Una leggenda giapponese vuole che la camelia sia un dono offerto dagli dei agli uomini per rendere migliore, attraverso la sua indiscussa bellezza, la loro permanenza nel mondo. Simbolo anche di sana longevità, perché vive a lungo e sempre con grande decoro, la camelia fu importata in Europa dall’Estremo Oriente - Cina e Giappone - intorno alla metà del XVIII secolo. In Italia il fiore venne probabilmente coltivato per la prima volta nel parco della reggia di Caserta, per volontà della regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena (1752 - 1814), moglie di Ferdinando IV di Napoli e sensibile, almeno in gioventù, alle idee illuministiche che percorrevano allora l’Europa e l’Italia.
Per la sua bellezza e le sue doti di resistenza in pochi anni la camelia divenne la pianta preferita dalla nobiltà e dalla ricca borghesia settecentesca che si dilettarono a popolarne le aiuole dei giardini privati e delle ville di famiglia. In Lucchesia l’albero dalle foglie lucenti, lucide e coriacee, fu introdotto da Angelo Borrini, originale figura di scienziato, cameliofilo e patriota. Infatti, insieme al fratello Alessandro, Angelo seppe intrecciare la passione per la coltura di questa pianta con quella per la politica e gli ideali mazziniani che agitavano la Toscana e l’Italia tutta nella prima metà dell’Ottocento.
Da allora, sulle colline lucchesi, il particolare microclima e l’abbondanza di acque hanno favorito la coltivazione delle camelie sia all’interno dei giardini aristocratici, sia di quelli borghesi, allargandosi via via all’intero territorio del Comune di Capannori e non solo. In un documentario del regista Tommaso Cavallini, che andrà in onda martedì 9 gennaio 2024, su Rai 3, all’interno di GEO, in onda a partire dalle ore 15.50, viene illustrata l’esperienza dell’agronomo Guido Cattolica che, in quel di Sant’Andrea di Compito, frazione del Comune di Capannori, ha sviluppato l’idea di dare vita a una coltivazione tipica dell’Asia centrale, la Camellia sinensis, ovvero la pianta del thè, a mano, e senza fare ricorso a prodotti chimici di sorta. Le telecamere entrano poi anche in due dimore storiche: Villa Grabau, con il camelieto dell’Ottocento e la straordinaria limonaia settecentesca, e la Villa Reale di Marlia, trasformata da Elisa Baciocchi, la sorella minore di Napoleone, nella propria residenza estiva, degna, durante gli anni dell’impero, della donna più importante, amata e odiata, della Toscana.