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Scritto da luciano luciani
Cultura
07 Giugno 2024

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Un fenomeno recente segna la nostra e gran parte delle letterature occidentali: una progressiva e sempre più larga affermazione del romanzo poliziesco, in tutte le sue accezioni, tra il pubblico dei lettori. E ai trionfi in libreria e nelle classifiche dei best seller, ribaditi dall’apparizione di nuove collane e nuovi autori, si accompagna - e questo è il dato di maggiore novità - il definitivo venir meno di quelle diffidenze, resistenze e veti della critica che hanno sempre accompagnato, fin dalla sua nascita, questa forma di letteratura popolare.

Certo, l’atteggiamento della critica è completamente mutato da quando esattamente cento anni fa, nel 1924, Richard Austin Freeman, noto autore anglosassone di romanzi-enigma, era costretto sconsolatamente a constatare che “I critici e i letterati di professione tendono a bandire con disprezzo il romanzo poliziesco (…) come qualcosa che si colloca al di fuori del dominio della letteratura e a considerarlo un prodotto di scrittori rozzi e assolutamente incompetenti, destinato a fattorini, commesse e, insomma, a un pubblico privo di cultura e gusto letterario”. Le parole dello scrittore e medico londinese sembrano adombrare un’altra critica di frequente mossa alla letteratura d’indagine: quella dell’imbecillità stilistica, ovvero la scarsa cura formale che ha spesso connotato tanta narrativa di genere. Un’opinione non peregrina e in molti casi appropriata: non pochi scrittori, infatti, e tra loro soprattutto i più prolifici (Agatha Christie, Conan Doyle, Edgar Wallace…) non mostrano mai particolari preoccupazioni estetiche limitandosi a una lingua di semplice comunicazione. Niente di più e anche qualcosa di meno…

Oggi, almeno a partire da un quarto di secolo a questa parte, la considerazione per la narrativa poliziesca è completamente cambiata: da lettura preferita di un’area ristretta di appassionati, questo genere letterario vede i propri autori, italiani e stranieri, ormai ampiamente abituati a essere recensiti e a scalare le classifiche dei libri più venduti. Vettore importante nella diffusione di storie d’indagine anche alcune fortunate serie televisive, in genere ben girate e ben interpretate, diventate una parte importante nell’immaginario di milioni di famiglie italiane. Penso, per capirci, alla fortuna incontrata, fin dal lontano 1999, da Il commissario Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, e costruite sulle vicende e i personaggi nati dalla penna di Andrea Camilleri, oppure alla più giovane I delitti del Bar Lume, tratti dai libri del toscano Marco Malvaldi e a tante, tante altre più recenti ma non meno appassionanti e seguite da un pubblico ampio e ormai fidelizzato. E in non pochi casi dal piccolo schermo al libro il passo è stato breve: uno dei rari casi di un circuito virtuoso innescato dalla televisione.

Oggi, la situazione di tale particolare tipo di letteratura si è completamente ribaltato e ormai siamo a rischio saturazione: sulle pagine dei libri troppi casi criminali, troppi, più o meno perspicaci, difensori dell’ordine e della legalità, troppi intrecci cervellotici e variamente contaminati da modi narrativi che sanno più di horror o di splatter che di ricerca razionale e conseguente scoperta del colpevole. Accanto ai grandi scrittori e ai grandissimi, italiani e stranieri, ormai divenuti dei classici dalla cui lettura non si può prescindere - ognuno scelga i suoi preferiti –, si infittiscono schiere e schiere di scrittori minori o addirittura minimi. Letterariamente più o meno dotati, ma ognuno col proprio eroe di carta, sia esso un poliziotto oppure un carabiniere, un magistrato, un giornalista o un investigatore privato… Tutti, comunque, compresi nel proprio ruolo di ammazzacattivi e restauratori di un ordine e una legalità compromessi invece da ben altri malvagi. Per esempio, il sistematico prevalere delle ragioni economiche su quelle morali e civili; il degrado della politica; la diffusa corruzione dei poteri e delle istituzioni pubbliche… Ben mimetizzati tra le pieghe delle crisi finanziarie e del Welfare, sono questi i veri colpevoli da scovare, combattere e punire.

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