Caro direttore,
alla chetichella, pelando la gallina una piuma per volta, i governi di centrosinistra hanno stabilito che il privato conserva la proprietà dei suoi beni mentre l’Ente pubblico ne detiene il possesso. La casa è tua, ma per piantare un chiodo, mettere una tenda, costruire un muretto alto un palmo, tagliare un albero, devi prima ottenere e poi pagare il permesso dell’Ente pubblico.
La proprietà lasciata al privato permette di fargli pagare IMU, Bollo auto, canone TV: tutte tasse sulla proprietà non sul reddito. Tutte patrimoniali. Lo sanno bene i proprietari di aziende e capannoni sfitti, ristoratori e albergatori chiusi o aperti in perdita durante i tre anni di covid, ma con tasse solo rinviate, oggi da pagare.
Per di più tributi e adempimenti non sono uguali per tutti: informavi l’altro giorno che gli Zingari del campo nomadi abusivo del Parco Fluviale del Serchio hanno costruito “opere in muratura”.
Provi chiunque, non zingaro, a costruire casette, ad accumulare rifiuti, ad allacciarsi con fili penduli all’Enel, a circolare senza bollo, a non pagare il canone TV. Provi a farlo in casa propria, figuriamoci in un Parco Pubblico.
Come ricorda la redazione, una piscina conservata oltre il limite consentito è costata a Gianmarco Mancini una crociata a mezzo stampa e le dimissioni da un incarico manageriale. Il paragone è presto fatto: l’italiano medio deve obbedire alle innumerevoli regole da cui è strangolato, se è di cdx deve subire processi sommari a mezzo stampa e processi veri che all’80 per cento dei casi si concludono con la sua assoluzione ma dopo anni.
Invece gli italiani zingari si fanno i fatti loro protetti dalla sinistra che tutela i diritti, ma già che c’è anche i reati, delle “minoranze discriminate”. E chi dice qualcosa è un razzista.
A me pare al contrario che è discriminata la maggioranza degli italiani che, quando vota, dice che la misura è colma e delega ai nuovi governi e alle nuove giunte il compito di cambiare musica.
Ha ragione la tua redazione: la nuova Giunta deve mettere mano a questa anomalia, pur prendendo la sua immediata e scontata dose di “fascista”.
Lo deve fare perché dalla opposizione ha tuonato invano per anni contro l’abuso zingaresco, lo deve fare per ribadire che in Italia la legge è uguale per tutti, che non ci sono “animali più uguali degli altri”. Lo deve fare per la pubblica igiene, per l’immagine della città, per far capire a chi l’ha votata che le promesse si mantengono, che lascia all’ex governatore Enrico Rossi e ai suoi epigoni il privilegio di commentare la sua foto circondato dai ROM con “questa è la mia famiglia”. Che se la tengano stretta la famiglia magari inducendola a non fare abusi, a pagare il bollo e il canone TV, a non spargere rifiuti nei parchi pubblici, a rispettare le leggi.
Se cadessero i tic ideologici come questo si riuscirebbe a ricucire il rapporto di fiducia fra gli zingari e gli altri italiani.
È innegabile che l’italiano comune si mette in guardia appena vede uno zingaro nelle vicinanze: tutti razzisti, tutti fascisti? O tutti impauriti da concittadini che non si sa di che cosa campano, che non condividono il modello di vita usuale, che godono di impunità e di protezioni sentite come ingiuste.
La speranza è quella di indurre questi concittadini a condividere usi e comportamenti comuni che permettono di convivere in armonia: la strada della tolleranza totale, del chiudere gli occhi, del favoritismo a scapito degli altri, non hanno funzionato. Proviamo a trattare i concittadini zingari alla identica stregua con cui trattiamo gli altri italiani: può darsi che riusciamo a ottenere quello che l’ideologia non è riuscita ad ottenere, per il bene di tutti, anche dei concittadini zingari.