Ma ve li ricordate i politici che hanno accompagnato la nostra beata età dell'incoscienza? Salvo rare eccezioni, erano tutti al di là e nessuno che si sforzasse di venire al di qua. Lontano dagli occhi, lontani dal cuore. Erano i politici della cosiddetta prima repubblica, non radical chic, ma nemmeno radical choc, casomai tutti attenti a non mischiare, in tutti i sensi, il sacro col profano e a tenersi distanti da quel popolo che avrebbe meritato, forse, qualcosa di più.
Matteo Salvini lo hanno dipinto e lo dipingono, regolarmente, come un mostro, una sorta di male assoluto oltre il quale non c'è niente di peggio e contro il quale tutti, maitre a penser verniciati di rosso, giornalisti prezzolati o anche semplicemente leccaculo per convenienza o per convinzione, sono schierati a prescindere. Così, i pennivendoli del pensiero unico dominante vanno alle conferenze stampa, ma si astengono dal recarsi agli appuntamenti con la gente ché, davvero, dovesse capitare di scrivere la verità.
E la verità, oggi, ad Altopascio, all'appuntamento con i simpatizzanti e i militanti del partito che fu (sic!) di Bossi - mamma mia, solo a pronunziare quel nome ci prende un attacco di itterizia - è che si faceva fatica a misurare l'entusiasmo, E bene attenti, non soltanto di chi, con Salvini, andrebbe anche in capo al mondo, ma anche di quelle persone che, pur rivestendo ruoli particolari, hanno voluto salutare e farsi immortalare con tanto di divisa insieme al profeta disarmato mandato a processo soltanto per aver fatto il proprio dovere.
Attenzione, niente piaggeria, non siamo ai tempi delle veline del Minculpop né a quelli, identici, dove i prìncipi del giornalismo di regime, quello vero, però, erano più realisti del re e condivano le loro cronache sui viaggi e le comparsate del duce con aggettivi roboanti da far venire i brividi.
Salvini è un uomo qualunque, così vicino alla sua gente quanto i politici di un tempo erano lontani dalla propria. T-shirt e pantaloni corti, occhi arrossati di uno che legge molto, dorme poco e si incazza altrettanto senza darlo a vedere. Per il resto un sorriso paziente e disponibile nonostante quella di farsi un selfie sia, ormai, una moda paragonabile a una specie di supplizio al quale è impossibile sottrarsi. Se ogni selfie fosse un voto, e, probabilmente, lo è e lo sarà, Pd e Pentapallati hanno di che preoccuparsi.
Ma se di pazienza ne ha il Matteo nazionale - da non confondere con l'altro Matteo, il Puffo di Rignano - di pazienza ne abbiamo anche noi che per strappargli cinque minuti di conversazione ci piazziamo come ostriche attaccate allo scoglio pronte a cogliere l'attimo fuggente. Accanto a lui due fedelissimi, la Susanna Ceccardi, candidata alla presidenza della Regione per il centrodestra, una che i piedi in testa non solo non se li fa mettere, ma, semmai, li taglia ancor prima che ci provino e Andrea Recaldin, questo veneto grintoso e mai domo che dimostra di essere l'uomo giusto messo al posto giusto. Poco più in là, all'estremo della tavola 'presidenziale', il nostro Riccardo Cavirani, addetto stampa della Ceccardi e cresciuto alle Gazzette, alle prese con una bistecca più grossa di lui che divora senza tanti complimenti.
E' un clima festoso, di gente che ama questo paese a differenza di coloro, sardine comprese, che questo paese lo renderebbero, volentieri, preda di cani e porci provenienti dai quattro cantoni del globo. E' gente semplice, che viene da tutta la Lucchesia, Garfagnana e Mediavalle comprese. Sono persone che non ne possono più di dover abbassare la testa quando, al contrario, avrebbero tutti i crismi per tenerla bella alta visto che, nella stragrande maggioranza dei casi, si pongono domande e chiedono risposte che sull'altro versante della politica si guardano bene dal fornire impegnati come sono nella mistificazione e manipolazione della realtà.
Salvini è atteso a Rimini, povero lui, come farà ad aver voglia, con 39°, di mettersi in viaggio invece che tuffarsi nell'acqua limpida e fresca di una bella piscina. Misteri della fede, quella politica si intende. Lo attaccano nemmeno avesse il colera e non si accorgono, dementi, che così facendo lo rendono ancora più gradito agli italiani, questo popolo ormai emarginato, esautorato, privato della propria identità che questi governanti da strap(c)azzo si ricordano solo quando c'è da spremerlo come un limone.
La prima domanda è una constatazione: "Salvini accidenti che accoglienza e quanto affetto, ma di quello vero".
"Giusto, dice bene. La Toscana oggi aspira ad un grande cambiamento e noi avvertiamo un'aria fresca, nuova, di gente che sente di voler voltare pagina. E' una emozione, oggi 21 agosto, essere cittadini toscani. C'è un'aria libera come non si è mai vista prima. Noi faremo di tutto per esserci, per stare accanto alle persone, alle imprese, a tutti coloro che vogliono il cambiamento".
La seconda contiene, implicita, la risposta, almeno alle nostre latitudini più volte provate da querele ed esposti disciplinari all'ordine professionale: "Salvini, Ricciardi, sempre lui, ha detto che i casi di contagio mettono a rischio le elezioni di settembre. Lei che ne dice?".
"Non se ne parla nemmeno. Pensare che non si torni a scuola o che non si vada a votare è fuori dal mondo e da ogni evidenza numerica. Qui si fa del terrorismo psicologico con un'emergenza che non c'è. Non ci si provino a tentare di annullare il legittimo desiderio della gente di andare a votare".
Infine la terza. Ci ha concesso cinque minuti, ma mentre Andrea Recaldin, al microfono, tiene botta e guadagna tempo prezioso per noi, ne approfittiamo per continuare: "Gli italiani la amano nonostante tutti o quasi facciano il possibile per provocare il contrario".
"Forse sarà proprio per questo. Mi dipingono come un mostro e ci dipingono come il male assoluto. Ma la gente ha sufficienti capacità per comprendere che è tutta una montatura e un tentativo di annullare la volontà popolare e il buonsenso che noi rappresentiamo in questo momento storico. Danno la colpa al Covid, vogliono aumentare la paura, ma non ci riusciranno. Non glielo permetteremo".
Ricciardi, chissà come mai ci viene in mente il nome di un pesce prelibato, la ricciola, decisamente più appetibile e, a nostro modesto avviso, anche più gradevole e intelligente. Salvini ride alla nostra battuta e siamo convinti che, se potessimo dirla a voce alta, la approverebbero e ne riderebbero tutti. Ma avete idea di quello che ha detto quest'omino, Ricciardi appunto, dall'inizio dell'epidemia? E noi lo paghiamo pure!
Ma ecco l'ultima domanda: "Lei si rende conto che ha contro tutti i giornali e le Tv?".
"Li abbiamo sempre avuti contro, dalle reti televisive nazionali a quelle Mediaset, dal Corriere a Repubblica, ma la gente ci vuol bene per questo. Più ci danno addosso e più ci seguono con simpatia. Anche in Toscana li abbiamo tutti contro, ma sappiamo che i toscani e i lucchesi in questo caso, sanno ragionare con la propria testa".
Finiamo qui anche se la sensazione è che potremmo andare avanti oltre i cinque minuti stabiliti, solo che, dietro le nostre spalle, Recaldin non sa più come fare a tenere banco e vuole passare il microfono al segretario il quale non si fa pregare.
Salvini piace alla gente, se qualcuno non lo avesse ancora compreso, perché fa parte di quella gente cui si rivolge. E' anche lui quel che, una volta, era la casalinga di Voghera, parla, in sostanza e come si dice nella capitale, come mangia e scusate se è poco di questi tempi nei quali anche la cucina è diventata una specie di pianeta a distanza siderale da coloro che, quotidianamente, dovrebbero beneficiarne.
Il suo esordio è da applausi e difficile da non condividere anche per chi, come noi, dovrebbe mantenere un certo aplomb quantomeno per la professione che svolge. Ma noi non abbiamo righe da rispettare, nel senso che non siamo né sopra né sotto, proprio non ce le abbiamo e nemmeno abbiamo i quadretti, figuriamoci dunque.
Riferendosi al ministro Azzolina, colei la quale si occupa del futuro scolastico dei nostri pardon vostri figli, così sentenzia: "Questi hanno banchi con le rotelle al posto dei neuroni e del cervello". Come dargli torto? Poi, riferendosi alle elezioni imminenti: "Le elezioni le vince chi convince più persone". Elementare Watson verrebbe da aggiungere, ma di elementare, qui, oggi, c'è tutto e non c'è bisogno, per farsi capire, di perdersi in elucubrazioni mentali o parti sofferti.
Al ristorante Il Valico di Altopascio c'è voglia di vita. E di prendere a calci in bocca la paura. Ci sono anche le mascherine, certamente, ma rispetto alle assise del Pd e della maggioranza, si percepiscono chiaramente l'assenza di ipocrisia e la presenza di un dovere morale di cui, tuttavia, si farebbe volentieri a meno.
Noi abbiamo finito, tanto abbiamo compreso che per fare una interSvista come piace a noi al Matteo della Lega bisognerebbe piangere in greco o giù di lì. Così salutiamo, togliamo il disturbo e ci precipitiamo al nostro scooter non senza prima aver salutato un caro amico e persona degna Leonardo Leone, capo della Digios, uno di quelli che al posto del cervello non ha certamente i banchi con le rotelle, ma parecchia massa cerebrale.
Saliamo in sella e ci imbattiamo in Alessandro Bianchi, altra persona provvista di una robusta dote di sale in zucca, ex assessore e medico veterinario proprio qui ad Altopascio. In un mondo così freddo c'è bisogno di amici recitava il manifesto del film cult The big chill.
Fa un caldo bestia, ma la vivacità dell'evento ci ha aiutato a sopportarlo.