Subito il primo schiaffone alle europee Macron ha deciso di giocarsi tutto in una mano di pari e dispari, come suggeriva Kipling nella sua celebre “If”. Sciogliendo le camere e indicendo nuove elezioni sperava di chiamare a raccolta l’antifascismo francese e rafforzarsi. Invece si ritrova con il partito superato e distanziato ancor di più dalla destra di Marine Le Pen e dalla sinistra. In sintesi, ha evocato il terrore per l’avanzata dei fascisti, e deve constatare che al francese la cosa non metta poi tutta quest’ansia.
Come sempre avvenuto, al ballottaggio ci sta che tutti si compattino contro la Le Pen, che se riesce a tirare dalla sua parte i gaullisti – difficilmente andrebbero con certa sinistra – non dovrebbe ugualmente farcela. A meno che pezzi di Macron non si astengano o non si convertano, non volendo aver a che fare con una sinistra variegata e con più anime. Ma anche per i gaullisti far causa comune con la destra non appare del tutto una scelta naturale.
Difficile prevedere cosa accadrà. Al ballottaggio Macron non credo si rafforzerà, anche con un successo. Se riuscirà a respingere l’assalto della Le Pen, avrà da far grandi concessioni a sinistra, che sarà ancor più determinante per l’equilibrio di governo. E se l’andazzo in Francia – fra attentati islamici, banlieu periodicamente in fiamme, gilet arancioni pronti a tornare in pista – non dovesse soddisfare l’elemento moderato, il giovanotto rischia. Duro essere presidente di Repubblica presidenziale, e appartenere al partito di minor peso. Più semplice che l’elettore, coagulatosi anni fa a sorpresa sul giovane enfant prodige della politica francese con la sua originale e innovativa proposta, si stanchi e torni a qualcosa di più “comprensibile”.
La debolezza interna avrà ripercussioni in Europa, ove ad ogni modo comanda la Germania: fra i 27 ha con sé stabilmente BENELUX, Polonia, Baltici, Scandinavia, e – dei mitteleuropei – almeno Austria, Croazia, Slovenia e Rep. Ceca. La Francia può solo accodarsi. Inoltre già da un po’ l’Africa, sapientemente saccheggiata e sfruttata da Parigi, vede la progressiva avanzata di Russia e Cina. Insomma, Macron sembra aver da tempo superato il vertice della parabola.
Se invece al ballottaggio, a sorpresa, vincesse la Le Pen, nulla cambierebbe in Europa. Avremmo due grandi paesi – Francia e Italia – non proprio allineati alle decisioni di Bruxelles, ove comunque comanderebbe la squadra di Ursula von der Leyen.
Cambierebbe tutto in Francia, con un Primo Ministro ostile al Presidente. Soprattutto Emmanuel Napo-Macron dovrà trattenere i suoi slanci – un filino velleitari non disponendo della Grande Armée multinazionale del suo nume ispiratore – a favore di Kiev.
E ciò, sommato alla sconfitta di Sleeping Joe a Washington, potrebbe davvero portare alla pace in Ucraina, essendo stati eliminati o ridimensionati i leaders che si oppongono a quella che sul campo resta una vittoria (di Pirro, ma sempre meglio di una sconfitta) della Russia.
Non vorrei aver dato l’impressione di tifare per Putin, sto solo cercando di pensare ad un’evoluzione realistica, ancorchè Macron non mi stia simpatico. Giudica “vomitevole” un governo per il contrasto agli sbarchi degl’immigrati, e poi agisce allo stesso modo inventandosi ad esempio nel porto di Marsiglia aree extraterritoriali in cui sistemare gli sbarcati, per poter dire che non son entrati in territorio francese e pertanto applicare le norme sul paese di sbarco.
Che non sia simpatico a me poco conta, il guaio è che inizia a stare sullo stomaco ai francesi.
Guai per il cuginetto d'Oltralpe?
Scritto da carmelo burgio
Politica
02 Luglio 2024
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