I dati, i numeri se utilizzati senza secondi fini, non mentono mai. Vi voglio ricordare che su queste pagine il 19 marzo, più di un mese fa e molto prima della magistratura, è stato pubblicato un articolo: https://www.lagazzettadilucca.it/cronaca/2020/03/coronavirus-in-lombardia-si-muore-50-volte-di-piu-che-in-germania/ che evidenziava una anomalia numerica non giustificabile con le chiacchiere, ora dopo un mese si sono capite le ragioni: non era un dato normale e non era dovuto solo al Covid-19. Allora fu detto, anche da stampa titolata, che l’analisi non era corretta. E purtroppo devo constatare come si continui a perseverare nell’utilizzo strumentale dei dati a dispetto dei fatti e, forse, della volontà degli elettori, per continuare a gestire il potere. In questi giorni è stata fatta la spartizione partitica di tutte le nomine dei vertici delle più importanti società pubbliche.
Dopo che si è distrutto un paese con un immotivato lockdown unico al mondo per estensione, durata e intensità, stanno ora emergendo i problemi ed oggi per la prima volta ho sentito utilizzare la frase “strage economica” (SkyTG24). Ricorda qualcosa ai lettori di questo giornale?
Così come per imporre il lockdown si è adottata una strategia del terrore irrazionale, ora per giustificare i danni prodotti - la strage economica - si fa ricorso alla disinformazione. L’argomento principale per continuare a intimorire le persone ed evitare che si lamentino troppo della situazione attuale è: “In Italia ci sono 6 milioni di contagiati, il 10 per cento della popolazione”. Dato fornito sulla base di studi condotti da centri di ricerca, spesso esteri, non meglio identificati. Chi glielo avrà chiesto?
A parte che ‘sto Coronavirus è proprio un virus matematico perché non ha beccato il 7,3 per cento o l’11,4 per cento della popolazione, ma proprio il 10 per cento così viene un numero bello tondo, sei milioni, pronto per il lancio di una news governativa.
Ma è una stupidaggine perché sono indubbiamente bravi nella comunicazione, ma non con i numeri. Dovete avere la pazienza di guardare due grafici forse un pochino complessi, non troppo, ma se siete interessati credo ne valga la pena per capire la situazione.
Il primo grafico riguarda i dati delle regioni più colpite, Lombardia-ERomagna-Piemonte (LERP), il secondo riguarda i dati di tutte le restanti Regioni (RdI). Sarebbe stato più corretto e chiaro farlo per ogni regione e Provincia Autonoma, ma 21 grafici in un articolo non li avrei retti neanche io quindi ho semplificato, ma il senso del ragionamento rimane inalterato.
I due grafici riportano, per gli ultimi 30 giorni (dal 20 marzo al 18 aprile), tre dati:
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Una barra verticale (in rosso) più corta che rappresenta il numero dei nuovi positivi al giorno;
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Una barra verticale (in verde) più lunga che rappresenta il numero dei tamponi effettuati al giorno;
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Una linea spezzata (in blu) che è la percentuale, in un dato giorno, di nuovi positivi riscontrati in relazione ai tamponi effettuati
poi c’è una linea punteggiata (sempre in blu) che dà la tendenza della percentuale di nuovi positivi. Questa linea punteggiata rappresenta in modo più intuitivo la risposta alla domanda: “Come si sta evolvendo la situazione?”
Troppo complicato? Forse per qualcuno si, per altri no, per altri ancora troppo banale. Come media ci sta quindi andiamo avanti.
Qualche considerazione sui grafici per punti:
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Il numero dei tamponi giornalieri, barrette verdi, in tutta Italia (Grafico 1 e 2) è aumentato costantemente, con qualche flessione motivata come a Pasqua e Lunedì dell'Angelo (Pasquetta)
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Il numero dei nuovi positivi giornalieri, barrette rosse, è diminuito costantemente in tutta Italia (Grafico 1 e 2) seppure con variazioni diverse.
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Nel primo grafico le percentuali nei primi giorni raggiungevano dei valori pazzeschi oscillando intorno al 40 per cento.
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Nel secondo grafico le percentuali sempre nei primi giorni avevano dei valori elevatissimi oscillando intorno al 15 per cento.
Bene, se si fossero usate queste percentuali, ritenendole significative per tutta la popolazione, si sarebbe potuta fare una bella news che dichiarava, fatti due calcoli, che in Italia, un mese fa, c’erano 14 milioni di contagiati.
Ma, a mano a mano che proseguivano i giorni, aumentavano i tamponi e diminuivano i nuovi positivi, di conseguenza le percentuali crollavano.
Anche volendo utilizzare le percentuali del 16, 17, 18 aprile - circa 10 per cento in LERP e circa 3,5 per cento nel RdI - dovremmo concludere, fatti i soliti calcoli, che in Italia ci sono 3,5 milioni di contagiati, che non sono pochi, meno di sei milioni, ma sempre un bel numero.
E sarebbe un’altra cretinata.
Pasqua e Pasquetta (12 e 13 aprile) ci aiutano a capire meglio le cose.
Nei grafici i tamponi prelevati a Pasqua e Pasquetta (12 e 13 aprile) sono stati analizzati/comunicati il giorno dopo (13 e 14 aprile) e sono in numero decisamente inferiore rispetto ai giorni precedenti perché gli operatori sanitari, in tutta Italia, in quei due giorni avranno fatto molti meno tamponi limitandosi a quelli più urgenti. Mi pare ragionevole, ed è accaduto in ogni singola regione italiana dal Nord al Sud.
Osservate in particolare il giorno 14 aprile, crollo dei tamponi, percentuali di nuovi positivi raddoppiate, si passa di colpo dal 10 per cento al 20 per cento in LERP, e dal 4 per cento al 6 per cento nel RdI. Ma il giorno successivo 15 aprile aumentano significativamente i tamponi e ridiscendono le percentuali di nuovi positivi tornando in linea con il trend dei giorni prima di Pasqua.
Altre due riflessioni generali.
Quelli che vengono dichiarati come Nuovi Positivi non lo sono tutti, perché potrebbero comprendere anche i secondi e i terzi tamponi positivi della stessa persona che non si negativizza. Se così è, i tamponi positivi giornalieri non corrispondono tutti a nuove persone positive, ma un certo numero riguarderà le stesse persone, già conteggiate, al secondo e terzo tampone. Ma è un dettaglio.
Qualunque esperto di analisi statistiche/demografiche vi spiegherebbe come è intuitivo che i tamponi effettuati tutti i giorni non sono fatti su un Campione Statistico valido, anzi i tamponi sono effettuati su persone/gruppi che sono l’esatto contrario di un campione statistico valido cioè rappresentativo di tutta la popolazione perché, come già detto, gli operatori sanitari oltre che negli ospedali, dove tra i ricoverati vi è una altissima probabilità di trovare persone contagiate, fanno i tamponi dove ci sono delle emergenze identificate, come nelle RSA o nei nuclei familiari di contagiati.
I numeri dei grafici, quindi, rappresentano solo la situazione di aree geografiche, fasce d’età o sociali a rischio più elevato di Covid-19, dove è più facile trovare positivi. Nei focolai per definizione ci sono percentuali elevate di contagiati, ma è delinquenziale usare quel dato per rappresentare tutta l’Italia. È da terroristi.
Trovare nelle situazioni più a rischio una percentuale di nuovi positivi con i numeri degli ultimi giorni fa ragionevolmente ritenere che se si facessero tamponi in maniera estensiva e su campioni statistici più significativi le percentuali crollerebbero ulteriormente e di molto. Ecco perché è impossibile avere sei milioni di contagiati in Italia, e neanche tre milioni e mezzo.
Questo vale se ci si basa sull’analisi dei dati altrimenti ci vediamo tutti al bar, chiuso peraltro, e lì possiamo giocare con i numeri.
Ma non ho detto quanti sono i contagiati in Italia. Non possono essere sei milioni e neanche tre milioni e mezzo, e allora quanti sono?
La risposta corretta è una sola: fino a quando non sarà fatta una indagine statistica su un campione valido, non lo so.
Più di 180 mila, molti in meno delle cazzate.
Tanto per andare controcorrente concludo dicendo che i numeri suggeriscono una riapertura graduale in Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, mentre nel resto d’Italia: igiene, mascherina, distanza, niente ammucchiate e al lavoro da domani!
Se poi, come apprendiamo dai telegiornali, in Campania molti abitanti di un paese si riversano in strada per andare al funerale di un medico morto di Covid-19, allora vale il detto, forse di Giolitti e anche di Mussolini, che “Governare gli italiani non è difficile, è inutile”.