Anno XI 
Lunedì 21 Aprile 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da Carmelo Burgio
Politica
21 Febbraio 2025

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Spiazzati dalle sferzate di Trump a Zelensky, i leaders (nani) dell’Euro-nana si sono compattati, almeno apparentemente, tranne la PdC italiana Meloni che spiega che una pace non possa essere siglata senza gli States. L’acqua calda, si dirà, ma in un contesto d’utopici e velleitari sognatori serve chi la sappia riscoprire.

Alcuni parlano come niente fosse d’inviare truppe, dimenticando che nella missione d’imposizione della pace che ipotizzano occorra il placet di Putin o, in alternativa, i mezzi per obbligarlo a darcelo. Se poi parlano di far la guerra, non ci resta che ridere, che fa buon sangue (da spargere).

Non so se Trump abbia o meno ragione su Zelensky, ma ritengo che il presidente degli USA non possa parlare basandosi solo su dati provenienti dalla dininformazia putiniana, per cui qualcosa di vero potrebbe esserci, al netto del fatto che il suo stile preveda queste rovinose entrate con “piede a martello”, conscio del fatto che per 4 anni nessuno possa espellerlo.

Ma a mio parere ciò che conta è ben altro.

Intanto, con buona pace di Napoleòn Macròn e Starmer, l’Europa non sarà mai in grado di spiegare sul terreno le truppe necessarie a dividere e tenere a bada i contendenti. Men che meno se si tratta di frenare l’orso russo. I paesi europei possono dar denaro e armi a Kiev, ma da quando hanno affidato alla potenza d’oltre Atlantico – dal 1917/18 – il compito di eliminare il cattivo di turno, hanno progressivamente perduto ogni capacità di far da soli, come avevano abituato per secoli il mondo. Essersi abituati ad avere il fratellone grosso che era pronto a scendere in campo, e consentiva loro di perdersi in fesserie, ha deresponsabilizzato. Si è perduta la capacità di pensare a una seria imposizione della volontà coi mezzi che normalmente ogni stato ha usato, e che tutt’ora buona parte dei paesi del mondo usano. Insomma, a parte l’avventura delle Falkland, i paesi europei non vanno da nessuna parte da soli. E la caduta del muro di Berlino non ha aiutato, convincendo i nani d’Europa di avere vinto la Guerra Fredda. Senza capire che l’aveva perduta l’Unione Sovietica e, al limite, l’avevano vinta gli States di Ronald Reagan.

Ad ogni modo sembra che l’attuale amministrazione USA stia ribadendo il concetto della passata: la guerra Kiev non può vincerla perché la Russia non può perderla. E se si è sconfitti, al tavolo della pace si deve perdere almeno in parte ciò per cui s’è combattuto.

E nulla conta il notarile atteggiamento di certi paesi e di certa nostra “Stampa”, che con piglio da maestrina bacchettano Trump contestando che gli States abbiano pagato più di tutta l’Europa messa insieme. Hanno sicuramente pagato più di ogni altro Stato, e se dicono “Game is over!”, come fu in Afghanistan, vuol dire che il gioco è finito per davvero.

Non so se la Russia si accontenterà, o proseguirà sulla strada per ripristinare il suo “Impero del male” quando raggiunse la massima estensione, con Stalin. So però che in Europa non c’è nessuno in grado d’impedirglielo. Per trovare qualcuno con queste capacità, bisogna muovere a ritroso sulla rotta di Charles Lindberg e del suo Spirit of St. Louis.

Ma alla Casa Bianca non c’è più Frank Delano Roosevelt, non c’è JFK Kennedy. Vi è un imprenditore ceduto alla politica, che ritiene che tutto debba essere pagato, e ci sarà per 4 anni. Uno che ha vinto le elezioni con l’appoggio di elettori che questo programma – America first! – vuole.

Meglio farsene una ragione, piantarla di andare con sorrisini trasudanti superiorità nei talk show a dire “noi l’avevamo detto che Trump era il male assoluto!”. Come se le posizioni anti-Trump di certa politica avrebbero potuto aiutare a fargli perdere le elezioni. Gli statunitensi si son affidati a lui, ritenendo che avrebbe fatto prima i loro interessi. Abituati a un paese che periodicamente riempiva cimiteri in Europa di propri soldati morti per noi (e per gli States), e le casse dei nani europei con ripetuti Piani Marshall, ci siamo dimenticati i ciclici riflussi isolazionisti, altrettanto legittimi. Perché nel diritto (?) internazionale, che a mio avviso non esiste, ciascuno fa ciò che vuole, e, sportivamente, vince il più forte.

In questo caso Trump fa ciò che conviene a lui, e magari agli Stati Uniti. Guarda un po’ quanto è cattivo?!

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