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Scritto da Michele Belfiore
Vite reali
21 Ottobre 2023

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Andrea Speziali, classe 1988 e residente a Riccione, è uno tra i più giovani esperti nel campo dell'Art Nouveau con un dottorato all'Accademia di Belle Arti a Urbino. E' unanimemente riconosciuto come uno tra i massimi esponenti dello stile Liberty in Italia.

Lei è riconosciuto come uno tra i più valenti esperti di arte Liberty in Italia. Quali sono le caratteristiche principali dell'Art Nouveau?

Ad oggi c'è ancora molta confusione tra Art Nouveau - Liberty. Quando parliamo di Art Nouveau, ovvero "arte nuova" ci riferiamo a quella corrente artistica compresa tra fine Ottocento e primi Novecento, meglio ancora un movimento culturale, artistico, poetico e musicale. Uno stile di vita al quale dovremmo ambire considerati i tempi frenetici dove viviamo. Spesso quando si parla di questo straordinario stile che a seconda dei paesi assume varie declinazioni come Liberty in Italia, anche se ritengo più corretto definirlo "modernismo" come in Spagna, Jugendstil in Germania, Secessione Viennese o Secesja in Polonia. La caratteristica principale è la linea a colpo di frusta "coup de fouet", tale e quale la rivista spagnola dove scrivo, seppure la declinazione è francese.


Lei è il direttore del primo museo Liberty in Italia, precisamente a Sarnico in provincia di Bergamo. Cosa possiamo trovare?

Il museo del Liberty è un tributo allo stile artistico che amo più di tutti e che studio da ormai sedici anni, scovando e rovistando in archivi pubblici e privati. Premetto che il museo che verrà inaugurato ha un percorso espositivo e una sede differente dal progetto iniziale, messo a repentaglio dalla pandemia, chee vuole valorizzare a tondo l'Art Nouveau, con un riferimento maggiore all'arte italiana con autori minori come Mirko Vucetich o Antonio Valabrega fino
ai più noti come Alessandro Mazzucotelli o Leonardo Bistolfi. Stiamo lavorando con il comitato di studio, composto da autorità nel campo dell'arte che fino a poco tempo fa annoverava anche i contributi del prof. Giorgio Di Genova e l'architetto Paolo Portoghesi, uniti a ragionare sulla selezione di una modesta quantità di opere rispetto le circa 500 raccolte negli anni per costituire il museo. Oltre le sezioni di arti grafiche con litografie di Mucha, Bistolfi, Mazza, arti applicate, scultoree e pittoriche, vi è una sezione di architettura con tavole di Giuseppe Sommaruga. Tra le opere più significative esposte di autori italiani e stranieri si segnalano quelle di autori come Carlo Bugatti, Eugenio Quarti, Carlo Zen, Hector Guimard, una importante ed esaustiva collezione di ceramiche di Amphora, vetri di Gallè, un salotto di Majorelle. La mia idea di Museo si sta evolvendo in seguito al sodalizio con Palermo insieme alle massime autorità locali, a partire dal prof. Ettore Sessa indiscusso esperto dell'opera di Ernesto Basile, Tommaso Romano presidente della Fondazione Thule - già la sede è una casa museo del Liberty - assieme all'assessore Pietro Cannella. Si tratta di inaugurare tre sedi: La prima a Sarnico, città votata per eccellenza al Liberty con la presenza di edifici progettati da Sommaruga su committenza della famiglia Faccanoni , in seguito  Palermo che raccoglie tutte le opere di Ernesto Basile con il contributo di chi possiede i progetti , a Savona l'ambito sogno di ubicare a villa Zanelli, capolavoro Liberty ligure una succursale che omaggia l'autore e progettista allo stesso tempo, il torinese Pietro Fenoglio. Questo perché dopo Sommaruga si segnalano due architetti simbolo del modernismo italiano con Fenoglio e Basile, senza abbandonare la trattativa con una villa a Sarnico, se conclusa come quasi lo fu in principio,  potrebbe ospitare circa mille opere senza istituire succursali. Si applicherebbe quindi il format di "Art Nouveau week" organizzato e promosso dall'associazione Italia Liberty nel creare un percorso dislocato su tre città simbolo.

Che differenza c'è tra Art Nouveau e Art Déco?

Mentre nell'Art Nouveau la figura femminile rappresenta la natura al centro del movimento artistico e veniva rappresentata con forme corporee naturali e coeve alla realtà, nell'Art Déco, attorno agli anni Trenta, si abbandona quella filosofia ed estetica decorativa verso forme più geometriche, corpi più sexy e attraenti usando un gergo più comune.

Perché in Italia si chiama Liberty?

Sin dai primi studi negli anni Settanta di Rossana Bossaglia e Lara Vinca Masini, i testi di allora hanno definito questo stile con il termine "Liberty", il cognome di Arthur che nel suo locale a Londra commerciava stoffe, arredi e utensili in stile Art Nouveau. Liberty è entrato nell'immaginario collettivo, ma preferisco chiamarlo anche modernismo.

Alla 54ᵃ Biennale Internazionale d’Arte di Venezia ha esposto le sue opere nel Padiglione Italia, curato da Vittorio Sgarbi. Com’è stato lavorare con uno dei più famosi critici d'arte italiani?

Ricordo la sua chiamata nel 2009, quasi inaspettata, mentre stavo rilegando dalla legatoria Angelini di Riccione la mia tesi di laurea all'Accademia di Belle Arti. Sgarbi, colpito dal mio interesse per l'artista Vucetich di cui possiede diverse opere, mi contattò per fare chiarezza su una curiosa vicenda che, racconto nella mia recente monografia edita da Silvana Editoriale. Dopo poco tempo è nata un'amicizia che ancora coltivo. Ha presentato diversi miei libri ed è intervenuto in più occasioni alle conferenze che tenevo in giro per l'Italia sul tema del Liberty, tanto da renderlo partecipe a questo museo in via di inaugurazione.

Ha fatto numerose scoperte nel campo del Liberty: gli affreschi di Emile Hurtré a Correggio, la tela Primavera di Pietro Melandri a Faenza, la cabina di ascensore di Barcellona. Può raccontarci i retroscena?

La storia dell'ascensore mi ha regalato notorietà, non mi sarei immaginato, di ricoprire le prime pagine di tutti i quotidiani spagnoli e in parte anche italiani, per qualcosa di così bello. Anche le medaglie hanno due lati: il mondo dell'arte dall'esterno può apparire bello, ma viverlo è una condanna. Ho deciso di comprare un'opera in meno, un'amante in più, seguendo i modelli greci, dove la vita a quei tempi era più genuina e pura rispetto alla nostra. La noia è all'ordine del giorno, io ricercatore stakanovista ottengo più emozioni quando raggiungo certi risultati. L'ultima è stato un lampadario rubato 70 anni fa. Mi manca solo diventare ispettore! 

Da Goya a Van Gogh, ma anche Monet fino al più recente Cattelan, sono davvero molte le opere d’arte prese di mira dagli attivisti per il clima negli ultimi mesi. Lei cosa ne pensa?

Gli attivisti con queste azioni hanno perso più volte l'occasione di imbrattarsi anche loro con sughi e colori, per finire in un calderone per  bollito fatto ad arte, ispirato alla performance "Food da Gordon", tributo a Gordon Matta-Clark. Sto vivendo una reale preoccupazione per le condizioni nelle quali versa il pianeta, auspico interventi adeguati per un'inversione di tendenza, sono costretto a condannare senza appello le modalità della protesta e desidero invitare tutti a una riflessione pacata e approfondita.

Come avvicinare i giovani all'arte?

Leggo nei loro occhi la voglia instancabile di "fare soldi". Più che modi e azioni, parlerei di metodologie che devono scaturire già dai banchi di scuola. Il termine "avvicinare" nel contesto dei musei, della professione e cultura. Troppo spesso le due importanti realtà (Scuola e Museo), vengono vissute in modo scollegato e non innescano un processo virtuoso di arricchimento reciproco. Ed ecco la necessità di un approccio bidirezionale dell’offerta culturale, con l’obiettivo di incentivare luoghi d’arte dove andare e desiderare di tornare. Per anni si è cresciuti con lo stereotipo che la cultura non paga. Non è così. La cultura paga e può ripagare molto, soprattutto perché i giovani, lavorando con il patrimonio culturale, possono realizzarsi, creare ed inventare nuove professioni.

Parliamo di politica: investimenti sul patrimonio culturale. Come bisogna agire?

Sicuramente un costante investimento nella restaurazione di edifici storici da recuperare, con finanziamenti alle attività culturali. L'offerta in Italia è tanta, turisti sempre pochi, la città dell'arte non è solo Roma! Valutare opere d'arte e architettoniche, anche minori, sponsorizzare maggiormente il nostro paese con i suoi beni all'estero, ma anche creare offerte, seguendo l'onda di Barcellona con Gaudì. Ci ho provato, con il format "Art Nouveau week", a distanza di sei anni qualcosa si è mosso, un incremento di fruitori giovani fascia 17-25 e turisti stranieri, incuriositi verso qualcosa di più nuovo. Per questo è fondamentale la collaborazione tra pubblico e privato.

Una cosa mai detta: che vorrebbe raccontare in esclusiva alle Gazzette?

Alcuni mi definiscono folle e grande esteta vulcanico. Un amico dice che sono "accelerato", ma dopo tre mesi in vacanza in Spagna, con dispositivi informatici off-line, con tanta voglia di avventura, sono rilassato e mi godo di più il momento. Sto lasciando il mondo come critico d'arte, avendo raggiunto ciò che ambivo, mi diletto più a fare l'artista visivo e musicale. Sto scrivendo anche un libro di poesie. In cantiere ci sono diverse pubblicazioni: prime fra tutte l'atlante dell'Art Nouveau, un database di oltre 14 mila edifici sparsi in tutto il mondo che ho catalogato negli anni. Sono architetture Art Nouveau, famose e meno note, alcune vere scoperte, includono edifici abbattuti di cui rimane traccia solo in cartoline d'epoca.

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