Matteo Renzi è politico navigato e d’intelligenza sopraffina. Lo dimostrò col suo progetto di rottamazione della nomenklatura della sinistra, mandando a casa i vecchi del PCI e afferrando il timone del partito che ne era l’erede, nonostante fosse forse il più solido dei DC. Aveva allora in testa anche altre riforme: qualcuna è andata, come la riduzione di senatori e deputati, qualche altra no, qualcuna in parte. Una di queste merita di esser rammentata, per andar contro i luoghi comuni che vogliono che tutto vada bene o sia un fiasco, per comodità.
Uno dei suoi cavalli di battaglia erano le troppe polizie in Italia: non so se lo sapesse, ma il nostro solito modello d’oltre Atlantico ne ha una in ciascun comune, una per contea, più di una per stato, e poi ci sono le agenzie federali delle quali il F.B.I. è il più celebre. Non esiste alcuna legge di coordinamento e lavorano e litigano allegramente, e a nessuno passa per la mente di unificarle.
Il suo primigenio progetto le voleva ridotte da 5 – CC, Corpo Forestale, GdF, PdS e Pol. Penitenziaria – a 2. Nei CC sarebbero dovute confluire le Fiamme Gialle, nella PdS i Forestali e Penitenziaria.
Poi la GdF si sfilò, rivendicando la propria autonomia, e ci s’avvide che la PolPen, a seguito di direttiva UE, dovesse dipendere dal Ministero della Giustizia. Così nel 2016 SuperMatteo e la sua ministro della Semplificazione e Pubblica Amministrazione, MaryAnn Madia si accontentarono di ridurre le FF.P. a 4. Il topolino partorito dalla montagna. Avranno pensato: e mica devo far tutto io? La Forestale era distribuita in periferia, un’affinità con l’Arma, e in essa confluì in gran parte il personale. Non erano militari, ma questo aspetto fu considerato secondario, vennero militarizzati e assoggettati al Codice Penale Militare e al Testo Unico sulla Regolamentazione dell’Ordinamento Militare. Credo che l’Italia sia stata unica nel militarizzare forzatamente un’istituzione civile. E se oggi la cosa, ai fini pratici, non è poi questo gran guaio (una per tutte: al militare non si applicano sanzioni disciplinari pecuniarie che sono invece possibili per gli appartenenti a FF.P. a status civile), immagino che chi fosse obiettore di coscienza, o desideroso di mantenersi al di fuori del mondo militare, l’abbia valutato quale un mezzo insulto.
Non tutti però ebbero a subire l’onta delle stellette a 5 punte di sapore massonico, altri furono obbligati a passare in Polizia di Stato e Vigili del Fuoco, avendo specializzazioni connesse all’ordine pubblico o all’antincendio.
Ne scaturì un’infinita querelle con le solite estremizzazioni: per qualcuno era stata eliminata una macchina perfetta per la difesa della natura e il contrasto agli incendi boschivi, mortificando pregiatissime professionalità. Per altri era stato soppresso un inefficiente carrozzone, tant’è che il ministro alle Politiche Agricole e Comunitarie Maurizio Martina, non avesse mosso un dito per tenersi la propria polizia privata, come fatto dai colleghi dell’Economia – per la GdF – e della Giustizia.
Il Corpo Forestale aveva i suoi punti a favore e quelli contro. Pochi sanno che, all’atto dell’assorbimento, non sapesse se una Stazione fosse o meno operativa. Invischiato in logiche clientelari, concedeva trasferimenti indipendentemente dal fatto che in una certa sede esistessero o meno posti in pianta organica. Ne derivava che reparti che avrebbero dovuto avere 5 uomini, fossero malinconicamente vuoti, e altri di pari consistenza si trovassero a disporre di 15-20 elementi. Per non parlare di scuole senza allievi per più anni, per assenza di arruolamenti e concorsi, e contributi INPS non versati per anni ad un buon numero di dipendenti. Roba che se il pizzaiolo sotto casa non li versasse ai camerieri, sequestrerebbero locale e conti correnti. Dovette sanare il problema l’Arma, col suo budget. E di dipendenti civili, in parte eternamente precari e rinnovati annualmente, che il c.te generale del tempo, gen. Tullio Del Sette, stabilizzò, nel rispetto della dignità di chi lavora nel pubblico. C’era la sua foto informale in molti dei loro luoghi di lavoro, era stato il loro benefattore.
Alla fine la baracca prese a girare, anche se i Forestali forzati a diventare Vigili del Fuoco rimasero scontenti per il fatto che nessuno avesse pensato che quel transito li avrebbe penalizzati economicamente: non potevano essere impiegati in turni d’allarme non essendo specializzati anche in interventi in ambiente urbano. Quelli nei CC, almeno, non ebbero a subire tale sgarbo, tranne i funzionari, diventati ufficiali dei CC la cui progressione di carriera è più lenta di quella del Corpo.
Fare una colpa a Renzi del caos scaturito dall’aver fatto partorire alla montagna il topolino, come descritto, sarebbe ingeneroso, avrebbe dovuto pensarci MaryAnn Madia, certo. Ma chi – effettuata la rottamazione – s’è trascinato dietro tutti questi genietti prodighi in dimentichite dei particolari? Subitaneamenti rottamati, Calenda escluso?
Credo che tutti gli ex del Corpo Forestale ricordino il trattamento ricevuto da quel governo, ma soprattutto l’attenzione – risibile – ai loro diritti consolidati.