E' stata accesa la discussione tenutasi oggi nel consiglio comunale lucchese, un consiglio comunale ancora da remoto, riguardante l'area dell'ex caserma Lorenzini. I temi trattati, in un'assemblea aperta agli interventi degli esterni, convocata su richiesta dei gruppi consiliari di opposizione, “per la volontà – hanno sottolineato questi ultimi – di parlare tutti insieme delle decisioni da prendere per un'area importante di Lucca “, sono stati sostanzialmente due: lo svolgimento dei lavori di boifica dell'area, con resoconto di quanto accaduto dal 2015 ad oggi, ed uno sguardo verso il futuro della stessa ex caserma. Visioni diverse che hanno inevitabilmente generato dibattito.
A presentare i lavori dell'assemblea è stato il consigliere di Forza Italia Martinelli, primo firmatario dell'atto con cui è stato richiesto il consiglio comunale aperto. “Ringrazio - ha esordito Martinelli - gli ospiti che oggi interverranno in questa seduta di consiglio straordinario richiesta. Mi sono attivato per questa sessione su area ex caserma Lorenzini affinché l'assemblea e la città siano informate sul futuro dell'area del complesso dismesso e sulla questione relativa all'inquinamento della falda acquifera. Purtroppo di questo ne siamo venuti a conoscenza solamente pochi mesi fa attraverso una inchiesta giornalistica, mentre l'amministrazione ne era venuta a conoscenza già dal 2015”.
“L'amministrazione Tambellini – ha attaccato il consigliere -è rimasta in silenzio per tutto questo tempo, senza aver mai informato né il consiglio comunale né la città. Ecco che il palazzo di vetro rimane tale solamente nelle parole del sindaco; nelle realtà dei fatti avviene il contrario e questa né è l'ennesima dimostrazione. Il procedimento di bonifica avvenne già dal 2015, quando furono individuate due cisterne dismesse, precedentemente utilizzate come stoccaggio di idrocarburi. Eseguita la rimozione delle due cisterne sono state condotte delle indagini di rilevazione ambientali, che hanno evidenziato come, per la matrice suolo, fossero presenti idrocarburi pesanti in quantità superiore rispetto al limite normativo per la destinazione d'uso di tipo verde residenziale. Predisposto il piano di caratterizzazione, il comune di Lucca ha informato la regione Toscana che non intendeva provvedere alla bonifica, in attesa che venisse identificato il responsabile dell'inquinamento, così che la regione Toscana è subentrata nelle indagini finalizzate all'identificazione dei responsabili della situazione, nonché nell'erogazione dei provvedimenti previsti; anche attraverso l'analisi dell'Arpat di Lucca, che con due documenti, uno prodotto nel dicembre 2019 e il secondo nel febbraio dell'anno corrente, ha trasmesso una relazione dove si evince che la causa della contaminazione risiede nelle due cisterne”.
“La regione Toscana, con decreto del 25 marzo del 2020, ha chiarito che la contaminazione – ha spiegato Martinelli - è riconducibile ed olio pesante e gasolio, stoccati nelle cisterne interrate, ad utilizzo degli impianti tecnologici del complesso immobiliare, e che l'utilizzo delle cisterne è temporaneamente ascrivibile all'amministrazione militare, durante la piena disponibilità del complesso immobiliare da parte della stessa, che va dal 1889 all'11 marzo del 2000. Questo è quanto riportato dal decreto della regione Toscana. Al ministero, quale soggetto responsabile della potenziale contaminazione, viene quindi ordinata dalla regione Toscana la bonifica. Qualora il ministero non dovesse provvedere, salvo il recupero delle spese, toccherà al comune e in subordine alla regione stessa provvedere a questa bonifica. Di conseguenza il futuro di questa area, aspetto che si lega alla nostra richiesta di consiglio comunale aperto, è indissolubilmente legata alla bonifica del terreno stesso”.
“In questo contesto – ha proseguito il capogruppo di Forza Italia - è importante sottolineare anche quanto accaduto nel settembre del 2019: mi riferisco alla delibera, approvata dalla giunta Tambellini, riguardante i progetti di fattibilità tecnica ed economica dell'interventi che secondo l'amministrazione che l'ha approvata entro il 2022 completeranno la riqualificazione di luoghi strategici per la città, un'operazione di oltre 4 milioni e 940 mila euro, che diventerà poi parte dell'accordo di programma sottoscritto dal comune di Lucca con la regione Toscana, in seguito alla rimodulazione di progetti ex Piuss e della decisione assunta dalla Giunta municipale il 3 giugno 2019 di realizzare l'expo del fumetto in una porzione del complesso dell'ex manifattura, anziché all'ex caserma Lorenzini”.
“In occasione della presentazione della delibera suddetta che ho richiamato – ha concluso Martinelli -l'assessore all'urbanistica Mammini aveva testualmente affermato: 'sia chiaro che non intendiamo lasciare irrisolto il puzzle, e siamo al lavoro per riconnettere alla fruizione pubblica anche lo spazio della ex caserma Lorenzini. Occorreranno serietà, costanza, passione ed una leale unità di intenti, perché sfide così importanti riguardano tutti'. Ho voluto riprendere queste parole, perché è questo lo spirito che ci ha spinto a richiedere la convocazione di un consiglio comunale aperto e partecipato dalla città lucchese, in modo che la decisione non venga presa nelle segrete stanze della Giunta municipale, con il consiglio comunale, e quindi la città, che diventa solo un luogo in cui si portano provvedimenti predisposti e preconfezionati, ma che sia qui e che parta fin da subito un processo attraverso il quale le decisioni presenti e future riguardanti questo complesso siano prese in modo unitario, così che il consiglio comunale non sia solamente spettatore”.
A rispondere per la Giunta comunale è stato l'assessore Gabriele Bove: “Voglio rimarcare un punto: l'amministrazione comunale – ha ribadito l'assessore - è trasparente. I nostri palazzi sono trasparenti da un punto di vista di atti amministrativo e per ciò che riguarda gli atti di indirizzo. Il consiglio comunale ha la prerogativa di riunirsi più volte con le tematiche più varie. Ribadisco la nostra trasparenza. Sulla Lorenzini ci sono due tematiche da affrontare: quello relativo all'inquinamento e quello riguardante la destinazione da dare ad una parte così importante della città. Per l'inquinamento: la caserma era nella disponibilità della Folgore fino al 2000, con, all'interno di essa, anche la presenza di mezzi militari”.
“Le due cisterne in oggetto, tolte con un percorso iniziato nel 2015, furono trovate nel sottosuolo – ha ricostruito Bove - dalla ditta appaltatrice, cisterne di circa diciotto metri per un metro e cinquanta di profondità, cisterne che, come è stato detto, contenevano gasolio. Il problema è stato quello dell'inquinamento del sottosuolo adiacente, ma non della falda del nostro territorio: questo ci tengo a ribadirlo fermamente, anche a beneficio di chi ci ascolta. L'acqua del nostro sottosuolo non è stata minimamente toccata da questa vicenda. Le situazioni di pericolosità ci sono, ma sono assolutamente limitate alla porzione di territorio nella superficie immediatamente adiacente alle cisterne. L'amministrazione si è attivata immediatamente con atti amministrative e quelle cisterne furono tolte in poco tempo. Il materiale adiacente alle cisterne stesse fu portato via, furono fatte una serie di analisi chimiche per dimostrare la pericolosità o meno di questa vicenda. Il tutto fu poi ricoperto con un telo dotato di un apposito tessuto, per impedire che l'acqua piovana potesse continuare a creare dei problemi”.
“Questo provvedimento – ha specificato Bove - risponde alla messa in sicurezza, attivata dall'amministrazione Tambellini, con azione fatte in contraddittorio con l'Arpat. E' stato inoltre intrapreso il percorso per verificare chi sia effettivamente il responsabile di questa situazione, cosa avvenuta con delibera regionale del 25 marzo di quest'anno atto con cui la responsabilità è stata attribuita dalla regione Toscana a carico del ministero della difesa. La determina di Gallori indica la necessità, da parte del ministero della difesa, che dovrà attivarsi per la bonifica dell'area del sito. Durante il percorso di campionatura e di analisi, in particolare mi riferisco all'ultimo che va dal luglio al novembre del 2019 e che ha visto una serie di saggi del suolo, del sottosuolo, anche delle parti inerenti l'acquifero, è stato dimostrato che non c'era una pericolosità ed un inquinamento della falda acquifera, cosa a cui tutti noi teniamo molto, bensì c'era un problema ulteriore: la parte residuale di combustibile non era circoscritta alle porzioni superficiali che erano state rimosse dal lavoro di messa in sicurezza che era stato fatto, ma purtroppo i residui ormai non più attivi erano andati ad interessare anche altre zone immediatamente limitrofe alle cisterne stesse. Per questo motivo si è resa necessaria un'altra campagna di analisi interna al cortile della Lorenzini, un cortile molto ampio, per cui noi abbiamo l'esigenza di andare a capire dove finisce il punto di inquinamento”.
“Parallelamente a questo aspetto – ha detto l'assessore - si sviluppa il tema di cosa fare di questo grande complesso: mi preme ricordare il tema dei parcheggi: la nostra città ha la necessità di individuare nuovi contenitori sia per il mondo degli stalli blu, vale a dire per il mondo del commercio, per il mondo dei servizi, per tutte le necessità di chi viene in centro per svolgere attività, e poi per il mondo dei residenti: due mondi che sembrano opposti, ma che in realtà fanno si che la città di Lucca possa crescere, possa svilupparsi. L'obbiettivo è far si che quella zona possa diventare un'area di sosta per i residenti e che sia vivibile per chi si affaccia con uffici ed abitazioni su quel cortile, e quindi con un'attenzione particolare a queste proprietà private che rivendicano questo loro interesse e che al contempo possa anche essere un punto di approdo per le biciclette in sicurezza. Un'ipotesi sarebbe quella di individuare all'interno del piazzale, passando sotto il portico, un'area di sosta a destinazione residenti”.
“Questo consentirebbe – ha osservato Bove -anche di individuare altri stalli blu nell'immediata vicinanza della Lorenzini, come Corso Garibaldi o zone limitrofe. E' chiaro che nessuno vuole mettere una macchina che smarmitta, come ha detto qualcuno, nei pressi delle abitazioni dei residenti. Per quanto riguarda le volumetrie: era lì prevista, nella zona adiacente a San Romano, la casa del fumetto: in realtà questo è stato trasferito nella parte della Manifattura, e quindi l'intento è di lasciare nella parte nord dell'ex Lorenzini a destinazione per un backstage, vale a dire una zona con funzione di magazzino o di necessità per l'Expo stesso, mentre si pensa a destinare la parte più adiacente a Corso Garibaldi ad una scuola volano: abbiamo toccato con mano anche noi la necessità di avere degli immobili per garantire la ristrutturazione delle scuole. L'obbiettivo è quello di portare avanti la riqualificazione della Lorenzini per far si che essa possa diventare la scuola volano, per poter poi andare ad intervenire sugli edifici scolastici che ne hanno bisogno, evitando così di spostare le scuole fuori dal centro storico, consentendo anche quell'insieme di relazioni e di business interni alla città”.