Lucca, la città del fumetto per eccellenza, come potrebbe non avere una propria casa editrice di fumetti? Eppure, solo quest’anno ne è stata colmata la mancanza con la fondazione di Rider Comics, la prima casa editrice di fumetti lucchese, ad opera di Antonio De Rosa. “Io sono un appassionato di fumetti come penso tutti qua, e ormai da cinque o sei anni ho deciso di lavorare in questo campo - ha esordito l’editore- Durante la pandemia ero disoccupato, e mi sono trovato a fare il rider, ma non ero soddisfatto; così, ho deciso di partecipare ad un’iniziativa della regione Toscana grazie a cui ho costruito questo progetto che, per portarmi dietro l’esperienza di questo periodo, ho chiamato Rider Comics”.
L’idea alla base del progetto era di sfruttare il linguaggio del fumetto, estremamente versatile, per rivolgersi a più persone possibili: è così che questa giovanissima casa editrice si è trovata ad avere attualmente all’attivo tre titoli completamente diversi e destinati ciascuno ad un pubblico particolare. Si parte dunque con Nico e Cice, opera dello stesso De Rosa assieme a Riccardo Pieruccini destinata ad un pubblico specificamente di ragazzi. “Nico e Cice segue, con uno stile narrativo e grafico molto vivace, due ragazzi che vengono guidati dai diari di viaggio del nonno alla scoperta delle leggende lucchesi- ha spiegato De Rosa- Oltre a questa storia, ci sono anche delle schede tecniche che spieghino bene la storia e le leggende di cui stiamo parlando. L’idea è che si tratti della prima opera di una serie che vada a esplorare anche il folklore di altre città”.
Una direzione del tutto diversa quella presa da 1903, opera già pubblicata a puntate sulla rivista Amianto e successivamente uscita per una casa editrice canadese, un western “duro e puro”. “Quest’opera è nata dalla mia passione per il western: sin da piccolo leggevo Tex, ma lo trovo un western un po’ velato che nasconde l’aspetto più crudo del vecchio West che io, insieme alle chine di Francesco, ho cercato di esprimere”, ha spiegato lo sceneggiatore Filippo Galeotti, che insieme al disegnatore Francesco Mazzoli ha espresso la soddisfazione di vedere l’opera per la prima volta pubblicata integralmente in Italia.
Infine, ancora diversa è Chromo, opera intimistica e sperimentale che tocca l’argomento delicatissimo dell’elaborazione del lutto. Si tratta dell’opera presentata come tesi di laurea in accademia a Bologna da Vyles, alla sua prima opera da autore completo, che ne ha spiegato il senso profondo e l’elaborazione di una tecnica così particolare: “Si tratta di un’opera autobiografica in cui racconto il lutto attraverso un alias che utilizzo spesso, quello di un alieno, e rappresento la riscoperta delle emozioni con la metafora di una pianta di cui ci si deve prendere cura. Dal punto di vista estetico essendo una storia che mi prendeva molto emotivamente ho voluto abolire l’inchiostro perché pensavo desse un effetto troppo freddo, ma le matite non bastavano, quindi ho preso tutto quello che mi circondava in casa per dargli un aspetto più caldo e anche più materico, più tattile”.
A Chromo ha lavorato come editor Niccolò Testi; e proprio il fatto che una casa editrice così giovane si sia dotata di un editor, la figura incaricata di seguire il prodotto dall’inizio alla fine, è importante dal punto di vista dell’impianto che De Rosa ha voluto dare sin dall’inizio a questo progetto. “Di solito, la presenza di un editor è segno di una casa editrice matura; nel caso di una così giovane, indica che ha deciso di darsi un’impostazione professionale importante, che non è scontato”, ha spiegato la moderatrice della presentazione di oggi Katja Centomo.
Una casa editrice così giovane eppure così bene organizzata non può che avere dei progetti ambiziosi in serbo: bolle già in pentola, oltre ad un’opera sulla Resistenza nella lucchesia, una biografia dell’autore Giorgio Manganelli, opportunità venuta da un bando della regione Toscana, che vedrà questa volta Testi sceneggiatore passare il testimone da editor a Elena Artibani. “Si tratta di uno scrittore che ad oggi è meno noto di quanto si meriterebbe: anche da parte della figlia abbiamo trovato tanta volontà di rendere il pubblico più familiare con la figura del padre- ha spiegato quest’ultima- Lei ha scritto una biografia in cui lo descrive con una persona perfettamente fumettizzabile, dotata di tutte le profondità e le particolarità che il protagonista di un fumetto deve possedere”.
“Io di solito faccio il biografo delle cause perse, questo lavoro l’ho accettato perché Manganelli mi piace come autore, è un po’ strano- ha proseguito Testi- Parlando con la figlia è emerso che il papà, oltre a tutte le sue idiosincrasie, era una persona diversa a seconda dell’interlocutore: ci ha molto affascinato questa sorta di multiverso di Manganelli. L’ultima cosa che la figlia ci ha detto è stata questa: se siete in difficoltà chiedete a mio papà, io a volte lo faccio e mi risponde. Ci proveremo, così come proveremo a dare un’immagine il più possibile autentica di questo personaggio”.