Un sabato diverso dagli altri per l’Aula Magna del Macchiavelli di Lucca. Le teche con gli strumenti scientifici storici della scuola hanno fatto da quinte al convegno “Prevenire è ancora possibile”, organizzato dallo Studio Associato Prepos che ha richiamato in città psicologi, medici, operatori di comunità provenienti da tutta Italia per discutere di quanto l’incontro interpersonale sia importante per la prevenzione attiva del disagio sociale.
Introdotta da Maria Cristina Pettorini, Dirigente del Macchiavelli, dal Vescovo di Lucca monsignor Paolo Giulietti, da Ilaria Vietina, assessora del Comune di Lucca con delega alle politiche formative, da Elisabetta Abela Presidente BPW FIDAPA sez.Lucca e da Umberto Quiriconi, presidente dell’Ordine dei medici di Lucca, è stata Emilia Scotto, docente dell'Istituto M. Civitali, a dare il via ai lavori del ventisettesimo convegno dell’associazione PREPOS, da lei fondata insieme al marito Vincenzo Masini, recentemente scomparso.
Gli oltre cento professionisti intervenuti si sono così confrontati per oltre otto ore sulla prevenzione nei suoi molteplici aspetti, medici, sociali e psicologici: hanno affrontato temi delicati come la dipendenza dai social media e la giustizia riparativa, hanno ascoltato le testimonianze di operatori dei centri lucchesi "La casa del Fanciullo" e "Carlo del Prete", hanno raccolto le informazioni più recenti sulla lotta a tabagismo, alcolismo e droghe di ogni genere. Soprattutto hanno elaborato il concetto base delle proposte operative di Prepos, che si possono forse condensare nella volontà di porsi al servizio della comunità superando il concetto di comunicazione per sviluppare quello di relazione, assai più completo e impegnativo, capace di segnare non solo il rapporto tra terapeuta e paziente, ma le loro stesse vite. Un modo nuovo di assaporare la vita sociale che trascenda la mera assistenza, sia pur necessaria, ma diventi una trama sottile che sostenga e rinforzi il concetto stesso di società.
Come ha detto un relatore, citando Carl Rogers: “Quando una persona capisce di essere sentita profondamente, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Io credo pianga di gioia. È come se stesse dicendo: “Grazie a Dio, qualcuno mi ascolta. Qualcuno sa che cosa vuol dire essere me”.