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Scritto da luciano luciani
StoricaMente
30 Gennaio 2025

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Chi l’avrebbe mai detto che avrei finito per trovarmi d’accordo col ministro dell’Istruzione e del Merito (?) dell’attuale governo di destra-destra, senatore leghista Giuseppe Valditara? Se nelle linee-guida indicate per una revisione dei programmi scolastici prossimi venturi mi lascia perplesso la riapparizione del latino, peraltro mai scomparso dalle nostre scuola, e avrei qualcosa da dire circa l’attenzione da riservare alla Bibbia, mi convince di più il ritorno allo studio della storia risorgimentale da tempo trascurata, se non mortificata nell’attuale quotidiana prassi didattica.

Certo, non dimentico come i colleghi di partito dell’attuale inquilino del dicastero di viale Trastevere si siano adoperati, per anni. in area veneta e non solo, per cancellare le lapidi, le targhe e i simboli del Risorgimento. Non smemoro neppure taluni usi impropri a cui i leghisti come Valditara avrebbero inteso adibire il tricolore… Reputo, inoltre, di avere qualche modesto titolo a intervenire in proposito sulla base della concreta esperienza di collaboratore volontario del Museo del Risorgimento lucchese, quello i cui ambienti sono compresi in Palazzo Ducale tra il cortile degli Svizzeri e il cortile Carrara: ebbene, in più di un’occasione mi sono trovato di fronte a manifestazioni di crassa ignoranza da parte dei visitatori, soprattutto studenti delle scuole medie inferiori e superiori, riguardo alle vicende e ai protagonisti del nostro processo nazionale unitario. Una mancanza culturale grave, a mio parere, talora giustificata dai loro insegnanti, certo non tutti, ma neppure pochi, secondo i quali il Risorgimento sarebbe stato poco trattato perché “un episodio minore e trascurabile della grande storia europea dell’Ottocento”, affermazione che non sai se più sciocca o presuntuosa. E allora cosa ce li avete portati a fare in visita al Mur i vostri studenti? Un atteggiamento arrogante che si sposa bene con la battente, sistematica campagna dei legittimisti neoborbonici secondo la quale Giuseppe Mazzini sarebbe equiparabile a un terrorista, Garibaldi era solo un volgare ladro di cavalli e l’unità d’Italia derubricabile a una guerra di conquista del nord contro il sud, in cui i ricchi e colti borghesi settentrionali avrebbero praticato lo sterminio delle popolazioni meridionali, una vicenda assimilabile all’annichilimento degli indigeni pellerossa del nord-America a opera delle giubbe blu statunitensi. Ci sarebbe, invece, intatto e tutto da scoprire - o riscoprire - un intero patrimonio di fatti eroici e meno eroici, di personaggi, di esilii, di fughe, di amori, di tradimenti cui attingere a piene mani per riequilibrare questa condizione d’ignoranza. E recuperare, come già argomentava più di mezzo secolo fa un intellettuale colto e raffinato come Luciano Bianciardi (che ne sapeva sia di fatti risorgimentali, sia di Far West), la parte migliore, la più generosa e vivace del nostro passato prossimo. In fondo, l’unica rivoluzione, sia pure “passiva” che siamo riusciti a realizzare in questo Paese. Insomma, c’è una grande storia ancora da raccontare, da scrivere da portare sullo schermo grande - a proposito, non perdete l’occasione di recarvi al cinema a veder L’abbaglio col magnifico Toni Servillo e i bravi Ficarra& Picone - e su quello piccolo.

Lasciamo parlare la storia e ci accorgeremo che l’amor di patria e il tricolore, che ne è sintesi, nascono giacobini e repubblicani e proseguono repubblicani e democratici a Venezia e a Roma con Manin, Garibaldi, Mazzini, Mameli, Pisacane… Senza dimenticare, poi, il patriottismo radicale e democratico dell’irredentismo dopo l’unità e quello democratico e popolare che, nelle sue diverse componenti e coniugazioni, ispirò l’intera lotta di liberazione dal nazifascismo…

Più Risorgimento, allora, nelle nostre scuole e insegnato bene….

Daje, Valditara, facce vede’ chi sei!

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