Architetto, ingegnere, urbanista e poi anche studioso d’idraulica, agrimensore, uomo colto e sensibile alle novità artistiche che percorrevano l’Italia e l’Europa del suo tempo, Lorenzo Nottolini (Lucca, 1787 - Lucca, 1851) è ancora troppo poco conosciuto dai suoi conterranei e colpevolmente ignorato dai canoni della cultura nazionale. Sulla sua poliedrica attività sembra essere calato un cono d’ombra, solo qua e là illuminato da episodiche iniziative relative agli anniversari centenari delle date di nascita o di morte: una pesante damnatio memoriae che sembra a tutt’oggi averlo relegato al ruolo di solerte, laborioso, competente servitore del piccolo Stato lucchese. Esperienza periferica, quindi, la sua, giudicata sia dai contemporanei - tra cui non mancarono anche polemici detrattori -, sia dagli epigoni, come priva di ogni originalità e grandezza. Ma è veramente così? Possiamo accontentarci di un giudizio tanto sbrigativo quanto sommario e liquidatorio?
Noi pensiamo di no e siamo dell’avviso che nei confronti suoi e del ricordo di lui si stia consumando una grave ingiustizia, perché Lorenzo Nottolini è stato un grande intellettuale e talentuoso artefice della prima metà dell’Ottocento toscano e italiano. Sì, perché questo lucchese di campagna si connotò come figura di dimensioni tutt’altro che anguste: infatti, fa parte, a buon diritto, di una ristretta élite di architetti e ingegneri colti, preparati e ricchi anche di contatti con l’ambiente culturale europeo che, al servizio dei principi restaurati della Toscana, con le loro idee e realizzazioni favorirono il governo della nuova realtà economica e sociale della regione emersa dalla complessa e tormentata vicenda napoleonica. A loro dobbiamo una larga messe di opere di carattere pubblico e civile: edifici scolastici, istituzioni per i poveri, ospedali, ponti, strade, canali, bonifiche, tribunali, carceri, mercati, dogane, ferrovie… Tutti lavori contrassegnati da un comune linguaggio fatto di efficacia strutturale, di semplicità compositiva, di voluta modestia decorativa in funzione di un accentuato razionalismo edificatorio. Un chiaro messaggio ai popoli della Toscana della presenza dello Stato, benefica e capace di controllare ogni angolo del territorio amministrato. Stiamo parlando di figure dalla forte caratura tecnica e artistica come l’ingegnere fiorentino al servizio dei Lorena Alessandro Manetti (Firenze, 1787 – Firenze, 1865), autore di strade, porti e bonifiche; del “Primo architetto” del Granducato Pasquale Poccianti (Bibbiena, 1774 – Firenze, 1858), autore dell’Acquedotto di Livorno; dell’altro grande architetto lucchese del periodo, Giuseppe Pardini (Lucca, 1799 – Lucca, 1884), che realizzò l’ospedale Demidoff a Bagni di Lucca e una ricca serie d’interventi che interessarono la Città delle Mura e la Toscana.
Spicca tra loro, per la sua “misurata semplicità toscana”, l’esperienza di Lorenzo Nottolini, architetto, urbanista, ingegnere idraulico, capace di coniugare armoniosamente elementi tecnici e d’arte, esigenze civili ed estetiche, al passo con le più avanzate conoscenze e sensibilità del periodo. Figura di rilievo, almeno nazionale se non di più, dunque, il Nostro, e straordinaria la messe delle sue opere da Lucca a Viareggio, da Bagni di Lucca alla Media Valle del Serchio che più e meglio andrebbero conosciute e meditate. E questo mentre sempre più intensa, anche ai nostri giorni, con qualche punta di sgradevole acutezza, si fa la discussione intorno al futuro del territorio urbano di Lucca e dei suoi luoghi contigui. Già, qual è la Lucca che vorremmo? Certo, aperta al nuovo, alla contemporaneità e alle sue manifestazioni… Da salvaguardare, però, da ogni interessata pretesa mercantile per la sua stessa natura di città bella, ma fragile. E se, senza nessun vagheggiamento nostalgico di un buon tempo antico che poi tale non è mai stato, provassimo a tornare alla lezione profonda dell’ingegnere idraulico di Segromigno? Per esempio, alla sua sobrietà realizzatrice e alla sua “arte serena”, figlie di un ordinato pensiero classicamente razionale; a opere civili finalizzate a migliorare la qualità della vita e in grado di tutelare e utilizzare correttamente l’ambiente o quel che oggi ne rimane: il fiume, i canali, gli argini, le golene, le zone umide, i lacerti, in talune aree ancora ragguardevoli, di boschi e macchie… Se, nel suo stesso spirito, ci adoperassimo per muovere verso un’architettura e un assetto urbano che pongano al loro centro la pubblica utilità? Cambiando, naturalmente, ciò che deve essere cambiato… Questioni complesse e di largo respiro… E tocca a una auspicabile buona politica e a un’amministrazione pensosa del bene collettivo affrontarle e risolverle con risposte adeguate ai bisogni dell’oggi e anche di domani. Perché, Lorenzo Nottolini insegna, e la sua opera lo dimostra, è necessario soprattutto antivedere e prefigurare. E, come il Nottolini, trovare il difficile equilibrio per il quale “essere municipale senza essere provinciale”.
Lorenzo Nottolini, l’ingegnere di Segromigno, “municipale, senza essere provinciale”
Scritto da luciano luciani
StoricaMente
18 Gennaio 2025
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