Una serata che poteva essere all'insegna della malinconia e che, invece, si è trasformata in un simpatico rendez-vous nel corso del quale i nuovi collaboratori, ma anche quelli storici alcuni dei quali assenti giocoforza, hanno conosciuto o rivisto Cinzia Guidetti, storica colonna delle Gazzette che, dopo tre anni, è rientrata nella squadra dopo sette lunghi anni di permanenza. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano canta Antonello Venditti, e se anche il riferimento è alla sfera affettiva, perché non appiopparlo anche a quella professionale?
Per una Cinzia che viene, un Andrea Cosimini che se ne va anche se la passione per l'arte, la cultura, la musica, ce lo hanno fatto scoprire e apprezzare come autore di articoli di grande levatura. Chissà che non si riesca a mantenere una collaborazione di qualità.
Una cena a base di pesce con un buon fritto che ha soddisfatto gli istinti fagici dei presenti dopo un paio di assaggi di primi. Un'accoglienza speciale quella riservata alla truppa gazzettiana da parte di Sabina Alberti, titolare del Bar-pasticceria-ristorante Dhea di via Gaetano Luporini a Sant'Anna. Sentirsi coccolato fa piacere a tutti. E' stata l'occasione per assaggiare anche le pizze, niente male, che prepara il ristorante e alcune pietanze che normalmente vengono servite ai tavoli, pranzo e cena, di Dhea.
Quattro Gazzette che hanno una storia e sulle quali hanno imparato un mestiere diversi ragazzi e ragazze che, attualmente, lavorano nel settore della comunicazione. E' stato fatto anche il punto della situazione ed è stato rilevato come, rispetto al passato, sono sempre meno coloro che si avvicinano a questa attività.
O può anche essere che la nomea che gira intorno alle Gazzette e al suo direttore possa fungere da freno ad avvicinarsi. Beh, decisamente questa è una palestra dove chi si iscrive non viene per perdere tempo, ma per ottenere risultati e se anche è vero che, in genere, la gallina deve fare tre uova al giorno, non è altrettanto vero che, in caso contrario, le si tiri il collo. Diciamo che, al massimo e se non riesce a fare uova, si cerca di aiutarla a produrne almeno uno. Poi, ovvio, ci sono quelle che ne anno tre senza nemmeno bisogno di dirglielo, ma sono galline rare, un po' come quelle livornesi che di uova ne fanno, in media, 250 l'anno e scusate se è poco!
La realtà è che se si vuole, realmente, fare questo mestiere, occorre mettersi nell'ordine di idee che accontentarsi non serve e non basta. Bisogna cercare di migliorarsi sempre, costantemente, una continua rincorsa ad una professionalità sempre più difficile da trovare così come anche qualcuno che sia in grado di insegnarla.
Siamo a corto di collaboratori che abbiano voglia di cimentarsi con questa palestra, qualora fossero interessati, che scrivano a