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Scritto da luciano luciani
StoricaMente
11 Aprile 2025

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Tra tutti coloro che si sono cimentati con le tematiche avveniristiche dei futuri possibili, per consapevolezza filosofica, passione argomentativa, forza di stile e capacità d’evocazione, spicca l’inglese Herbert George Wells (1866 – 1946), il celeberrimo autore di romanzi destinati a divenire pietre miliari nella storia della letteratura fantascientifica e, a parere di chi scrive, della letteratura tout court. La macchina del tempo, 1895, L’uomo invisibile, 1897, La guerra dei mondi, 1898, sono solo alcuni dei suoi romanzi più letti e famosi… Studente della Normal School of Science dove insegnava Th. Xuxley, scienziato non conformista e appassionato seguace delle recenti novità darwiniane, lettore in gioventù dei Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, dell’Utopia di Tommaso Moro e delle teorie di Robert Owen, ancora studente, Wells era un assiduo frequentatore dei circoli della “Fabian Society”: ovvero quel movimento politico/ culturale di orientamento democratico e socialista fondato nel 1883 da E. Pease dove si potevano ascoltare e incontrare economisti come Sidney e Beatrice Webb, il drammaturgo George Bernard Shaw, il poeta e pittore preraffaellita William Morris, tra i primi a porre il problema del rapporto tra arte e industria. Il primo grande successo di H. G. Wells è del 1895 e s’intitola La macchina del tempo, un romanzo in cui la visione dello scrittore inglese ci appare già tanto scettica sul presente quanto pessimista sul futuro, pagine nelle quali l’Autore sfida clamorosamente la maggior parte delle piacevoli, sicure, confortanti idee di progresso allora dominanti… Al di là della credibilità scientifica della macchina del tempo, Wells sviluppa nel futuro l’idea della evoluzione darwinista. La società futura - siamo nell’anno 802.701 - raccontata da Wells è formata da due classi sociali che hanno esasperato le loro caratteristiche fisiche e comportamentali. C’è una classe dirigente, gli Eloi, quasi semidei, e una subalterna, i Morlocks, abbrutiti dalle condizioni disumane di lavoro e sfruttamento in cui sono tenuti da millenni che covano feroci desideri di rivolta contro i loro padroni. L’odio di classe sembra dominare questo mondo remoto del tempo a venire. Mentre gli Eloi vegetano pigramente sopra la terra in un ambiente idilliaco, i Morlocks, tenebrosi e predatori, sopravvivono a fatica nelle viscere del sottosuolo e compaiono di notte per cibarsi degli indifesi Eloi: belli, buoni e bravi, ma solo in apparenza perché nella loro sostanza intimamente corrotti. Per il giovane scrittore inglese l’accumulo di cultura e di agiatezza materiale propri del sistema sociale vittoriano sarebbe divenuto nel tempo la causa della rovina dell’umanità. Era, infatti, accaduto che, una generazione dopo l’altra, gli Eloi, assimilabili ai capitalisti di fine secolo XIX, avessero ricacciato masse sempre maggiori di proletari sotto terra, dove questi erano costretti a condurre una vita quasi bestiale, mentre i capitalisti erano degenerati nell’ozio. Grande successo in libreria fin da subito, La macchina del tempo è una satira della società inglese vittoriana che, considerata altamente civilizzata, viene invece descritta nei suoi ultimi esiti estremi. Acclamato come il nuovo Dickens della prosa scientifica, oppure altrimenti accusato di voler popolare l’immaginario della gente di paure, nel 1897 Wells pubblica L’uomo invisibile che rappresenta le potenzialità negative della scienza, usata per fini illegali dove compare la figura dello scienziato pazzo o del furfante tecnologico che perde il controllo della sua scoperta. In quello stesso anno, il 1897, a puntate, appare anche La guerra dei mondi, che diviene libro l’anno dopo e costituisce uno dei più bei romanzi di fantascienza di sempre.

Wells introduce uno dei motivi classici del genere, ovvero l’incontro con alieni extraterrestri provenienti da Marte. La vicenda è narrata da un osservatore inglese che osserva gli invasori avanzare su Londra superando tutti gli ostacoli che l’esercito di Sua Maestà cerca, inutilmente, di frapporre alla loro avanzata. La capitale inglese è evacuata, sembra la fine di tutto…Ma gli invasori soccombono uccisi dai microbi terrestri: la grande minaccia contro l’umanità è sventata dai suoi esseri più piccoli. Nasce uno dei temi tradizionali della letteratura fantascientifica, ovvero quello dell’alieno, del diverso, il mostro orribile e spietato su cui si trasferiscono antiche paure, pregiudizi irrazionali, odi razziali…Ma, attenzione! Wells sembra dire ai suoi lettori: guardate bene cosa si prova a essere una tribù primitiva, un popolo più debole e essere invasi da una nazione occidentale che viene a civilizzarvi con mitragliatrici, cannoni e dinamite… La visione di Wells, scettica sul presente e pessimista sul futuro dell’umanità, senza timori reverenziali si confronta con il consolatorio e blandamente progressista senso comune allora diffuso.

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