È recentissimo il provvedimento con il quale la questura di Roma, nell’esercizio dei suoi poteri, ha vietato la manifestazione dei ProPal a Roma per celebrare il 1° anniversario del 7 ottobre 2003, ovvero di un massacro di civili inermi, donne e bambini selvaggiamente trucidati e torturati, a volte anche violentati.
Va bene – dirà il benpensante – “ma anche” gli israeliani stanno massacrando e hanno massacrato. Già, però nessuno si sogna di organizzare una manifestazione di festeggiamento per i civili uccisi a Gaza e altrove.
Ad ogni modo se una parte, evidentemente con le rotelle cerebrali collegate al sistema discernente, ha fatto sapere che ottempererà al divieto, c’è comunque quella parte, “i costituzionalisti da tastiera”, che ci fa sapere che protesterà e scenderà in piazza ugualmente, in quanto la Costituzione ammette la possibilità di manifestare il dissenso. Che poi, a ben pensarci, più che “da tastiera” son “di convenienza”.
Più passa il tempo, più mi convinco che la Costituzione sia stata fatta male, altro che la più bella Costituzione del mondo. Se non altro perché con chi non sa – ovvero ignora – o non vuole sapere perché in malafede, una Carta Costituzionale così piena di contenuti e densa di significati crea solo problemi.
La Costituzione ammette il diritto di manifestare le proprie idee, certo.
Ma dice pure che l’Italia è Repubblica “fondata sul lavoro”. Quindi come la mettiamo con chi, per esercitare il suo sacrosanto diritto a protestare, blocca una strada e non consente di andare a lavorare? O di fatto impedisce al negoziante di tenere la saracinesca sollevata e lavorare, perché ci sarà un gruppo di scalmanati che potrebbero distruggergli le vetrine? A proposito, ma la Costituzione non tutela anche la proprietà privata? Ovvero la citata vetrina che il negoziante ha tutto il diritto non gli sia infranta?
Insomma, sarebbe il caso di finirla di aggrapparsi alla Costituzione solo per ciò che apparentemente consente, glissando con eleganza su tutto ciò che pone a limite di tali “diritti”, che in quanto tali c’insegnarono finissero ove iniziavano gli altrui. Per chi ha bisogno di sbraitare e devastare in piazza non deve esserci limite al creare problemi alla gran parte della popolazione che vorrebbe lavorare, vivere in serenità, e magari non ha grande interesse con la questione sollevata dai seguaci di “Chef Rubio”.
Quando ad esempio si lancia ai quattro venti il numero dei partecipanti al corteo tal dei tali, viene mai in mente di contare quanti “non gliene sia potuto frega’ de meno”? Forse questa potrebbe essere la chiave di lettura di tanti eventi. A fronte di un insieme di persone per le quali pare non ci sia nulla di più importante che festeggiare il 7 aprile o condannare Israele, ve ne è un altro, probabilmente più ampio, che ritiene la cosa di scarso interesse, o preferirebbe fosse proposta in altro modo.
Pensando ai cittadini romani, non c’è giorno che non debbano far i conti con le isterie di piazza, ci sarebbe da farli santi subito. In molti paesi civilissimi, non è consentito dimostrare indiscriminatamente rompendo le scatole a tutto il resto del mondo.
Ad ogni modo, la Questura ha detto no. Chi manifesta commette un illecito, i promotori dovranno essere denunciati, il funzionario di PS, coi tre rituali squilli di tromba e la fascia tricolore dovrà ingiungere lo scioglimento della manifestazione. Chi resisterà potrà anche essere arrestato, si poteva prima e con il nuovo “decreto sicurezza” quando e se entrerà in vigore, le pene saranno inasprite.
Intanto? Intanto aspettiamo di vedere se sarà competente a emettere il giudizio qualche rappresentante “politically very oriented” di uno dei poteri più screditati dello Stato – non è una mia definizione, lo dice il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri – che riuscirà ad assolvere tutti i manifestanti inquisiti, stabilendo che la Costituzione consentiva di manifestare, e vietarlo sia stato anticostituzionale. Con buona pace della Corte Costituzionale, che dovrebbe decidere lei su tale argomento.
E il guaio sta qui. Se nell’ambito della stessa magistratura non si può intervenire immediatamente su chi stravolga le procedure e se ne infischi delle competenze del Giudice Costituzionale, che futuro ci si presenta?
Ci sta – lo svelò Palamara – che il giudice “di parte” attacchi il politico di colore opposto. Ci sta che sconfessi e deleggittimi quei “picchiatori fascisti” di agenti delle forze dell’ordine dalle manette facili.
Ma che consideri di nessun conto la Corte Costituzionale preposta a difendere – lei sì – la Costituzione, fa cadere le braccia.