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Scritto da Redazione
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01 Gennaio 2021

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Pubblichiamo l'intervento di Eugenio Baronti, ex amministratore pubblico e a lungo impegnato in politica, sul futuro della ex manifattura tabacchi all'interno del centro storico:

Il destino, meglio, la destinazione d’uso di un contenitore della dimensione della ex manifattura avrà una grande ricaduta sul futuro della città, può rappresentare un’opportunità per il suo riscatto oppure una irripetibile occasione persa, il colpo di grazia finale ad una città che ha lentamente smarrito la sua identità. La città racchiusa dentro le sue mura si è progressivamente trasformata in città vetrina, città museo, e ha perduto, nel corso dell’ultimo mezzo secolo, la sua funzione residenziale e di conseguenza ha perso tutte quelle attività artigianali e commerciali e funzioni legate alla residenza.

Pochi abitanti e sempre più vecchi, sempre meno appartamenti destinati alla residenza sempre più seconde case, residenze di prestigio, B&B e un continuo cambio di destinazione di vecchi negozi trasformati in tanti “mangifici” di ogni tipologia di cui ormai è piena all’inverosimile la città. Tutto questo è potuto succedere, e succede anche oggi, perché la politica è diventata il luogo delle chiacchiere e del vorrei, ma non posso, ha perduto capacità di controllo e di indirizzo per promuovere il bene comune e l’interesse generale, nel nome di una intera città.

Il recupero della funzione residenziale del centro storico è una priorità assoluta, e non da oggi. Riportare dentro l’alborato cerchio residenti, famiglie, giovani, bambini, è l’unica via per il recupero di ruolo, funzioni e identità del centro storico. Una città museo è una città svuotata di senso, di bellezza, di tradizioni, di tipicità, una città squilibrata con una piccola zona “forte” piena di vetrine luminose di negozi uguali ad ogni altro centro di una città qualsiasi che fa da contraltare ad una sempre più grande zona con tante saracinesche abbassate che trasmettono un senso di decadenza.

Che c'entra la manifattura in tutto questo? C'entra eccome!! Un grande contenitore urbano da recuperare può contestualmente rispondere a tanti bisogni ed esigenze, può avere una destinazione d’uso polifunzionale, può essere un ottimo contenitore di progetti per fare rinascere la città, renderla più viva, attrattiva, accogliente.

In nome dell’interesse generale, il progetto di riqualificazione e rigenerazione della ex manifattura dovrebbe dare la massima centralità allo spazio pubblico, creando luoghi che facilitino la socializzazione, servizi innovativi ai cittadini e imprese, luoghi più accoglienti, energicamente efficienti, in rete con tutta la città e la sua periferia.

Tra questi progetti non può assolutamente mancare una risposta efficace alla domanda di edilizia residenziale sociale; in questo immenso contenitore urbano c’è lo spazio sufficiente anche per riportare a vivere in città nuove famiglie giovani e per farlo non servono privati, project financing, servono amministratori coraggiosi che, partecipando ai bandi regionali di edilizia sociale ed agevolata, presentano un progetto pilota per la città di Lucca per costruire un nuovo modello dell’abitare capace di legare inscindibilmente insieme la qualità dell’edificio, il confort che esso offre, la qualità e la sicurezza dei materiali usati, l’efficienza energetica, con la qualità sociale dell’abitare.

Un progetto pilota di Co-housing che mette insieme domande e bisogni sociali diversi, per evitare di creare nuovi ghetti, offrendo alloggi pubblici e privati con a disposizione spazi e servizi comuni per favorire relazioni umane, legami intergenerazionali, scambi solidali e mutualistici di servizi. Per creare una nuova cultura dell’abitare per il futuro, che contrasti l’individualismo sfrenato contemporaneo che crea solitudine e fragilità sociale, c’è bisogno di amministratori coraggiosi e innovativi che sappiano cogliere al volo le opportunità che si presentano e, la ex Manifattura, è sicuramente una di quelle opportunità storiche che perderla sarebbe un delitto.

Il progetto di COIMA presentato e meno male accantonato, speriamo per sempre, era a dir poco umiliante per tutta la città. Destinare enormi spazi a parcheggi per decenni, anzi per mezzo secolo è stata una vera follia, solo a parlarne. Pensare al un futuro riproponendo la “dittatura dell’auto privata” a cui deve essere sacrificato e subordinato ogni angolo e spazio della città è indecoroso per un’amministrazione che si definisce progressista, dimostra di essere ancora prigioniera dell’aspetto peggiore della vecchia cultura novecentesca, quella cultura che trasformò le mura, il suo monumento più prestigioso, nella circonvallazione e in parcheggio per le auto. Oggi, siamo in un’altra epoca storica e questi continuano ancora a pensare ad una città contro l’uomo e al servizio dell’auto privata. Se poi a questo si aggiunge il progetto ANAS degli assi viari la frittata è servita e c’è di che vergognarsi.

 

 

 

 

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