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Scritto da luciano luciani
Enogastronomia
12 Luglio 2024

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Sarà la sua acclarata provenienza dal mondo arabo, nemico, come è noto, della vera fede; sarà per l’antico retrogusto amarognolo, o forse per quei frutti turgidi e violacei; o anche per quel nome che il senso comune continuava a interpretare come significativo di un cibo non solo immangiabile, ma che, addirittura, può rendere pazzi, certo è che la povera melanzana, per secoli, è stata guardata con diffidenza.
Alla sua cattiva fama ha contribuito di sicuro Castor Durante da Gualdo (1529 – 1590), medico e botanico cinquecentesco interessato ai temi della salute secondo natura, che tra i primi ha posto in cattiva luce l’uso alimentare di questo ortaggio: “Usansi in Italia di mangiare questi frutti, ma sono ventosi, et duri da digerire…” Provocare fastidiose flatulenze: questa la loro colpa, anche se “Mondati, lessi, tagliati in fette, et fritti nell’olio, con il butiro conditi, con pepe, et con sale, et sono veramente al gusto non poco aggradevoli. Mangiansi ancora come i fonghi, lessi, con olio, sale, et pepe. Altri li condiscono nella salamoia, ma”, conclude l’autore del
Tesoro della sanità, “è cibo poco sano”. Insomma, un giudizio negativo condiviso anche da Pier Andrea Mattioli (1501 – 1577), forse il più famoso operatore sanitario e naturalista italiano del Cinquecento. Per lui la melanzana è “pianta volgare”, in quanto oggetto di consuetudini alimentari proprie della plebe: un’abitudine del tutto deprecabile per chi, come lui, si era seduto alla mensa degli imperatori asburgici Massimiliano II e Ferdinando.

Melanzana misteriosa

Sì, tutto, ma proprio tutto quello che riguarda questa pianta erbacea della famiglia delle Solanacee sembra avvolto nella nebbia dell’incertezza. A partire dal nome che, secondo quanto scrive Ottaviano Targioni Tozzetti (1755 – 1829), valente botanico fiorentino, “viene da mela insana”, ovvero non buona nel senso di non commestibile, quindi immangiabile con evidente riferimento al suo gusto amarognolo. Ma si tratta di etimologia assai discutibile. Gli Arabi l’hanno chiamata badingian, gli Spagnoli berengéna, i Francesi mérengène o mélongène. Belangolus e Merangolus sono i termini del basso latino usati per designare questa annuale ortense che gli antichi botanici definivano Melongèna Arabum, esprimendo così un’idea diffusa e sostanzialmente corretta circa le origini geografiche della melanzana, che sarebbe giunta nelle nostre regioni dall’estremo Oriente cinese, attraversando l’India e giungendo fino a noi attraverso la mediazione degli Arabi: “se ne fa uso per tutto l’Oriente’, conferma il solito Targioni Tozzetti “principalmente dai Maomettani”.


Melanzana erotica

Tra le cattiverie di cui per secoli è stata fatta oggetto la Solanum Melongena, non potevano mancare allusivi e malevoli riferimenti alla sfera della sessualità. E se il Soderini per “la bellezza e bontà loro” chiama le melanzane “pomi d’amore”, per il medico arabo Ibn Botln, a cui dobbiamo utili indicazioni di alimentazione e dietetica giuntici attraverso il suo contributo al Tacuinum Sanitatis, la prima enciclopedia di scienze naturali, la melanzana otteneva l’effetto di spingere a una sfrenata, trasgressiva lussuria. Anche Piero Camporesi (1926 – 1997), storico della letteratura e soprattutto grande attraversatore di discipline e saperi, ricorda che “Molti erano del parere che avesse effetti afrodisiaci: ‘Proritant Venerem quae mala insana vocantur’”.

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