All’interno delle iniziative legate al giorno della memoria e del ricordo il partigiano Fortunato Menichetti il 24 gennaio ha portato la sua testimonianza agli studenti delle classi quinte dell’ISI Pertini.
Fortunato Menichetti entra in auditorium con un passo che non nasconde i suoi 96 anni ma con la testa alta di chi ha vissuto con coerenza una vita fatta di scelte non facili: tra gli studenti dell’ISI Pertini cala un silenzio fatto di ammirazione e profondo rispetto.
A sessant’anni, ricorda, cominciai a sentire il dovere di raccontare, di far sapere, di dire la verità di chi c’era in quei giorni, non le verità di comodo riscritte in seguito. I miei dieci compagni morti, continua Menichetti, mi comparivano in sogno: ci hai dimenticati? Dicevano. E Menichetti, forte della sua licenza elementare, comincia a raccontare: di sé, di quei giorni di scelte difficili, dei colpi sparati, e anche di Sandro Pertini, amico di un uomo giusto come lui e innamorato dei giovani. Libri, video, incontri nelle scuole: perché non si dimentichi ciò che è stato, insiste nonno partigiano, perché non si ripetano gli errori del passato. Non eravamo dei santi, abbiamo sparato, forse qualcuno ha anche regolato dei vecchi conti con qualche fascista. Ma lottavamo per un ideale, la libertà, che oggi, ricorda Menichetti, è in mano ai giovani e alle loro scelte. Nonno Partigiano chiede un solo favore ai ragazzi che ha davanti: una foto assieme. Vuole mandarla a Mattarella, che pochi anni fa lo ha insignito di una medaglia per il suo operato di divulgazione tra i giovani. Vuole che il presidente sappia che nonno partigiano sta ancora facendo il suo dovere.