A seguito dell’uscita dell’incriminato libro “Il Mondo al Contrario”, son pervenute alla Procura Militare denunce contro l’autore, per il quale la magistratura inquirente ha chiesto l’archiviazione, non ravvisando reati. Il GIP non ha concordato e chiesto di verificare l’ipotesi di diffamazione che, nel Codice Penale Militare, si persegue d’ufficio. Alla replica negativa della Procura, che non rinveniva estremi per tale reato, il GIP avrebbe disposto l’imputazione coattiva dell’interessato.
Ho voluto capire cosa sia accaduto. Beh, Vannacci avrebbe diffamato un militare dell’Arma, che si è unito in “matrimonio” gay al proprio compagno di vita. Uso le virgolette in quanto, onestamente, non so se tale unione sia riconosciuta come matrimonio in Italia. Non ha citato le generalità della vittima del reato, ma ne ha parlato in modo così esplicito che l’identificazione pare sia stata semplicissima. Del resto il “barbuto carabiniere” avrebbe sostenuto, dopo la pubblicazione del libro, di essere stato dileggiato da molte persone. Mi spiace e lo comprendo, ma probabilmente non ha avuto modo di leggere il contenuto dei post che vagavano impazziti sul web a seguito della diffusione del filmato, cui penso abbia dato la propria approvazione. Altrimenti avrebbe avuto modo di rilevare che di questi commenti ne girassero a profusione ben prima che il libro uscisse. Al riguardo, a chi cercò il mio parere, risposi che ritenevo quei ragazzi liberi di vivere la propria vita, e non ritengo d’aver acquisito meriti speciali, asserendo questo. Pertanto se qualcuno si è comportato in modo incivile con quel graduato dell’Arma, la cosa non è derivata dal libro. O solo dal libro.
Son andato a scorrere le pagine 243-245 dell’opera incriminata. Non vi è una parola denigratoria o volgare per quel ragazzo che ha coronato un sogno d’amore che merita rispetto. L’autore utilizza la diffusione ampia del filmato, e quelli che ritiene i numerosissimi interventi di riprovazione pervenutigli sui social, per avvalorare la propria tesi secondo la quale l’omosessualità sarebbe “anormale” in quanto inclinazione sessuale che non interessa la maggioranza della popolazione e, ove ostentata, produce dileggio e riprovazione. È un’idea, non la si dovrebbe processare. Da nessuna parte ha detto di voler perseguitare i gay o ha invitato a farlo. E sono di analogo avviso. Del resto per tale specifico reato è giunta l’archiviazione della magistratura.
Vannacci può aver sbagliato nell’apprezzare che critiche e riprovazione siano giunte dalla maggioranza del pubblico che ha visionato il virale filmato, ci sta che siano solo le reazioni da lui raccolte e non facciano – quindi – statistica, ma dire di aver ricevuto tanti post di critica e dileggio mi pare solo la narrazione di una propria esperienza. Più di un cronista ha elaborato analoghe conclusioni a seguito della diffusione di quel video.
Può aver sbagliato nell’utilizzo del vocabolo “normale”, che si presta a più interpretazioni, comprese quelle afferenti la salute fisica e mentale, non solo all’appartenenza alla maggioranza di un collettivo. Ma anche questo reato non è, altrimenti ogni opinione e ogni uso errato di un termine, che fa irritare l’interlocutore, lo diventerebbe, e staremmo solo a portare gente in giudizio.
Può essere stato inopportuno utilizzare quell’esempio per avvalorare una propria tesi fondata su un solo significato attribuito al termine “normalità”, ma stento ancora ad individuare un reato.
Ora, non so come andrà a finire, ho già assistito ad archiviazioni e pronunce favorevoli al generale da parte della magistratura, e non escludo alcun epilogo, ma il tutto, francamente, mi pare possa assumere – agli occhi del pubblico-terzo – carattere persecutorio, per quanto questo non sia sicuramente l’intento del magistrato.
Ragionandoci su, mi pare che si finisca per ottenere un effetto controproducente, quando si cerca disperatamente il pelo nell’uovo e, non reperendolo, si fa ricorso a fantasiosi effetti speciali. Credo vi siano problemi assolutamente più gravi da scandagliare in giudizio, e intasare le nostre corti di processi di questa caratura, ripeto, mi pare quantomeno singolare. Poi, per carità, tutto si può fare, e mi spiego.
Una condanna per questo reato, ammesso che vi si arrivi in terzo grado, è davvero risibile. Crea, da una parte, il martire, attorno al quale si compatterà ancor di più la massa favorevole a lui.
Dall’altra parte della barricata – ove si colleghi il cervello secondo quanto previsto dal manuale d’uso della citata massa molle e grigiastra – credo che con un filo d’onestà non possano non rimanere dubbi su linearità e logicità dell’intero susseguirsi d’eventi che vedono l’organo inquirente, ripetutamente interessato, non trovare alcun appiglio per affibbiare un titolo di reato ad un soggetto, e discorde il GIP.
Intanto, attendiamo.