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Scritto da andrea cosimini
L'evento
15 Maggio 2022

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Peccato per i tanti appassionati di jazz che non hanno potuto partecipare all'incontro a causa delle misure di sicurezza legate alla location. Un evento del genere, meritava sicuramente ben altro palcoscenico che non il piccolo auditorium della sede sussidiaria dell'archivio di stato agli ex pubblici macelli. Ma tant'è.

Il sogno - come ha confessato l'assessore Stefano Ragghianti - sarebbe stato quello di realizzarlo davanti alla sede principale, in piazza Guidiccioni, di fronte al cinquecentesco palazzo. Magari. Purtroppo, questo non è stato possibile. Ciò non ha impedito però agli organizzatori di regalare, al numeroso pubblico accorso, un'indimenticabile giornata all'insegna del jazz.

"Remember Chet" più che un omaggio, è stato un atto d'amore della città per l'indimenticato trombettista Chet Baker che, proprio a Lucca, ha suonato e pernottato ospite fisso dell'hotel Universo. A dirla tutta, qui l'artista è stato anche incarcerato, come testimoniano i registri del San Giorgio. Una storia ben nota, ma riportata definitivamente alla luce grazie al lavoro di ricerca di Domenico Manzione, il quale, svestendosi per una volta dei panni di procuratore capo, è andato a rispolverare l'archivio della casa circondariale in cerca di tracce.

E' nato così "Il mio amico Chet", il libro sulla storia (un po' vera e un po' no) della controversa stella statunitense e del passaggio 'burrascoso' nella città murata. Un romanzo - se così lo si può definire -, in realtà uscito la bellezza di 11 anni fa, per la casa editrice Maria Pacini Fazzi, ma ristampato solo di recente, come primo numero della collana "Archivio delle storie", intrigante collaborazione editoriale nata tra la stessa Pacini Fazzi e l'archivio di stato di Lucca.

Il dottor Manzione, introdotto da Valentina Simonetti, in rappresentanza dell'archivio di Lucca, e imbeccato dalle domande di Jaleh Bahrabadi, rappresentante di quello di Pisa, e da Francesca Fazzi, della casa editrice Maria Pacini Fazzi, ha esordito raccontando la genesi del suo libro: "L'idea - ha ricordato - è nata durante una discussione sulla musica all'interno di un bar di Viareggio. Chet, ricoverato nella clinica di Santa Zita per disintossicarsi, si esibì proprio in Versilia accompagnato dal fido medico Pierluigi Lippi Francesconi che lo assisté instaurando con lui un rapporto di fiducia anche a livello umano".

Chet Baker fu arrestato nel 1960 per consumo di droga. Per ovvie ragioni anagrafiche (Manzione è nato appena cinque anni prima dell'arresto), l'autore del libro non lo ha conosciuto di persona. Il suo è stato un vero e proprio 'lavoro d'archivio', mosso dalla semplice curiosità per un genere musicale e un artista che, volente o nolente, ha lasciato un segno indelebile nella vita di molti. "Il fascicolo è stato facile da trovare perché era ordinatamente tenuto all'interno degli scaffali - ha sottolineato lo scrittore -. Leggendolo è stato possibile ricostruire una vera e propria 'storia', con dati certi ed ufficiali, anche se, ovviamente, riletta in chiave 'romanzesca' dal sottoscritto. Mi ha colpito, in particolare, la deposizione di Chet: egli, davanti ai giudici, ammette tutto. Senza filtri. Più che di strategia, si può parlare di confessione".

'Chicca' dell'incontro: la testimonianza diretta di Giovanni Tommaso, contrabbassista, arrangiatore e compositore lucchese, musicista ed amico di Chet Baker, per il quale ha suonato in un tour in tutta Italia. La sua presenza tra il pubblico, dovuta alla provvidenziale intercessione del presidente del Circolo Lucca Jazz Vittorio Barsotti, ha arricchito il convegno di ulteriori suggestioni tecniche ed emotive.

Il maestro, oltre ad infarcire il ghiotto pubblico di golosissimi aneddoti, ha spiegato la sua teoria del 'triangolo' che consiste essenzialmente in questo: ai vertici dei tre lati si trovano il 'fraseggio' e il 'ritmo', entrambi alla base, e il 'sound', in alto; un artista che voglia essere riconoscibile deve possedere, per forza, tutti e tre questi elementi.

"Mentre il fraseggio e il ritmo sono due caratteristiche sulle quali si deve lavorare - ha spiegato il maestro -, ritengo che il 'sound' sia, in buona parte, una dote innata. O ce l'hai o non ce l'hai. Attenzione però: il talento fine a se stesso potrebbe non bastare; unito ad esso è necessaria una buona dose di passione". E Chet? "Beh, lui aveva un sound riconoscibilissimo. Lo reputo uno dei cantanti jazz bianchi più bravi di sempre e un trombettista altrettanto valido anche se soprannominato, ingiustamente, il "piccolo Miles" (in riferimento a Miles Davis, ndr)".

Il contrabbassista ha poi tracciato un profilo personale di Chet Baker definendolo 'amichevole, appassionato di sport e di macchine veloci': "Chet, in privato, era una persona molto affabile - ha ricordato -. Quando tornò a farsi, ebbi l'indiscrezione di chiedergli: ma tu, che suoni così bene, perché ti fai? Lui, un po' in difficoltà, mi rispose: "Quando io sono fatto, i tempi veloci mi sembrano molto più lenti..."

La giornata si è conclusa con una bellissima mostra dedicata al trombettista statunitense - che, per altre due settimane, resterà visibile al pubblico, gratuitamente, nei locali degli ex pubblici macelli - e con uno splendido concerto del Circolo Lucca Jazz Group (con un gradito 'blitz' del maestro Giovanni Tommaso al contrabbasso).

Alla fine una domanda bruciapelo al dottor Manzione: perché non proseguire la ricerca andando a spulciare direttamente le carte del processo di Amsterdam? Mi ha dato un'idea...

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