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Scritto da Valter Nieri
Sport
28 Aprile 2021

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Ricorre oggi il centenario della nascita di Lorenzo Fanini, uno dei pionieri del ciclismo lucchese, colui che dette il via nel 1948 all'epopea Fanini, costituendo la prima squadra. Un piccolo uomo perchè basso di statura con lo sguardo rivolto ai desideri ciclistici dedicandosi con carattere e generosità. Faceva il meccanico ed il costruttore di biciclette a Segromigno in Piano. Erano i tempi in cui Gino Bartali conquistava il suo secondo Tour de France a distanza di dieci anni dal suo primo trionfo, riuscendo nell'impresa di superare il beniamino di Oltre Alpe Luison Bobet. Quel Gino Bartali che 36 anni dopo, per un fatal destino, diverrà il primo direttore tecnico all'esordio nel professionismo del Team Fanini, con D.S Piero Pieroni.

Il 1948 è facile da ricordare perché il 1.o gennaio entrò in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana. Le elezioni furono vinte dalla Democrazia Cristiana ed il paese tornò ad essere libero dopo anni di dittatura fascista. Quel meccanico di Segromigno voleva e poteva fare di più: portare i giovani a correre con fiducia in sé stessi ed in quello che erano in grado di fare. Rimarcava a pennello le caratteristiche di chi crede agli astri ed ai segni zodiacali. Essendo del Toro aveva infatti un temperamento piuttosto lento da mettere in moto, ma una volta lanciato non lo fermava più nessuno. Dedito all'amicizia con parsimonia, dava tutto sé stesso alle persone in cui credeva. Un tipo socievole, ma se aggredito reagiva per le rime.

Dalla sua unione con Livia Guidi, nacquero Pietro, Michele, Brunello e Ivano, quattro fratelli e quattro alleati nel sostenere il ciclismo. Da ragazzi hanno corso tutti ma nell'albero genetico della famiglia per attendere il campione si dovette aspettare la nascita di Michela, figlia di Brunello, che diventò una delle più forti cicliste mondiali vincendo in due anni il titolo italiano, il Giro d'Italia e diverse tappe al Tour prima di morire precocemente a 21 anni a causa di un incidente stradale. Il suo nome continua a vivere in diverse vie e piazze a lei intitolate. Il test di fratellanza dei Fanini li portò nella perfetta corrispondenza nel gestire le squadre: chi fra i Dilettanti, chi nel femminile fino ad arrivare al professionismo tutt'ora in vigore con Amore e Vita grazie alle abilità imprenditoriali e manageriali di Ivano, il più giovane dei quattro fratelli.

L'ISPIRAZIONE DOPO LA SFIDA TRA DUE CICLISTI DELL'EPOCA: "SGUGHI" e IVANO FANINI

Si era creata verso la fine degli anni 40 una rivalità ciclistica tra Porcari e Segromigno. Ad accenderla furono Ugo Del Carlo soprannominato "Sgughi" rappresentante della squadra ciclistica di Porcari e Ivano Fanini, fratello di Lorenzo e zio dell'omonimo Ivano Fanini, l'attuale patron della squadra professionistica Amore e Vita. Ivano Fanini correva allora per la Virtus Lucca, successivamente trasformata nel nome in Ciclistica Lucchese.

I due rivali vincevano ovunque, tanto da far nascere una storica rivalità tra paesi. Per stabilire chi era il più forte fu organizzata una crono-sfida fra i due di un centinaio di chilometri che rendeva Porcari e Segromigno rivali ed infiammava le rispettive tifoserie. La partenza fissata a Prato e, per l'occasione fu bloccato il traffico nell'autostrada Firenze Mare, percorsa dai due ciclisti con 15 minuti di distanza l'uno dall'altro. Il tracciato prevedeva poi l'uscita al casello di Lucca per poi proseguire dal Monte Quiesa fino al traguardo di Viareggio. Vinse Sgughi grazie ad un fisico più possente.

Una straordinaria e lacerante sfida che suscitò forte emozioni, molto sentita anche dai contadini che scommisero sull'esito persino le vacche, il bene più prezioso che disponevano, tanto per descrivere il grande clamore dell'evento. Da lì a poco tempo Ivano Fanini si trasferì a fare il commerciante e a dirigere squadre ciclistiche in Argentina. Ma quel clamore portò Lorenzo Fanini a fondare la prima squadra dilettantistica con sede a Segromigno e da quel 1948 iniziò la propagazione del contagio per migliaia di ciclisti che si sono succeduti nel tempo tesserandosi nelle varie categorie.

L'INGRESSO IN SOCIETA' DI LUIGI DELLA MAGGIORA

Lorenzo Fanini aveva due fratelli: Ivano, nel frattempo emigrato in Argentina, e Rosetta. Negli anni 50 Luigi Della Maggiora, marito di Rosetta, fu contagiato dalla passione ciclistica.

"Come potevo fare diversamente? - dice- dal momento che la storica sede si trova di fronte alla mia abitazione. Nacque un movimento ciclistico divenuto un fiume di appassionati e di aspiranti corridori, che cresceva di anno in anno. La mia curiosità fu forte ed entrai nel mondo delle due ruote. Sono stato per anni anche presidente. Abbiamo organizzato tantissime corse ed anche, grazie alle capacità di Ivano Fanini (figlio di Lorenzo), un circuito per professionisti vinto da Gianni Motta, allora rivale di Gimondi per il quale tifavo. Poi verso il 1973, quando l'attuale patron di Amore e Vita iniziò a mostrare capacità manageriali e di relazione interpersonale accrescendo la struttura tecnica ed organizzativa, gli cedetti il passo, rimanendo segretario assieme a Piero Pasquini. Lorenzo era una persona estrosa, un vero appassionato di ciclismo".

Morto all'età di 83 anni, il 26-5-2004, Lorenzo Fanini riuscì a trasferire la sua passione ai quattro figli, che hanno contribuito a far diventare il marchio ciclistico fra i più conosciuti a livello nazionale. Il più grande dei fratelli è Pietro, l'attuale commerciante di auto di Segromigno.

"Mio padre - sottolinea - mi portava a seguire le corse in moto ed ero molto divertito a leggere le sue intenzioni. Ero sempre sulla sua linea d'onda. Avevo sette anni quando sulla circonvallazione di Lucca verso Porta Santa Maria cademmo scivolando sul suolo ancora sempre sterrato. Risalimmo in sella incuranti delle leggere escoriazioni riportate. Da allora provai a fare il ciclista ma l'esperienza durò poco. Di noi fratelli coloro che vincevano spesso erano Ivano e Michele (quest'ultimo scomparso a novembre del 2019 a causa di un improvviso malore ndr). Io fondai la nostra prima squadra femminile dove hanno corso anche mia moglie Rosanna e Maria Pia, la moglie di Ivano, prima che Brunello desse il via alla Fanini Sprint poi diventata Michela Fanini in memoria di mia nipote. Attualmente abbiamo una squadra femminile seniores gestita da mio nipote Manuel. La passione per il ciclismo l'ha trasmessa a tutti noi mio padre Lorenzo e non potremmo mai appassionarci di un altro sport che non sia quello della bicicletta. Anche mio figlio Nicola ha corso e vinto tanto nelle categorie giovanili. Fu un dispiacere per me quando smise di correre perché speravo di poterlo seguire ancora per tanti anni. Impossibile contare i successi delle nostre squadre perché sono migliaia. Il primo in assoluto lo ottenemmo vincendo la Coppa Adriana con il quartetto formato da Nutini, Carrara, Paoletti e Nottolini arrivando con gli stessi al secondo posto nazionale. Ora continuo ad esercitare la mia passione mettendo la mia cabriolet a disposizione dei direttori di corsa delle varie organizzazioni dilettantistiche e mi diverto a guidarla".

BRUNELLO FANINI: "MIO PADRE SI ESALTAVA AI SUCCESSI DI MIA FIGLIA MICHELA"

Per tanti anni Brunello Fanini ha gestito una squadra di ciclismo femminile che aveva come protagonista sua figlia Michela, portata via dalla cattiva sorte alla tenera età di 21 anni dopo che già aveva vinto tutto.

"Mio padre quando nacqui nel 47 mi mise nome Brunello, perchè gli ricordava Giovanni Brunero. Infatti il mio soprannome è sempre stato Brunero. Papà Lorenzo era un uomo tranquillo che si entusiasmava alle vittorie dei suoi ragazzi. Michela gli dette tante soddisfazioni, andava orgoglioso di lei: una sua nipote era riuscita ad entrare nell'élite del ciclismo nazionale e internazionale. Amava il ciclismo più di ogni altra cosa e trasmise la sua passione a noi fratelli". Brunello Fanini dopo aver organizzato diverse edizioni del Giro d'Italia in questo momento continua ad organizzare il Giro della Toscana femminile internazionale.

IVANO FANINI: "CON LA SUA CADILLAC A VOLTE SEGUIVA ANCHE DUE-TRE CORSE AL GIORNO"

Ivano Fanini, il più giovane dei quattro fratelli, quando prese in mano le redini del ciclismo di famiglia dette un notevole impulso alla storia della società. Nel 1973 permise al garfagnino Olimpio Paolinelli in maglia Fanini di correre nelle corse professionistiche. Undici anni dopo fondò la prima squadra professionistica e dal 1984 non ha più smesso di allestire formazioni che hanno fatto scuola a generazioni di corridori. La sua attuale Amore e Vita sono ben 32 anni che è sulla scena con lo stesso nome: un record di continuità che gli appartiene, come quello di gestire la squadra più longeva del mondo. Lui è un motivatore a livello psicologico, molto carismatico. Un talent scout che è riuscito non soltanto a scoprire e lanciare tanti campioni fra i quali i più famosi sono stati Mario Cipollini, Michele Bartoli, Rolf Sorensen e Andrea Tafi, ma ha avuto anche il merito di valorizzare le sponsorizzazioni ciclistiche nel marketing delle varie aziende. Sono tanti i ricordi legati a suo padre Lorenzo.

Eccone alcuni:

"Ogni domenica sera in corte Fanini dove mio padre abitava, riuniva chiunque volesse partecipare offrendo spaghetti e buccellato, il dolce tipico lucchese, perchè c'era da fasteggiare il successo di qualche atleta. Correndo in tutte le categorie le nostre squadre portavano nel fine settimana sempre qualche successo. La sua cadilac è un cimelio storico, conservato nel Palazzo Fanini di Segromigno assieme alla Golf cabriolet di Gino Bartali, primo direttore tecnico delle mie squadre. Mio padre Lorenzo lo ringrazierò per sempre per avere inciso sul mio corretto processo formativo, facendomi pagare gli errori dell'esuberanza giovanile e acquistare la fede cattolica con le testimonianze di Don Mario Barsantini e Don Franco Baroni. Da allievo vincevo ma però straviziavo con gli amici non facendo la vita del corridore. Ogni volta che tornavo tardi mi strappava il tesserino con molta irritazione. Lo fece per tre volte e smisi di correre. Anche dopo che i miei corridori hanno vinto una miriade di titoli mondiali su pista e titoli nazionali su strada, il mio pensiero è sempre andato a lui e lo ringrazio per quello che ha fatto per me e per i miei fratelli. Oltre alle gioie che gli hanno dato i suoi nipoti (in particolare Michela). Per immortalare il ricordo del centenario verrà realizzata una stele a mezzo busto da uno scultore fiorentino."

Attualmente il ciclismo Fanini si erge sull'attività di Amore e Vita e sulla Pro Cycling gestita da Manuel, figlio di Michele. Non ci sono più le tante squadre di un tempo ma Ivano vuole cercare di mantenere in vita il professionismo assieme a suo figlio Cristian perché il nome Fanini ed il ricordo di Lorenzo siano sempre vivi nella memoria degli appassionati di ciclismo, non solo lucchesi ma sparsi in tutto il mondo dopo una storia lunga 63 anni ed un marchio che in tutto questo tempo non ha subito nessun restyling ed è stato cucito sul petto di migliaia di ciclisti in diverse generazioni. Stamani al Santuario di Montenero verrà celebrata una messa in memoria di un pioniere che ha dato il via ad uno fra i più fulgidi movimenti ciclistici nazionali, a Montenero perché era lì che ogni anno faceva visita assieme ai suoi corridori.

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