Ricordato e giudicato positivamente, da parte del Gruppo ristoratori di Confartigianato imprese Lucca, la suddivisione in aree del centro storico effettuata nei mesi scorsi dall’amministrazione comunale, bloccando in alcune il rilascio di nuove licenze per ristoratori e limitando l’apertura allo spostamento di un esercizio nella stessa area o tra una zona ed un’altra. “Una misura che qualifica ulteriormente gli esercizi di ristorazione limitando, di fatto, una concorrenza, a volte di basso livello, che permetteva a chiunque di aprire un nuovo ristorante anche accanto ad uno storico e famoso”, è il loro commento.
A tale provvedimento è seguito quello inerente all’aumento della tariffa del suolo pubblico, che ha suscitato in alcuni un po’ di sconcerto ma, a detta del Gruppo ristoratori, è adeguato alla trasformazione subita negli ultimi anni da Lucca, divenuta una meta turistica che si gioca, in Toscana, il secondo posto con Siena dopo la città capoluogo di regione.
“Dalla metà di marzo fino a metà novembre la nostra città brulica di turisti che, peraltro, stanno cambiando anche il loro approccio con i negozi ed i ristoranti: non ci sono più soltanto i turisti mordi e fuggi, quelli che vengono a Lucca dalla mattina alla sera e consumano una brioche ed un cappuccino per pranzo- proseguono a spiegare- Il turista che visita Lucca adesso è un turista che per vedere le bellezze architettoniche della città ci rimane più giorni, acquista nei negozi, cena in città. Insomma, un turista che lascia soldi”.
Un turista di tale fattura deve essere trattato in una certa maniera e c’è necessità di superfici adeguate, anche all’aperto. “Alcuni si lamentano per l’aumento del costo del suolo pubblico che è stato adottato da poco dall’amministrazione Pardini, ma le domande che occorre porsi sono altre: è troppo costosa la tariffa del suolo pubblico ora o era troppo bassa prima? Ed è corretta una differenziazione dei costi tra i locali situati nelle varie piazze?”, proseguono ad osservare.
A detta del Gruppo ristoratori di Confartigianato, dopo il covid un adeguamento ed una differenziazione delle tariffe erano necessari, e si tratta di una questione di equità di cui tutti gli esercenti dovrebbero essere contenti: “Chi ha la fortuna ed ha avuto la lungimiranza di acquisire la gestione di un locale in una della piazze più centrali della città ne deve essere contento ed anche accettare quell’aumento che chiede l’amministrazione, che, in fin dei conti, è un riconoscimento implicito di una maggiore importanza dell’esercizio rispetto ad altri che stanno fuori e che aumenta il valore della licenza”.
“Secondo noi, sta ora al ristoratore adoperarsi per far sì che il suo ristorante diventi ancora più appetibile all’avventore- concludono- Cogliamo infine l’occasione per chiedere all’amministrazione di pensare ad intervenire anche sui ristoranti che sono fuori dall’arborato cerchio e che certamente non beneficiano del flusso turistico allo stesso modo di quelli che sono all’interno delle mura”.