Abbiamo conosciuto Alessandro Dalai, editore di Baldini&Castoldi, nel lontanissimo 1997 e a presentarcelo fu Oreste del Buono, il mitico Oreste di Linus, al quale ci aveva indirizzato un amico e intellettuale raffinato come Sandro Gerbi. Ci colpì subito per il suo modo di porsi, sicuro di sé, con pochi fronzoli, chiaro e deciso. Credette c osì tanto in noi, giovani e inesperti aspiranti scrittori-saggisti, che accettò con entusiasmo di firmare un contratto per la biografia di Giangiacomo Feltrinelli, pur sapendo che così facendo avrebbe scatenato un putiferio che gli sarebbe costato non pochi problemi a livello distributivo dei propri libri. Ed ebbe ragione. Dopo quella biografia, pubblicammo ancora con Baldini&Castoldi, ma nel 2002 ci salutammo e ci rivedemmo solo parecchi anni dopo, quando Dalai si imbatté nell'ostacolo più grande della propria esperienza professionale e noi, ormai, avevamo iniziato a pubblicare per tutte le case editrici di grido, da Einaudi a Rizzoli, da Mursia a Sperling&Kupfer. L'amicizia, ma, soprattutto, la riconoscenza, quella, non è mai venuta a mancare perché di gente disposta a rischiare scommettendo sui giovani non se ne trova facilmente. Finalmente una sentenza definitiva ha dichiarato l'innocenza totale di Alessandro Dalai dimostrando che le responsabilità della fine di una delle più prestigiose case editrici italiane non era certamente sua. Quanto, poi, a Giorgio Faletti, l'accaduto ci ha fatto cadere la stima che avevamo per il personaggio.
Alessandro Dalai lei è stato, tra la fine degli anni Ottanta del secolo scorso e i primi anni duemila uno degli editori più acclamati e capaci di scoprire talenti in grado di produrre best seller a raffica. Può raccontarci quegli anni e come finì per diventare il patron di Baldini&Castoldi Editore?
Ho incominciato a lavorare in editoria come vicedirettore generale dell’area libri della Mondadori nel 1986, nell’88 sono diventato amministratore delegato ed editore dell’Einaudi e dopo il rilancio, portato a termine con Oreste del Buono e Piero Gelli nel ’91 ho rifondato la Baldini Castoldi Dalai, all’ora un marchio dismesso che aveva degli obiettivi non ambiziosi di presenza sul mercato. Doveva essere un secondo marchio tipo Sperling&Kupfer rispetto a Mondadori. Poi la fortuna dei comici, di Tamaro e di Brizzi, ci ha fatto diventare nel giro di 5 anni una delle 10 più importanti casi editrici italiane.
Uno tra i suoi autori di punta, Giorgio Faletti, peraltro in qualche modo imprantetato con lei tramite Oreste Del Buono, dopo aver pubblicato per la sua casa editrice e aver toccato il successo, finì per tradirla. Come accadde?
Giorgio Faletti, per altro esordiente nell’editoria e rifiutato da più marchi, mi porta 400 pagine di un un suo libro che avrebbe finito più avanti, gli spiegai che 400 pagine non avevano senso, e ritornò all’isola d’Elba, dove entrambi avevamo casa e nella seconda parte del 2002 ritornò con un malloppo di 800 pagine intitolato “io uccido”, fu un successo stratosferico e poi publicammo con lui 5 libri di grande successo fino a farlo diventare il più importante autore di best-seller italiano. Agli inizi del 2013, dopo aver firmato con noi un contratto nel 2011 per 800.000 euro compare nel mio ufficio Riccardo Cavallero, all’ora direttore generale dei libri Mondadori che minacciosamente mi dice “non sarai l’editore del prossimo libro di Faletti”, lui che nel frattempo aveva in tasca due contratti con Faletti per lo stesso libro che dovevamo pubblicare noi. Da lì un’inulte trattativa e in più Mondadori ci chiuse i magazzini “rapinandoci” 60 milioni di euro di libri a prezzi di copertina.
Da questo 'tradimento' prese il via una débacle che vide Mondadori portarla sull'orlo del tracollo finanziario ed economico. Al punto che lei dovette, alla fine, rinunciare ad andare avanti. Fu accusato di bancarotta fraudolenta e il mondo le cadde addosso.
Questa aggressione, gravissima per il blocco del magazzino, mentre Mondadori vendeva i nostri libri senza rendicontarceli, mi costrinse a presentare un piano di concordato preventivo che non potè essere firmato, stante il fatto che Mondadori non ci restituiva i libri. Da qui la dichiarazione da me presentata di auto-fallimento nel marzo 2014, e poi anni di silenzio, sino a che nominato dal ministro Bonisoli, consulente per le imprese culturali e creative appresi da un pezzo pubblicato dal Fatto Quotidiano di essere accusato di bancarotta fraudolenta, ovviamente le carte erano uscite dalla procura di Milano e di fronte alle mia minacce di querela, dall’articolo scomparve la minaccia di bancarotta. Nel 2021 si manifestò un pesantissimo capo di accusa che comportava una pena sino a 10 anni e un rimborso di 10 milioni nei confronti del fallimento, con accuse talmente improbabili e raffazzonate dai tre curatori fallimentari nominati dal tribunale di Milano: Allodi, Buscemi e Bertani. Dopo 2 anni di processo il giudice della prima sezione fallimentare del tribunale di milano, il dottor Ghinetti, esaminate le carte disponibili che i curatori non avevano neanche guardato, pronunciò una sentenza di assoluzione con la formula più ampia perchè “il fatto non sussiste”.
L’anno passato il giudice la assolse perché il fatto non sussiste, ma i danni economici, professionali, umani e affettivi non glieli rimborserà nessuno.
Sono passati 10 anni e, la Mondadori e Faletti, fingono di non aver commesso nulla alle mie spalle e più volte richiesti di rimborsare il danno hanno sempre risposto negando ogni addebito
Un mese fa lei ha pubblicato un libro dal titolo sintomatico: Io ti uccido che, in qualche modo, vuole richiamare il best seller di Faletti Io uccido che proprio lei pubblicò. Cosa significa?
Il nuovo libro non poteva che chiamarsi “io ti uccido", partendo dal best seller di Faletti da cui è nata tutta la vicenda. Significa che questo libro rappresenta un documento che resterà nella storia dell’editoria, a dimostrare una vicenda incredibile e mai successa nel panorama italiano, cioè la più importante casa editrice italiana, che procura scientemente il fallimento di uno dei suoi più importanti concorrenti di cui è anche il distributore.
Molto bella la copertina, altrettanto il titolo. Chi le ha pubblicato il libro?
La copertina è molto bella e richiama quella di Faletti, che abbiamo creato noi ai tempi di Baldini Castoldi Dalai. Il libro me lo sono pubblicato da solo, perché avendo chiesto, ovviamente non a Mondadori, ma a Feltrinelli e altri editori la disponibilità alla pubblicazione, questa mi è stata negata da tutti, con motivazioni incomprensibili e senza aver letto il libro
La sua vita è stata distrutta e devastata da Mondadori e da Giorgio Faletti: adesso che cosa le rimane?
Ho continuato a fare l’editore di un sito online Mam-e.it, un bel giornale che contiene anche l’Enciclopedia della Moda; nel frattempo ho querelato Mondadori e Faletti per estorsione contrattuale, la procura di Milano sta indagando.
Chi distribuisce Io ti uccido? E come sta andando?
“Io ti uccido” lo distribuisce Amazon, perché tutti i distributori, i due gruppi Messaggerie e Mondadori, ovviamente si sono rifiutati e ho prove di uno scambio di mail con il Libraccio, in cui il suo direttore commerciale mi dice che non vuole crearsi problemi con Mondadori e senza aver letto il libro dice che il libro non interesserà a nessuno in quanto vicenda personale, non si è mai visto che un distributore entri nel merito della qualità del libro distribuito in quanto qualsiasi responsabilità sui contenuti resta in carico all’autore e all’editore. Questo introduce il tema del piccolo mercato editoriale italiano. Lo sciagurato stock editoriali di 3,5 MLN di libri, per i quali gli autori non hanno ricevuto royalties per 7 milioni di euro, tutti soldi intascati dai distributori, che naturalmente è stato acquistato con un tacito accordo tra Mondadori e una società del gruppo Messaggerie al prezzo per libro di 0.07 centesimi a libro. Dai dati GFK in nostro possesso e presentati al tribunale di Milano, ci sono almeno 20MLN di euro di libri venduti nelle librerie del primo mercato più tutti quelli venduti sulle bancarelle, sul cosi detto secondo mercato. Naturalmente Mondadori il giorno che è stata effettuata la vendita stock ha comprato al 10% del prezzo di copertina i nostri libri da Messaggerie, come altra prova dell’accordo tra i due gruppi e li ha continuati a vendere fino ad oggi, a prezzi tra l’80 % e il 100 %, ho prove di questi perchè acquistati anche da me.
Il libro “io ti uccido” sta andando bene, e gode di manifestazioni di simpatia a sostegno della pubblicazione come quelle del Giornale Radio di Domenico Zambarelli che mi ha messo a disposizione per promuovere il libro, centinaia di spot pubblicitari radiofonici.
Sia sincero: lei, con questo libro, ha voluto guardasi dietro le spalle o guardare avanti?
Questo libro racconta oltre alla mia storia editoriale, le vicende dell’Einaudi, del rilancio dell’Unità e di cosa si potrebbe fare nel mercato editoriale per aumentare la lettura, quindi è in fondo uno sguardo al passato con una forte propensione ad un futuro che immagino anche grazie a questo libro, di ritorno ai successi che mi aspettano.