aldo
   Anno XI 
Sabato 18 Gennaio 2025
- GIORNALE NON VACCINATO
scrittore
scrittore2
aldo1
scrittore1
scrittore3
scrittore4
scrittore5
storia
storia2
Spazio disponibilie
storia1

Scritto da luciano luciani
StoricaMente
05 Ottobre 2024

Visite: 587

Il secondo conflitto mondiale durava ormai da più di due anni e l’Europa si presentava come un unico, sanguinoso campo di battaglia. Lo scontro non risparmiava niente e nessuno: le popolazioni civili, anzi, erano diventate i bersagli privilegiati delle operazioni belliche di un conflitto che non conosceva ostacoli, combattuto sulla terra, nel cielo, sopra e sotto il mare… Che il 14 agosto di quell’anno terribile Churchill e Roosevelt si siano incontrati nell’isola di Terranova per elaborare ed enunciare i principi della ‘Carta Atlantica’ forse lo ricordano in pochi. Tutti, però, conoscono le note, severe e struggenti insieme, che vennero irradiate da Radio Belgrado alle 21.56 del 18 agosto: Lilì Marleen, un motivo che nel giro di poche settimane avrebbe oltrepassato ogni frontiera geografica e ideologica e ogni barriera linguistica, trasformandosi nell’inno non ufficiale dei soldati di entrambe gli schieramenti che lo cantarono, sempre e dappertutto, dal fronte russo all’Atlantico, dai Balcani al Baltico, con commozione e partecipazione.



Quale il tema di questa canzone che riuscì nel difficilissimo compito di affratellare uomini in divisa ‘l’un contro l’altro armati’? L’amore: o meglio l’amore, la guerra e il senso di perdita connesso a tutte le vicende conflittuali. Le parole provenivano dalla Grande Guerra: le aveva scritte nel 1915 Hans Leip , un giovane soldato tedesco poco prima di partire per il fronte russo e facevano parte di un testo poetico intitolato
La canzone di una giovane sentinella: Lilì era il nome della fidanzata dell’autore e Marleen quello di una giovane infermiera che, prima di sparire per sempre, aveva regalato un gesto affettuoso al giovane Leip, impegnato nei suoi doveri di guardia di fronte alla caserma dov’era acquartierato.

A Goebbels non piace, alla “Volpe del deserto” sì.
La canzone di una giovane sentinella era stata pubblicata più di vent’anni più tardi, nel 1937 all’interno di una raccolta più ampia ed era piaciuta a Norbert Schultze, un musicista di successo ligio al regime nazista, autore di motivi popolari e di colonne sonore per il cinema. Nel 1938 Schultze musicò i versi di Leip e nacque Lilì Marleen, che però dovette scontare l’ostilità di Joseph Goebbels, l’onnipotente ministro hitleriano della propaganda e dell’informazione a cui non piaceva il tono dolente e la tristezza che caratterizzavano quelle parole e quella musica: ben altri, a suo parere, sarebbero dovuti essere i motivi per accompagnare la marcia inarrestabile dei soldati tedeschi. Lilì Marleen fu comunque registrata per la voce della cantante Lale Andersen, a sua volta poco convinta di quell’operazione… Tant’è che il disco, inizialmente, si rivelò il classico buco nell’acqua e vendette solo 700 copie, finendo sugli scaffali della Radio Tedesca per le Forze Armate.

Relegata a una diffusione periferica tra le truppe dell’Afrika Korps, il corpo di spedizione tedesco che dal febbraio 1941 alla primavera 1943 operava in appoggio alle truppe italiane, la canzone attrasse l’attenzione di
Erwin Rommel, il brillante ufficiale al comando delle forze dell’Asse. Questi, tra un’offensiva e una ritirata tra le sabbie dei deserti della Libia e dell’Egitto, trovò anche il tempo per segnalare le sue preferenze musicali al tenente Karl-Heinz Reintgen, responsabile delle trasmissioni di Radio Belgrado nella Iugoslavia ormai occupata dai tedeschi, che, non potendo rifiutare un favore alla già celebre ‘Volpe del deserto’, inserì Lilì Marleen nella propria programmazione come sigla di chiusura delle trasmissioni.

Fu da subito un successo straordinario. In tutta Europa, in tutto il mondo in guerra da un fronte all’altro rimbalzarono le note di
Lilì Marleen e tutti gli uomini in divisa si sentirono accomunati dalla patetica histoire du soldat che “tutte le sere/sotto quel fanal,/presso la caserma/” attendeva la sua bionda innamorata insieme alla quale dimenticare il mondo; e col mondo la guerra e i suoi orrori… Oddio, magari quest’ultimo concetto nel testo non c’era, ma derivava come diretta conseguenza da versi semplici al limite della banalità che favorirono la larghissima diffusione della canzonetta:

Tutte le sere sotto quel fanal
presso la caserma ti stavo ad aspettar.
Anche stasera aspetterò
e tutto il mondo scorderò,
con te, Lilì Marlen, con te!
Con te, Lilì Marlen


Larga quanto? Paragonabile, forse, a quella degli attuali successi della hit parade planetaria: un risultato formidabile, considerato che allora il mondo era consumato dalle fiamme del secondo conflitto mondiale e la televisione come mezzo di comunicazione di massa non esisteva ancora. L’immensa popolarità della versione tedesca impose ben presto una versione inglese. Si racconta che un editore musicale inglese, J. J. Phillips, dopo aver ascoltato le critiche di un gruppo di compatrioti in divisa, arrabbiati perché costretti a cantare la canzone del momento in tedesco, affidò al paroliere Tommie Connor la versione che, cantata da
Anne Shelton, decretò il trionfo di Lilì Marlen tra i militari alleati: un successo reiterato dall’esecuzione di Vera Lynn per la BBC e consacrato dallo spettacolo per le truppe La ragazza sotto il fanale che Marlene Dietrich, la famosa attrice cinematografica di origine tedesca, ma naturalizzata americana dal 1939, portò in tournee dal Nordafrica alla Sicilia, dall’Alaska alla Groenlandia, dall’Islanda all’Inghilterra. L’VIII Armata inglese la adottò come proprio inno nonostante l’origine ‘nazista’.

Tradotta in 48 lingue, amata dal leader comunista iugoslavo Tito, è senz’altro la più famosa canzone di guerra di tutti i tempi: forse proprio perché non parla di guerra, ma di un sogno d’amore infranto dalla spietata legge delle armi.

Insomma, una canzone celeberrima, la cui storia – come nasce e come raggiunge il successo – è raccontata da Enzo Antonio Cicchino, autore televisivo e giornalista, in un libro,
Il segreto di Lilì Marleen, 2024, ancora fresco di pubblicazione. In maniera personale, vagamente romanzata e di piacevole lettura, l’Autore taglia e rimonta le vicende che sottendono al fortunato trionfo della prima canzonetta “globalizzata” della storia. Come ebbe a dire John Steinbeck “la sola cosa buona che i nazisti abbiano donato al mondo”.

Enzo Antonio Cicchino, Il segreto di Lilì Marleen, Amazon Editore, 2024, pp. 282, Euro 15,60

Pin It
  • Galleria:
real

RICERCA NEL SITO