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Scritto da irene decorte
Summer Festival
30 Giugno 2023

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Il Summer Festival comincia con il botto, letteralmente. "Il concerto comprende effetti pirotecnici e rumore di spari, non spaventatevi e godetevi lo spettacolo" recita un avviso appena prima dell'inizio del concerto dei Kiss, e il pubblico va in visibilio. "E se non lo fanno i Kiss, chi lo fa?" commenta qualcuno. D'altronde, quando ad aprirlo è un gruppo storico come questo, è facile capire che l'intero festival sarà di tutto rispetto; e i titoli degli altri concerti che sfilano sugli schermi non fanno che confermare quest'impressione.

Persino prima di entrare in piazza Napoleone non è affatto difficile, nemmeno per chi si trovi a passar di lì per caso, capire chi suonerà questa sera: dai più discreti che hanno semplicemente una maglietta del gruppo, ai più originali con qualche stella disegnata attorno all'occhio, a quelli che non hanno tralasciato assolutamente nulla e sfoggiano con pieno orgoglio stivali altissimi, tutine aderenti, lunghe parrucche e volti completamente dipinti. Ma non bisogna lasciarsi intimidire dalla loro eccentricità: tutti i partecipanti al concerto, anche i più sgargianti, sono cordiali e rispettosi, semplicemente felici d'esser lì. E a sentirli parlare, si nota una gran quantità di accenti, di lingue persino: persone da tutte Italia e oltre accorse solo per essere qui stasera.

Ad aprire le danze sono gli Skid Row: con quasi quarant'anni d'esperienza alle spalle, nessuno meglio di loro può farsi carico dell'onere e dell'onore di aprire per i Kiss; e loro stessi sono consapevoli di questo pesante compito. "Siamo qui per assicurarci che siate belli caldi per lo spettacolo dei Kiss. Quanto siete entusiasti di vedere i Kiss?" grida il cantante Erik Grönvall, e il boato del pubblico non lascia alcun dubbio sulla risposta. Loro stessi non hanno alcun problema a coinvolgere la gente e farla andare in visibilio; tutti quanti cantano 18 and life, il loro più grande successo, e quando la fine si avvicina cominciano a scandire il nome del gruppo, come in un disperato tentativo di trattenerli. "Vorrei che avessimo più tempo, ma state per assistere a qualcosa di pazzesco" li rassicura Grönvall, prima di affermare: "Vedo persone di tutte le età. Non smettiamo di suonare perché invecchiamo, invecchiamo perché smettiamo di suonare: quindi continuiamo a suonare. So che sarete sempre i rocker, i tosti, la gioventù". E così, con Youth gone wild, si conclude il loro breve, ma assolutamente intenso spettacolo.

Addetti ai lavori si affrettano a preparare il palco, e un immenso telo su cui campeggia la scritta Kiss cala a celarlo. Sono passati alcuni minuti dalle 21.30 quando il palco s'illumina prima di bianco, e poi rosso come il sangue; sugli schermi compaiono immagini dei Kiss in persona che si dirigono verso il palco, finché finalmente l'attesa è finita: il telo cade e loro, Gene Simmons, Paul Stanley, Tommy Thayer ed Eric Singer calano dall'alto su apposite piattaforme. Con indosso le loro armature di battaglia e l'iconico trucco, un'energia da ragazzini e accompagnati da una quantità inimmaginabile di fuoco si apre con Detroit rock city un concerto di una spettacolare teatralità, condito d'effetti speciali ed un entusiasmo ancora più caldo del fuoco che pure non manca, persino spirato dalla bocca di Gene Simmons.

"Buonasera Lucca, come stai my friend?- saluta il pubblico, destreggiandosi con la nostra lingua, Paul Stanley, prima di tornare all'inglese- È la prima volta che veniamo a Lucca, ma nessuno ha più passione, più cuore di tutti voi. Siamo stati a Verona, siamo stati a Roma, a Genova... a Pisa". Il chitarrista dimostra di essersi ben informato, e sortisce evidentemente l'effetto desiderato quando il pubblico si lamenta rumorosamente a quest'ultimo nome. La sfida, insomma, è quella di dimostrare che i fan lucchesi non hanno niente di invidiare a tutti gli altri, anzi; e non è difficile dire che la sfida sia stata vinta.

"Questa sera sarà fantastica. Abbiamo roba vecchia, roba più vecchia, roba vecchissima, classici" prosegue Stanley; ma d'altronde, anche il tasto dolente deve essere toccato: i Kiss si trovano qui a Lucca grazie all'End of the road world tour, con il quale la band, dopo una straordinaria carriera di cinquant'anni, dirà addio alle scene. "Potrebbe essere l'unica volta che vi vediamo, ma vi prometto che voi ci vedrete ancora- rassicura solennemente il pubblico- Quando chiuderete gli occhi, saremo sempre con voi. I Kiss vivranno per sempre, dentro ciascuno di voi".

Loro stessi non fanno che divertirsi nel corso del concerto, qualcosa di non scontato e che contagia inevitabilmente il pubblico. Tutti quanti hanno il loro momento di brillare pienamente: Thayer ha il suo assolo di chitarra, Simmons ha il suo assolo di basso durante il quale sputa sangue e vola sulla medesima piattaforma su cui era atterrato, e Singer si sfoga in un assolo di batteria durante il quale tiene l'intera folla nel palmo della sua mano. Proprio questo contraddistingue i Kiss: la loro abilità unica di coinvolgere i fan, renderli parte dello spettacolo e far sentire tutta la gratitudine che hanno nei loro confronti. "Lucca, per tutta la serata voi state guardando noi, e noi stiamo guardando voi. Non avete idea di quale aspetto abbiate. Guardatevi, siete bellissimi" grida Stanley, e sugli schermi compaiono i volti del pubblico.

Pubblico che stupisce per la sua grandissima varietà in età: dagli anziani ai bambini più piccoli, armati d'incontenibile entusiasmo e volti truccati con minuzia. Alla fine di War machine, una bambina si volta verso la madre e, con due occhi grandi come la luna, dice: "È bellissimo, grazie mamma". E i Kiss hanno un particolare riguardo nei confronti dei loro piccoli fan: ne fanno salire ben due sul palco, una dolce bambina il cui nome, Luce, viene scandito dal pubblico, e un piccolo Gene Simmons, che viene rispedito dai genitori con in mano una bacchetta da nientemeno che Eric Singer.

Arriva il momento di Black Diamond: viene trasportata sulle note lamentose della chitarra argentea di Thayer; si interrompe per afferrare qualcosa che gli stanno porgendo dal pubblico, una bandiera italiana con su scritto il nome della band, e ricomincia con questa melodia malinconica prima che esploda. Quello che segue è grandioso: la piattaforma della batteria si innalza a svelare l'immagine di una tigre, e con fuochi d'artificio e l'ennesimo scoppiettio tutto cessa. Ma il pubblico non accenna minimamente ad andarsene: sa benissimo che il gran finale deve ancora venire.

Così è: per primo torna Singer, che regala a tutti un momento d'inaspettata delicatezza con una rendizione al pianoforte della ballata Beth. Ma ci vuole ben poco prima che il gruppo ritorni al proprio stile consueto: la successiva canzone infatti è la canzone delle canzoni dei Kiss, I was made for lovin' you, indimenticabile brano del 1979 che dopo oltre quarant'anni ha ancora il potere di far erompere tutti i presenti in un canto vigoroso prima ancora che il gruppo cominci a suonarla. L'ultima canzone, Rock and roll all night, viene accompagnata da esplosioni di coriandoli, fumo e una chitarra distrutta in mezzo alle grida estasiate della gente. Di fronte a un tale spettacolo, è inevitabile ripensare alle parole di Paul Stanley: i Kiss vivranno per sempre.

Foto di Cinzia Guidetti

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