Salve da domani finisce la mia presidenza del S. Pietro a Vico e, spero di no, anche della società stessa.
Il S. Pietro a Vico è nato nel 1960 dalla volontà di mio padre Alfredo Bandettini, e dei suoi amici.
Hanno fatto giocare, divertire, crescere e diventare uomini migliaia di ragazzi; dopo la sua morte hanno preso il suo posto Taddeucci e Giuntoli, in seguito sono subentrato io.
Prima di tutto chiedo scusa se ho sbagliato qualcosa con qualcuno, ma soprattutto chiedo scusa a mio padre e ai suoi amici, soprattutto a Dianda Luigi, il “nostro” GIGI, l’unico rimasto dalla fondazione della società.
Mi dispiace, ma questa volta, contro la politica ed il sistema, non sono anzi non siamo riusciti, io e miei amici, Gigi, Natale, Luca, Giorgio, Paolo, Stefano, Luca, Pierluigi e molti altri che ci hanno sempre dato una mano, ad andare avanti…
Il primo intoppo è stato quando ci hanno tolto il campo alla stazione, uno dei primi campi di calcio del comune dove si tenevano importanti tornei negli anni sessanta e dove organizzavamo anche la sagra del paese. Il comune e la allora giunta non avevano soldi per mettere a norma la recinzione e non ci davano gli spazi per rifare gli spogliatoi; quindi decisero di chiuderlo e successivamente darlo ad un’associazione di allevamento cani che a tutt’oggi, solo grazie all’impegno personale e alla forza dei suoi associati, riesce ad andare avanti e mantenere l’impianto in essere.
A quel punto, grazie agli amici dell’Acquacalda, ci trasferimmo a San Cassiano a Vico, formando l’Acquacalda S.Pietro a Vico, che ha portato alla nascita di una scuola calcio con centinaia di bimbi.
Purtroppo, a seguito dell’incendio doloso del 2017, siamo stati costretti a chiudere la scuola calcio e proseguire solo con le squadre più grandi, perché il nostro campo non era, e non è, a oggi, 30 giugno 2021, agibile. Faccio presente che, inspiegabilmente, da domani, dopo 4 anni di silenzio, il comune, a sue spese, inizia i lavori di ristrutturazione dell’impianto sportivo di Via Tognetti a San Cassiano.
In questi anni nonostante controlli, ripicche e gelosie, siamo andati avanti girando per il comune e pagando affitti per giocare e far divertire i nostri ragazzi (più di 60) negli ultimi anni.
In questi anni abbiamo continuato ad allenarci a San Cassiano a Vico e abbiamo sostenuto spese per l’impianto elettrico, il riscaldamento e l’irrigazione.
Inoltre ci siamo costituiti parte civile nel processo contro i presunti colpevoli dell’incendio doloso del 2017 e siamo andati avanti sostenendo autonomamente tutte le spese che questo ha comportato. Ma speravamo, e speriamo, di trovare i colpevoli e finalmente scagionare da ogni accusa la nostra società!
E il Comune? Intanto ha riscosso dall’assicurazione il 90 per cento del danno subito; inoltre non si è costituito parte civile nel processo ed è sparito. A questo punto, profondamente amareggiato e deluso, mi chiedo se la politica e la giustizia funzionino così.
Come se non bastasse, siamo stati travolti e bloccati dalla Pandemia di COVID-19.
Per contenere ed affrontare meglio le spese, siamo quindi stati costretti a formare due squadre unendoci con la Folgor Marlia (diventando FOLGOR SAN PIETRO A VICO) e continuando ad allenarci e ad usufruire del campo di San Cassiano a Vico: la nostra casa, il nostro fortino.
Con l’asta di quest’anno il Comune o, scusate, il sistema, ha tenuto conto di un’offerta economica elevata di un’altra società e non la radicalità della società sul territorio, né tantomeno gli anni di anzianità e gli anni di gestione dell’impianto (più di 30 !!!!); ha considerato solo il dio soldo.
Un saluto a tutti e una parola a mio figlio Matteo, che ha la mia stessa passione (o malattia?) per il calcio; mia, e, soprattutto, di suo nonno. “Continua a divertirti e a far divertire i tuoi bimbi. Conoscerai, nel tuo percorso, tante persone, tanti amici, anche presunti amici: tutto servirà a crearti un bagaglio di esperienze che ti faranno crescere ed essere rispettato”.
Scusate ancora se non sono stato in grado di continuare e grazie a tutti giocatori, famiglie e società che ci sono stati vicini in questi ultimi anni; tutti, a loro modo, ci hanno aiutato sperando di rivederci sui campi di calcio la domenica. Perché la domenica senza calcio non è domenica.