Immaginate di trovarvi sopra un colle a picco sul mare e in una sorta di gioiello dell'antichità, immersi in vie affollate di gente, con, alle spalle e sopra la testa, le case che si inerpicano sulla parete che sale alta verso il cielo. Improvvisamente, in uno slargo che è la piazza del Carmine, sta una chiesa anzi, una ex chiesa che ospita, visibile sullo sfondo, una ricostruzione dettagliata, minuziosa, incredibilmente simile al vero, di una delle piazze più famose di Taormina, una veduta panoramica della stessa, piazza IX Aprile.
Si tratta di una calamita anche per chi, come noi, è restìo a varcare la soglia degli edifici religiosi, preso com'è, laicamente parlando, dall'ignoranza e da tutto ciò che appartiene alla concretezza e alla natura. Varcando la soglia si entra in un mondo fatto di una modellistica mai vista prima, con, alle pareti, foto d'epoca in bianco e nero di Taormina, la perla dello Ionio.
L'opera è meravigliosamente corrispondente al reale, ma in una scala così ridotta e, allo stesso tempo, afferrabilissima, da trasmettere la voglia di fermarsi ad osservare pezzo dopo pezzo, particolare dopo particolare restando stupiti per la perfetta corrispondenza alla realtà e per la cura dei dettagli che, davvero, appare ai limiti della perfezione. Non è un presepe, ma e saremo sacrileghi, molto di più almeno per noi, è la riproduzione fedelissima non tanto di adesso quanto di un mondo che non c'è più fermo e immobile nel tempo.
L'autore si chiama Gino Castorina ed è di Taormina. La sua opera trasuda del suo amore. Ha impiegato giorni e notti per restituire ciò che ha visto e vissuto e la sua opera non tradisce le attese dei moltissimi che aspettavano questo evento inaugurato il 22 luglio di quest'anno.
La sorpresa e la meraviglia di ciò a cui ci si trova di fronte, al gioco di luci ottenuto grazie all'utilizzo di led e altre scoperte di ultima generazione, fanno sì che questa esposizione sia parte integrante di un percorso dedicato alla scoperta di una città che si lascia vivere e scoprire senza frapporre ostacoli di sorta. Pardon, l'unico, forse, reale ostacolo è quello di raggiungerla cosa che a piedi è pressoché impossibile essendo una strada tutta in salita ripida con tornanti che tolgono il fiato. Da Giardini Naxos abbiamo preso un taxi, costo 25 euro, ma ne valeva la pena. Al ritorno, quasi cinque chilometri a piedi lungo un sentiero che definire scosceso sarebbe un eufemismo, tra piante di fichi d'India e rovinosi abusi edilizi che, evidentemente, a queste latitudini non mancano mai.