Chiamarla tegola è, probabilmente, un eufemismo. Per una scuola che ha sempre fatto del low profile una ragione - e una religione - di vita, scoprirsi vulnerabile proprio al suo interno deve essere una presa di coscienza terribile e da mantenere, il più possibile, segreta. E così è stato per tutto questo tempo, fino a quando, però, qualcosa è emerso facendo venire alle orecchie del cronista una storia che ha dell'incredibile se si pensa a come questo istituto di alti studi quale è, appunto IMT con sede in piazza San Ponziano, sia una di quelle eccellenze che non sola la nostra città, ma l'intera cultura italiana può vantare.
Che cosa, quindi, è accaduto? Secondo quello che siamo riusciti a ricostruire, ma ci siamo trovati di fronte un muro di gomma - fatte le dovute proporzioni con altri ben più spessi - il direttore della scuola, il professore e psichiatra Pietro Pietrini, avrebbe inoltrato alla procura della Repubblica tutta una serie di documenti che attesterebbero, a suo avviso e secondo il responsabile dell'amministrazione, delle presunte irregolarità nella gestione economico-finanziaria dei progetti finanziati dall'istituto e presentati da alcuni docenti.
Proprio l'esame della documentazione relativa ai progetti medesimi avrebbe spinto, dopo attenta valutazione, i vertici dell'istituto a segnalare la cosa consegnando il tutto nelle mani degli investigatori i quali hanno iniziato a indagare sull'attività professionale di alcuni professori. I documenti si riferiscono a progetti presentati prima del 2015. La denuncia ha, ovviamente, creato non pochi contrasti e conflittualità all'interno della scuola e, almeno un docente tra quelli finiti nell'indagine, ha scelto di trasferirsi in un altro ateneo.
A questo punto e tenuto presente che l'inchiesta potrebbe già essere approdata a una fase successiva a quella delle indagini preliminari ossia al rinvio a giudizio e relativa fissazione dell'udienza preliminare - ma ci riserviamo di approfondire l'argomento - viene da domandarsi perché un direttore decida di investire direttamente la magistratura di ciò che ritiene irregolare senza passare attraverso il consiglio di amministrazione della scuola. Evidentemente il direttore è il primo responsabile e ha voluto fare immediatamente chiarezza. A quanto pare, infatti, ci sarebbe stata una certa insofferenza di fronte a questa decisione da parte di alcuni personaggi che hanno a che fare con la scuola e che avrebbero preferito una 'gestione' tutta interna della vicenda ossia esaminata e affrontata tra le mura dell'istituto.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca che ha partorito IMT a cui ogni anno ha elargito, forse fino a qualche anno fa, una robusta fetta di contributi, sapeva niente della vicenda? Come è possibile, infatti, che al chiostro di San Micheletto, distante poche centinaia di metri dalla sede di IMT, niente si sapesse di cosa stava accadendo e della sua gravità?
In sostanza e secondo le accuse, alcuni professori della scuola avrebbero 'gestito' i fondi ricevuti per i loro progetti in maniera alquanto difforme dando origine a dubbi e presunte irregolarità per le quali il direttore ha voluto vederci chiaro e, soprattutto, ha chiesto l'intervento della magistratura presentando tanto di documentazione. E la Fondazione Carilucca, che vuole essere protagonista, giustamente, nella ristrutturazione della città e nella scelta dei suoi destini, non era a conoscenza che il suo figlio di maggior prestigio e credibilità navigava in così cattive acque?
Ché forse i cittadini di Lucca non meritavano di essere informati di quanto stesse accadendo?