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Scritto da aldo grandi
A.S Lucchese
27 Luglio 2022

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Se non fosse stato per Stefano Bruzzesi chissà se e quando ci saremmo incontrati di nuovo. Il dirigente del Pd toscano lo avevamo visto a S. Maria del Giudice, sul prato del vecchio campo sportivo dove Francesco Raspini e il Pd avevano organizzato la cena elettorale di presentazione. Era arrivato insieme al presidente della Regione Eugenio Giani, capeza blanca, quest'ultimo tutto fuorché uno che possa trasmettere entusiasmo e, pensando che ha 63 anni appena due più di noi, rischia di farci piombare ogni volta in uno stato di depressione avanzata.

Ci eravamo abbracciati e ricordando i bei tempi andati a seconda dei punti di vista, quando la Lucchese stava per giocare contro la Fiorentina ad agosto e noi, scrivendo che sarebbe arrivato Matteo Renzi, facemmo, ci dissero, saltare l'arrivo dell'allora (sic!) presidente del Consiglio, abbiamo parlato di Andrea Bacci. "Se lo senti o lo vedi - gli dicemmo - salutalo, è un amico e una persona cui abbiamo sempre voluto bene".

Pensavamo fosse finita lì, Bruzzesi ci disse che era impegnato a Pistoia dove stavano facendo il possibile per cercare di evitare il disastro della riconferma del centrodestra e che, quindi, a Lucca, a differenza di cinque anni prima, non sarebbe venuto. Tutti sanno come è andata a finire sia a Pistoia sia a Lucca. 

Qualche giorno fa, ci è arrivata una telefonata sul nostro cellulare che, essendo nuovo di pacca e non avendo avuto i numeri e le immagini trasferite causa mancanza di tempo, non aveva più la rubrica e ogni numero era, sostanzialmente, sconosciuto. All'altro capo, si fa per dire, del filo, una voce dall'accento fiorentino inconfondibile, la sua. Era Andrea Bacci che ci salutava con il suo consueto trascinante benvenuto invitandoci ad andarlo a trovare a cena al suo ristorante, La Bottega del mare, in darsena a Castiglion della Pescaia. 

Chi ha conosciuto, come noi, l'ex presidente rossonero dal 2014 al 2017, sa che è sempre stato un vulcano, uno che a mettergli il freno è impossibile e che dice sempre anche troppo quello che gli passa per la testa, senza peli sulla lingua e, sovente, anche senza lingua. Distributore in esclusiva mondiale degli articoli in pelletteria della Mont Blanc, impegnato un po' di qui e un po' di là, un casa a Firenze, una al Forte, una a Punta Ala venduta da poco per acquistare quello che, a tutti gli effetti, è un vero e paradiso sulla terra in questa perla sul mare che è molto, ma molto meglio e non ce ne vogliano la ex perla del Tirreno e il suo sindaco Giorgino, di Viareggio.

La sua residenza a Castiglion della Pescaia è, probabilmente, la più bella, per posizione, di tutta la città con doppia vista sia sul castello fatto erigere secoli fa dai pisani - da una delle sue camere da letto sembra di poterla toccare, semplicemente, allungando la mano - sia sul mare con l'isola del Giglio da un lato e la Corsica dall'altro oltre che sull'Argentario e l'isola d'Elba. Ma oltre a questa splendida villa, su tre piani e con un giardino da favola, Bacci ha rilevato, due anni fa, insieme ad un socio che è anche ristoratore, La Bottega sul mare, ristorante con vista mozzafiato e spiaggia sotto il naso, full-up praticamente tutte le sere, arredato meravigliosamente e situato dove, dal 1961, c'è una ampia sala dello yachting club poi entrato in disuso.

Certo, gaudente lo è sempre stato e anche, lo ricordano e lo confermano un po' tutti gli ex soci e dirigenti lucchesi, generoso. Ma che si sarebbe tuffato nella gastronomia di alta qualità chi lo avrebbe mai detto?

Scegliamo di raggiungerlo a Castiglion della Pescaia trovandoci in vacanza alla Cascina del Colle agriturismo a noi affettivamente e storicamente caro sul golfo di Baratti. E decidiamo e glielo diciamo, di farlo il 26 luglio quando cade, ormai da 61 anni, il nostro compleanno. Bacci è entusiasta e senza tanti fronzoli ci chiama anche la mattina del 26 sia per farci gli auguri sia per una conferma che, puntuale arriva.

L'ultima volta che lo avevamo visto era stato nel 2017 o 2018 in Corsica, quando da Punta Ala era partito con la sua barca per venirci appositamente a trovare. Una grande persona capace di slanci incredibili che, si dice, ha il difetto di voler avere sempre ragione, ma questo capita a chi è abituato a prendersi delle responsabilità e a osare. Il problema o, meglio ancora, la soluzione, sarebbe quella di trovare persone che siano in grado di essere alla sua stessa altezza e capaci di spiegargli che si può anche non essere d'accordo.

E' il pomeriggio del 26 luglio 2022. Dopo circa 50 minuti di auto arriviamo sul lungomare di Castiglion ella Pescaia. Superba. Bacci ci precede e ci invita a casa sua a prendere un aperitivo. Impossibile rifiutare anzi, possibilissimo accettare con estremo piacere. In giro si schianta dal caldo e lui, sicuramente, deve abitare in un luogo da favola. L'indirizzo parla di via Monte Grappa e ci riporta alla mente pagine di storia contemporanea che ai nostri tempi ancora insegnavano e che si riferivano ai luoghi tragici della prima guerra mondiale. 

Iniziamo a salire i tornanti fino a quando non ci imbattiamo in un cancello automatico aperto nel quale ci infiliamo vedendo il padrone di casa farci segno. L'abbraccio, sincero, è di rito, ma tutt'altro che formale. Il tempo scorre, ma i sentimenti no. Quelli restano immutati.

Questa casa non è un appartamento e nemmeno una abitazione più o meno di lusso. Questa è una sorgente di vita quotidiana, con le stanze che si aprono al cielo e sul mare con ampie vetrate che lasciano passare la luce che rende ancora più abitabile un salotto circondato da pareti bianche e da arredi essenziali, ma di grande gusto, nei colori ecru, rosso tenue e con un tavolo orizzontale in legno e sedie di bambù con schienale in pelle e cuscini alti e comodi. Sul terrazzo la vista è incantevole, Bacci ci racconta che ha impiegato per quattro mesi alcune decine di operai per smontare e rimontare la casa all'interno e farla come voleva lui. Niente architetti, ma se questo è il risultato, non ce n'era certamente bisogno.

Bacci è lo stesso di sempre, solamente un po' più malinconico. Non ha più una barca, troppo impegnativa, e si è gettato su un gommone di 14 metri ormeggiato a Punta Ala e con il quale effettua uscite all'Elba pressoché settimanali. Dal venerdì alla domenica è a Castiglion della Pescaia, il resto dei giorni a Scandicci dove ha la sede dell'azienda e dove lavora anche la figlia. Il figlio, invece, 27enne, da cinque gestisce alcuni locali di grande richiamo a Firenze tra cui il Coronas Cafè in via dei Calzaiuoli. 

Il discorso scivola, inevitabilmente, sulla Lucchese. Bacci si informa e chiede informazioni, ricorda Bruno Russo, Marco Gonzadi e Gianluca Campani. Non ha parole tenere per Giovanni Galli che pure volle proprio lui come direttore generale dei rossoneri. Ha, invece, parole di apprezzamento e stima per Nicola Giannecchini, con il quale si sente ancora oggi e a cui riconosce una trasparenza e una onestà intellettuale reali. "Avremmo potuto andare in serie B - dice - Purtroppo è andata come è andata e anche io qualcosa ho sbagliato. Avremmo dovuto avere anche un altro sindaco, Tambellini non ci aiutò particolarmente nella vicenda del nuovo ipotetico stadio. Lucca non mi ha mai riconosciuto quello che ho fatto e forse aveva ragione Maestrelli quando mi disse, dopo averlo nominato presidente onorario, che i lucchesi gli avevano sputato sulla macchina senza guardare a tutto quello che aveva fatto per far rimanere la Lucchese in serie B per nove anni. Lucca resta sempre una bella città alla quale sono legato, ma dalla quale non ho ricevuto per quanto ho dato".

Bacci è un imprenditore geniale. Lo è sempre stato. Un decisionista che a fatica riesce ad andare d'accordo con i burocrati e con la burocrazia che li rappresenta nell'Italia del parassitismo generalizzato. "Con il Covid - racconta - ho pensato che ci avrebbero chiusi in casa come, poi, hanno fatto. Allora sono andato dal prefetto e ho chiesto se poteva esserci un soluzione. No mi hanno detto, possono circolare solo quelli che producono mascherine o altri articoli legati alla pandemia e all'emergenza sanitaria. Allora ho chiamato mio figlio e gli ho detto che dovevamo fare qualcosa altrimenti avremmo messo in mezzo a una strada senza lavoro tutti i nostri 127 dipendenti che, al contrario, sono sempre rimasti a lavorare e mai nemmeno un solo giorno di cassa integrazione".

"Come ho fatto? - continua Bacci - Semplice, da un giorno all'altro, esattamente in 24 ore o poco più, ho convertito la produzione della mia azienda dedicandola alle mascherine e ai camici usa e getta per gli ospedali. Ho vinto un appalto e ho iniziato a produrre. Abbiamo lavorato sempre, anche la domenica e anche di notte dopo aver vinto un appalto della Regione. Certo, guadagni pochi, ma, almeno, ho tenuto tutti i dipendenti occupati e con lo stipendio regolare altrimenti chissà quando avrebbero incassato la cassa integrazione che è arrivata solo mesi dopo".

Basta calcio, niente sport per Andrea Bacci che non ha rimpianti, ma che avrebbe voluto portare i colori rossoneri, dopo la gioia immensa di Correggio, a ben più alti traguardi.

Sul tavolo esterno sopra la terrazza calici di vino bianco, patatine e noccioline. Quassù si sta da dio. Il soffitto del terrazzo sovrastante penavamo appartenesse ad altro proprietario, invece Bacci ci conduce ai piani alti dove scopriamo panorami da togliere il fiato e anche il sonno a chi, vedendoli per la prima volta, non pensava potessero esistere. La terrazza sul tetto che non scotta è fantastica. Il mare è una cornice senza prezzo che accoglie lo sguardo fin dove può giungere l'orizzonte.

Andrea Bacci è sempre stato un toscanaccio con un carattere indomito e non facile da gestire, soprattutto, se a doverci provare sono uomini o donne che non sanno o sapevano stargli di fronte a testa sufficientemente alta. Ad essere onesti ci pare che sia diventato più tollerante, che reagisca verbalmente con qualche secondo in più rispetto al passato. Segnali positivi? Sicuramente per coloro ai quali, forse, metteva soggezione. A noi mai, ci è sempre stato simpatico, guascone, brusco, ma franco, senza fronzoli e così diverso dai prudenti lucchesi con i quali era più o meno costretto a convivere. Aveva sempre ragione? Ovvio che no. Ma era difficile farglielo capire se, in particolare, non si voleva contrastarlo preferendo la quiete dei mediocri.

Il sole è sempre alto, ma è tempo di scendere al porto. La Bottega del mare ci attende... 

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