Fra i tanti brevetti conquistati nelle randonnée dal montemagnese Paolo Bianchini, quello della Parigi-Brest-Parigi portata a termine mercoledi mattina alle ore 2,10 al termine di 1230 km. è forse uno fra quelli che gli ha dato maggiori soddisfazioni, non tanto per la lunga distanza ma per la numerosa partecipazione di ciclisti provenienti dai quattro continenti, alla partenza scaglionati in gruppi di circa 400 unità intervallati di una quindicina di minuti uno dall'altro. Con quasi 8 mila partenti è questa la Randonnée con il maggior numero di iscritti al mondo. Difficile per gli specialisti rinunciare al fascino che suscitano questi luoghi, anche se la lunga distanza, per pedalare quasi tre giorni e tre notti necessita di una grande preparazione fisica e mentale pianificando i ritmi e le medie e conservando le necessarie energie. Illuminato dal suo fanalone e dal catarifrangente sul casco oltre che dal set dei due copriscarpe catarifrangenti ha percorso le più belle ciclovie del Nord, ma anche strade deserte di campagna pregustando a mano a mano che macinava i chilometri il suo obiettivo che si avvicinava sempre di più. Con la fatica Bianchini raggiunge l'autostima. Chi non va in bicicletta non può capire quante soddisfazioni diano la sofferenza e il dolore quando in palio c'è il termometro che misura le proprie possibilità. Paolo Bianchini si esalta proprio sulle lunghe distanze pedalando tra l'alba e il tramonto continuando ad indossare la prestigiosa maglia azzurra dell'Audax Club Parisien e rappresentando in giro per l'Europa Marlia Bike.
TRA I PRIMI ITALIANI, ASSIEME AL COREGLIESE CESARE FONTANINI
Legittima soddisfazione per il ciclista di Marlia Bike. Ma quali sensazioni ha provato?
"Indubbiamente - dice compiaciuto lo specialista delle Gran Fondo - ho provato un po' di emozione alla partenza, per il gran numero di partecipanti. Mi sono unito all'amico coregliese Cesare Fontanini, con cui condivido da anni lo stesso passo. Abbiamo scelto il tempo massimo di 80 ore ritrovandoci nello schieramento di partenza di domenica alle ore 16,15 e siamo arrivati a Parigi mercoledi mattina alle 2,10 finendo il percorso in 57 ore e 55 minuti, dormendo soltanto un' ora ma con la grande soddisfazione di essere stati preceduti all'arrivo soltanto da tre-quattro italiani. Anche se nelle Randonnée non c'è una classifica, terminare fra i migliori tempi vuol dire aver tenuto un'andatura costante e per un cinquantenne come me non è poco".
MOMENTI CRITICI
Ci sono stati dei momenti critici nei tre giorni?
"No critici mai. Avevo già ottenuto questo brevetto nel 2015 e rispetto ad allora il tracciato è cambiato. Abbiamo faticato di più a causa di molti sali-scendi e poi abbiamo forzato sui pedali affrontando in alcuni tratti strappi del 12-13%. Il dislivello complessivo è stato di 11850 metri. Il tratto più duro è stato quello del ritorno verso Parigi di una novantina di chilometri, il più noioso..."
VINTA LA PAURA
Ha mai avuto paura nel pedalare di notte?
"Più che paura un po' di apprensione c'è sempre. Se si rompe un pedale, oppure un canotto-sella come a volte mi è successo di riparare trovando per fortuna un meccanico vicino. In questo caso tutto è filato liscio. Un altro inconveniente potrebbe venire dagli animali selvatici. Anni addietro alla Randonnée Patrimonio Unesco, verso Montepulciano mi prese in pieno un cinghiale al muscolo dell'adduttore, finendo in ospedale rimediando una frattura, per fortuna composta, al bacino. Questi sono gli inconvenienti più frequenti che si possono presentare.
Cosa ricorderà della Parigi-Brest-Parigi?
"L'emozione nel vedere tante persone assiepate ai bordi della strada concentrate nei piccoli centri abitati e nel sentire il loro incitamento che accompagnava il nostro passaggio. Da queste parti è molto considerato lo sforzo fisico ed il gesto atletico".
Per uno specialista come lei, quali sono le Randonnée più lunghe che ha portato a termine?
Sono 4 e tutte sui 2200 chilometri: il Giro delle Repubbliche Marinare, l'Appenninica, la Bisettrice e la Diagonale. Per quelle bisogna ottimizzare la preparazione atletica.
Pedala sempre una Cannondale?
"No. L'ho cambiata proprio a gennaio di quest'anno perché era fusa (ride ndr), aveva percorso troppe migliaia di chilometri. L'ho sostituita con una Cinelli a carbonio, la più che mi soddisfaceva considerando il rapporto qualità-prezzo".
Ed ora i suoi prossimi impegni?
"Per quest'anno ho chiuso. Riprenderò l'attività a gennaio. Vorrei ringraziare la mia famiglia se sono riuscito nell'impresa di far mio per la seconda volta questo brevetto. Mia moglie Francesca e mia figlia Rita mi supportano e sopportano nel coltivare questa passione, che è fatta spesso di rinunce a scapito di esigenze familiari. Sono veramente clementi ed ecco perché ora mi dedico a loro per difendere l'integrità familiare".