fanini-Berti e Renzo Reni lo portava a correre nelle gare toscane sotto la direzione del compianto Michele Fanini.

Atleta di classe cristallina,  in maglia Monsummanese- Fanini vinse il mondiale da juniores cronosquadre nel 1983 a Wanganui in Nuova Zelanda ed esordì professionista nell'86 con la Murella-Fanini. L'anno successivo con la Remac-Fanini la sua esplosione quando vinse a soli 22 anni la sesta tappa a cronometro individuale a San Benedetto del Tronto e classifica finale della Tirreno Adriatico davanti a Giuseppe Calcaterra e Tony Rominger, oltre al Grand Prix Pino Cerami prima di passare alla Ariostea.

Al terzo posto completò il podio Andrea Tafi (Mapei GB) con 240 punti vincendo la prova della Rochester International Classic. Anche l'atleta fucecchiese, l'unico italiano ad aver vinto Parigi Roubaix e Giro delle Fiandre, ha indossato la maglia con il marchio Fanini. È successo da dilettante quando vinceva le corse con la Baldacci-Fanini-Berti. Nel 1988 iniziò la sua carriera professionistica con i colori dell'Eurocar Mosoca.

IVANO FANINI, SCOPRITORE DI TALENTI

Tra la fine degli anni 70 ed inizio anni 80, Ivano Fanini attuale patron di Amore & Vita e noto imprenditore, iniziò a sfornare ciclisti come una pasticceria realizzava gustosi croissant con gli stessi ingredienti più importanti: la pazienza e l'attesa.

Fu contagiato nella passione per il ciclismo da suo padre Lorenzo che a Segromigno fece nascere nel 48 la prima squadra ciclistica Fanini, entrando in confidenza con la bici e facendosi valere come costruttore di telai e meccanico di fiducia di tanti atleti di allora.

Tre anni dopo, nel 51 nacque Ivano che cresceva correndo in bici alimentando i suoi sogni a suon di vittorie con un fisico mingherlino e qualche muscolo appena delineato, ma già caratterialmente astuto e con il senso degli affari. A 15 anni si sentiva già un vip vincendo una miriade di corse nelle categorie esordienti e allievi, però non faceva la vita da corridore straviziando un po'.

Suo padre Lorenzo risentito del comportamento del figlio, gli strappò per tre volte il cartellino e Ivano reagì smettendo di correre. Una lezione però che gli è servita tanto da mettere la testa a posto maturando ed alimentando con le sue idee la passione di famiglia, buttandosi a capofitto nei quadri dirigenziali ciclistici con serietà e responsabilità e ad appena 22 anni nel 73 portava a correre da indipendente il garfagnino Olimpio Paolinelli nelle gare professionistiche facendogli indossare la maglia Fanini, ai tempi di Merckx e Gimondi. Entrò nei quadri dirigenziali della San Giacomo-Alan diretta da Carlino Menicagli, nelle cui fila c'erano Giuseppe Martinelli, professionista dal 77 all'85 con tre vittorie di tappa al Giro d'Italia, divenuto poi a sua volta direttore sportivo di Marco Pantani, Cesare Cipollini e Fausto Bertoglio.

Nell'84 il più grande capolavoro di Ivano Fanini fu quello di fondare la prima squadra professionistica lucchese grazie alla sua intraprendenza ed alle sue spiccate capacità manageriali, con competenze mixate tra abilità di natura tecnica e resistenza allo stress nel sapersi adattare a contesti lavorativi mutevoli e complessi. La squadra fu chiamata Fanini Wuhrer Sibicar Alan.

TANTI CICLISTI DANESI PORTATI DA IVANO FANINI A CORRERE IN ITALIA

Dopo gli exploit su strada e pista del danese Ole Ritter, Ivano Fanini gli diventò amico e nacque tra loro una collaborazione che consentì a diversi ciclisti danesi di coronare il loro sogno di correre in Italia per diverse stagioni, che, soprattutto negli anni 80-90, era diventata una vetrina importante per i migliori ciclisti del panorama giovanile internazionale che avevano così l'opportunità di partecipare al Giro d'Italia.

Il più illustre danese che venne a correre nel nostro paese fu Rolf Sorensen lanciato da Fanini prima che si consacrasse un campione di fama internazionale consentendogli il passaggio alla Ariostea. Altri danesi ad indossare la maglia Fanini sono stati: Jens Veggerby, fatto esordire professionista nell'84 divenendo nove anni dopo campione del mondo del mezzofondo; Pedersen, Lihot, Brian Petersen, Bo Larsen, Jorgen Marcussen e Jesper Worre che indossò i colori Fanini da dilettante per poi chiudere la sua carriera agonistica nel 92 con Amore e Vita. Anche Bjarne Riis ha avuto un legame con Fanini che lo portò in Italia consentendogli la prima corsa nel nostro paese da dilettante al Giro della Lunigiana.

IL TRIO BARTOLI-SORENSEN-TAFI, CAPITOLO IMPORTANTE NELLA STORIA FANINI

Quella Coppa del Mondo 1997, rimarrà immortalata fra i ricordi più belli della storia Fanini.

"Si - dice il patron - perché loro mi ricordano tanti trionfi con le mie squadre, che ebbero origine nel mondo dilettantistico per poi sfondare nel professionismo, rappresentando un record mondiale di longevità. Una Coppa del Mondo che dette conferma al mio fiuto ciclistico nel lanciare Bartoli e Sorensen e consentire anche ad un grande campione come Andrea Tafi di cucire sulla maglia il nostro marchio."

Ci può definire le qualità dei tre campioni?

"Andrea Tafi era un ciclista inarrestabile, un motore diesel. Autore di azioni poderose con l'incedere costante del ritmo. Aveva particolari attitudini sulle gare lunghe ed era capace di distribuire le sue forze con andature regolari, non a caso ha vinto diverse classiche monumento."

"Michele Bartoli era un bambino quando nelle nostre squadre giovanili avevamo intuito che avrebbe fatto carriera. Un fuoriclasse di stile ed eleganza ed un grande scattista specializzato nelle fughe. Uno dei più grandi campioni di sempre nelle classiche del Nord Europa"

"Rolf Sorensen, un ciclista stilisticamente molto bello ed ottimo finisseur. Al suo nome sono legati tanti successi importanti nelle mie squadre professionistiche. Rimarrà per sempre uno fra i nostri più grandi campioni".

Coppa del Mondo 1997: un'edizione da ricordare. Un podio con tre protagonisti che hanno indossato la maglia Fanini.


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