Anno XI 
Sabato 12 Ottobre 2024
- GIORNALE NON VACCINATO
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Scritto da aldo grandi
Cronaca
17 Maggio 2024

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Tutti per uno, uno per tutti. Roberto Vannacci, professione generale di divisione in procinto, molto probabilmente, di raggiungere il parlamento europeo a Bruxelles dopo le elezioni dell'8 e 9 giugno, è una persona che non dimentica mai il fattore umano in tutte le cose che fa. Può sembrare scontato o anche superfluo, ma così non è e l'affetto, oltre alla considerazione con cui gli italiani di questa Italia sempre più allo sfascio lo circondano, ne sono la tangibile dimostrazione. Non crediamo esista, in questo momento, un personaggio più amato da una robusta fetta di appartenenti alla cosiddetta e facciamo arrabbiare i malpensanti, razza italica che, poi, razza non è mai stata essendo frutto di un crogiolo di incroci che hanno origine nei tempi antichi. La prova, se di prova c'era ancora bisogno, la si è avuta ieri sera presso il ristorante Saloon sulla via Pesciatina a Lammari di proprietà di Mauro Procissi, un locale dove la cucina è ad alto livello in particolare quella del pesce e dove un imprenditore del settore cartario, Gianfranco Calamari di Borgo a Mozzano, ha voluto organizzare una serata ad hoc per accogliere il generale.

Una cena informale, che potremmo definire elettorale anche se di molto si è parlato, ma non di votare chi, come o perché. Soltanto un breve accenno da parte del candidato per spiegare ai presenti qual è il tipo di Europa che Vannacci e suoi oltre 320 comitati sparsi su e giù per lo Stivale, vorrebbero. Sì, perché, come ha ben illustrato Massimiliano simoni, factotum di questa impresa e amico di vecchia data dell'ex comandante il Col Moschin, il fenomeno Vannacci ha riportato la politica alla sua dimensione più popolare, più genuina, con la nascita, spontanea e senza compensi di sorta, di aggregazioni di persone che, ad un certo punto della loro esistenza, hanno deciso di scendere in piazza, sia pure metaforicamente, per far capire a chi ci vorrebbe tutti polli di allevamento, che è ora di dire basta, che questo mondo al contrario o alla rovescia non ci piace più e non si è disposti a trasmetterlo, così come, lo hanno ridotto, alle future generazioni.

E' stato Gianfranco Calamari, questo signore settantenne, a capo di una cartiera con circa 30 dipendenti, sposato e con tre figli, a rendersi conto che era giunta l'ora di cominciare a occuparsi, si fa per dire, di politica perché, altrimenti, sarebbe arrivato il fatidico momento in cui sarebbe stata la politica, così come sta avvenendo, ad occuparsi di lui e del suo futuro. Con lui, anche i titolari della Enfasi Srl, azienda di Lucca che si occupa di tecnologia dell'automazione e Vittorio Bertoli responsabile provinciale Enal Caccia. In più, immancabile e vero e proprio motore organizzativo dell'evento, Yamila Bertieri, consigliere comunale candidata alle amministrative di Borgo a Mozzano. 

Il resto, persone comuni, semplici, senza fronzoli, per le quali il buonsenso trasmessoci dai nostri avi rappresenta, al di là delle interpretazioni, delle suggestioni, delle intimazioni, delle intimidazioni e delle ideologie dei soloni del Pensiero Unico Dominante e del Politicamente Corretto, l'unica bussola per continuare ad esistere e sopravvivere nel migliore dei modi in questa esistenza già di per se stessa sufficientemente travagliata.

Entusiasti anche i proprietari del locale che hanno accolto immediatamente la proposta di Calamari, loro storico cliente e che, per salutare il generale, gli hanno depositato sul tavolo, a fine serata, una torta splendida realizzata dal pasticcere della Stella di S. Anna Joseph Dimasi con una scritta davvero speciale: Auguri signor generale per la sua nuova missione

Un Vannacci rilassato come non mai, caricato, come sempre, a pallettoni e pronto alla sua nuova sfida che lo sta portando in giro per lo Stivale accolto a braccia aperte dagli italiani con la I maiuscola e contestato dai sostenitori di un universo senza identità, senza memoria e senza prospettive. Accanto a lui la moglie, Camelia Mihailescu, pronta con la famiglia a seguire il marito in quella che, qualora dovesse avere esito positivo, assumerà le dimensioni di una campagna se non militare, sicuramente militante visto che Roberto Vannacci, sia pure senza divisa, ha promesso di essere presente tutti i giorni per sostenere e portare avanti gli interessi dell'Italia che non fanno, come invece alcuni credono, a cazzotti con l'istituzione europea.

Il generale spezzino abitante a Viareggio ha bocciato senza appello questa Europa che ci vogliono somministrare, dove le differenze devono essere irrimediabilmente azzerate in nome di una omogeneizzazione senza senso e senza alcuna utilità, con l'unico intento di trasformare i milioni di suoi abitanti in potenziali ed esclusivi consumatori senza più alcuna consapevolezza della propria individualità. Gli Stati Uniti d'Europa - ha detto Vannacci ieri sera durante la cena - così come vogliono proporceli sono e saranno solamente un contenitore vuoto, buono solo a farci consumare quello che vogliono. La mia idea di Europa, al contrario, non vede nelle sovranità degli stati componenti alcun pericolo, ma, addirittura, una ricchezza aggiuntiva ossia una disponibilità ad arricchire l'Europa di tutto ciò che appartiene alla profonda identità di ciascuno dei popoli che la compongono. Esattamente come nei reparti di incursori che ho guidato, dove l'individualità di ciascuno non è ostacolo alla libera espressione degli altri, bensì un contributo indispensabile al raggiungimento degli obiettivi comuni.

Perdonatemi se interrompo questo convivio - ha esordito il generale - ma visto che siamo qui e mi avete voluto al vostro tavolo, immagino vorrete sapere quale è la mia idea di Europa visto che ho deciso, dopo averci pensato a lungo, di candidarmi al parlamento di Bruxelles. Innanzitutto la sicurezza. Voglio una Europa più sicura e adesso non lo è, una Europa dove sia possibile poter girare per le strade senza paura, dove i nostri figli possano crescere senza dover temere aggressioni e violenze, dove non esistano quartieri o zone franche dove anche le forze di polizia non si azzardano ad entrare. Poi la sovranità. L'Europa dovrà essere secondo me una comunità di stati sovrani e indipendenti, mentre vorrebbero imporci una visione assurda e antistorica in cui gli stati cedono se stessi o gran parte delle loro prerogative ad una istituzione che non ha niente di concreto e che rischierebbe, così, di annientare e annullare conquiste secolari. No agli Stati Uniti d'Europa, una formula che è soltanto paccottiglia e specchio per le allodole. Quindi l'identità. Gli organismi sovranazionali e i poteri forti svenduti al globalismo hanno interesse ad annientare ogni tipo di identità, da quella sessuale a quella nazionale, da quella storica a quella culturale. Si arriva, addirittura, a insegnare il rifiuto ad essere ciò che siamo sempre stati e, nel nostro particolare caso, ad essere e restare italiani, con la nostra storia, il nostro passato, i nostri errori, ma anche i nostri meriti. La cancel culture va combattuta senza alcuna esitazione. E non dimentichiamoci il voler imporre una ristrutturazione energetica che fa a cazzotti con la logica. Dal 2035 niente auto se non elettriche in un mondo che continuerà ad andare a benzina e gasolio. A niente servirà il voler spendere e far spendere agli italiani, milioni di euro per ristrutturare energeticamente case che non hanno alcun bisogno di esserlo e con nessun guadagno sotto il profilo ambientale. C'è anche la questione della libertà: in Italia e non solo, assistiamo a università occupate da minoranze che, con la violenza, impongono alla maggioranza degli studenti le loro idee e impediscono di accedere agli atenei. Questo, in una Europa come la vogliamo noi, non è più tollerabile. Non si può, con la scusa di voler manifestare le proprie opinioni, impedire a tutti gli altri di poterlo fare. Si tratta di soprusi e sopraffazioni che andrebbero combattute, non tollerate e concesse. Così come non ci dovrebbe essere bisogno, in una Europa libera, di vedere centinaia di agenti per proteggere la presentazione di un libro e la manifestazione di un pensiero. Concludo con l'ultimo dei punti che mi premono per una Europa e una Italia come le vorrei: è necessaria più meritocrazia perché i ragazzi europei e quelli italiani devono poter coltivare quello che, oltreoceano, viene definito sogno americano. Ecco, io vorrei poter vedere i miei figli poter raggiungere anche qui il loro sogno europeo e, in primis, italiano.

Applausi, misurati, ma sinceri, commenti, domande. C'è stato questo e anche altro nel corso di una serata che a dispetto dei soliti disfattisti-polemisti-titubanti-scetticisti ha dimostrato che in questo mondo al contrario, c'è ancora un gruppo di amici che non si arrendono mai.

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