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Scritto da Redazione
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02 Maggio 2020

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E' la settima volta che mi trovo a chiedere spazio al vostro giornale, che ringrazio una volta di più. Sono sempre Pietro Casali, presidente del A.S.D. Circolo Nuoto Lucca, società sportiva che gestiste due piscine a Lucca. Vi chiedo spazio perché non sono mai stato così preoccupato da quando è iniziata l'emergenza legata al Covid-19, e spiego perché.

Il problema non è solo quando riapriranno le attività, ma in quali condizioni e con quali limitazioni potranno riaprire. Mi viene da sorridere quando ascolto nelle varie trasmissioni televisive o leggo sui giornali che, con rarissime eccezioni, i vari rappresentanti di categoria – e purtroppo ci metto anche i rappresentanti dello sport, ovvero ciò che direttamente mi interessa – affermano come i loro iscritti siano pronti a riaprire, e soprattutto siano preparati a rispettare le regole che vuole imporre il governo. Storie, tutte maledette storie. Innanzi tutto non chiamiamole regole, ma come ho già detto, belle parole piene di vento. Non è assolutamente possibile mandare avanti esercizi di ristorazione riducendo al 40% il numero dei tavoli, stabilimenti balneari riducendo al 30% il numero degli ombrelli, palestra riducendo al 40% il numero degli ingressi e così via. La cosa è talmente evidente che anche l'ultimo dei... se ne renderebbe facilmente conto.

Il comportamento dei rappresentanti di categoria rischia di far passare due messaggi entrambi chiaramente errati. Il primo, avallando simili imposizioni, è quello di adagiarsi sulla posizione "è tutto facile" e quindi di dar forza ad un governo circense, il governo Conte che sta massacrando l'economia, addirittura più nella fase II che nella fase I.

Il secondo ancora più subdolo e pericoloso che spiego con un paio di esempi. Prendiamo uno stabilimento balneare che l'anno scorso ha messo sulla spiaggia cento ombrelloni e quest'anno inizierà la stagione il 1 luglio (data ipotetica) mettendo, causa del distanziamento sociale, 40 ombrelloni. Cosa potrà pensare la gente? Se quest'anno riesci a fare la stagione con 40 ombrelloni, quanto sei ingrassato gli scorsi anni che avevi cento ombrelloni? Allora smetti di lamentarti!

Prendiamo come secondo esempio la riapertura dei cantieri edili. Il decreto Sblocca Italia prevede, fra i tantissimi adempimenti, l'obbligo della sanificazione periodica del ponteggio, degli strumenti di lavoro, della baracca di cantiere ect. Sanificare un cantiere con ponteggio di 700-800 mq costa almeno mille euro. Se mettiamo di farlo una volta la settimana - sarà sufficiente o ci vorrà una frequenza maggiore? - con una durata del cantiere stesso di tre mesi, ecco che ci troviamo di fronte ad una spesa straordinaria di dodicimila euro. Come sopra, la gente potrà pensare: fino allo scorso anno, quanto guadagnavi su un appalto, se adesso riesci a sopportare simili spese straordinarie? Allora eri quantomeno scorretto!

Verranno messi su un vassoio d'argento ulteriori argomenti a quella fetta di opinione di piattume comunista che ha sempre visto i lavoratori autonomi e gli imprenditori come dei furbetti per non dire dei disonesti.

Sono messaggi infinitamente sbagliati. Cosa ci vorrebbe a dire: in queste condizioni siamo costretti a ripartire lavorando in forte rimessa e prendendo mille rischi solo per non perdere i clienti! E' questo per chi ha ancora qualche cliente! La grande maggioranza delle partite Iva, e soprattutto le piccole attività, già a condizioni normali e senza emergenza, mette appena insieme lo stipendio o, come diceva mio padre, non avanza un soldo pe' fa' canta' un ceo.

Io non faccio l'ipocrita. L'ho già gridato con forza e lo ripeto. Riaprire le piscine e gli impianti sportivi in generale, con le condizioni imposte dal governo, è talmente antieconomico che converrà rimanere chiusi. E questo, anche se le linee guida della Federazione Italiana Nuoto sono molto meno stringenti, per quanto balneazione e spogliatoi, del pittoresco distanziamento sociale imposto dai vari decreti governativi. Siccome sostenevo questo da mesi, vale la pena riportare i passaggi per esteso.

A questo proposito, quindi, concentrazioni di cloro libero comprese fra 0,7 e 1,5 mg/ nell'acqua delle piscine,
previste dalle norme vigenti, sembrano ampiamente in grado di prevenire la diffusione della COVID-19.

L'evaporazione dell'acqua clorata potrebbe inoltre, almeno a breve distanza dalla superficie, limitare il rischio di propagazione di una carica virale infettante per propagazione tramite le vie aeree.

Per quanto riguarda la densità di affollamento si ritiene di conservare l'indice, già previsto, di almeno 5 mq a persona di superficie per gli spogliatoi.

Per le palestre si considera un indice di 7 mq per persona.

Per lo specchio d'acqua, allo scopo di mantenere, con ampio margine, la distanza interpersonale di sicurezza durante l'attività, si ritiene invece di considerare, raddoppiando le superfici per persona, rispetto ai riferimenti attualmente in vigore, per il tempo ritenuto necessario dalle autorità competenti, un indice di:

FASE 2 A: almeno 10 mq per gli allenamenti degli atleti riconosciuti di interesse nazionale in vista della loro partecipazione ai Giochi Olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali, a partire dal 4 maggio;

FASE 2 B: almeno 7 mq a persona per l'attività sportiva di base (inclusa l'attività didattica e la balneazione), presumibilmente a partire dal 18 maggio.

In linea generale ritengo che la soluzione che possa salvare capra e cavoli, ovvero raggiungere il giusto compromesso fra la salute della popolazione e la ripresa economica, sia quello di imporre per legge meno della metà delle disposizioni imposte dal governo – che ho già avuto modo di definire belle parole piene di vento – e le restanti lasciarle solo come raccomandazioni.

Libero arbitrio, libera scelta tanto dei cittadini quanto da parte delle partite Iva. Non servo arbitrio, come viene imposto dal governo. Anche perché sia altrettanto libero arbitrio decidere se morire di Covid-19 o se morire di fame, se far morire la propria dignità continuando a sopportare gli arresti domiciliari imposti da questa dittatura talmente sfacciata che ormai neppure prova a mascherarsi o se morire con dignità da uomini liberi. Diceva Marco Tullio Cicerone: Nihil est tam omnibus carum quam libertas, ovvero niente è tanto caro a tutti quanto la libertà.

So già che qualcuno si alzerà e griderà che sono un farabutto, che voglio passare sopra la salute della gente per il Dio denaro. Totalmente sbagliato. Qui non si tratta di Dio denaro, ma di mera sopravvivenza. Se trascorrono ancora un paio di mesi, l'economia italiana sarà identica alla città di Varsavia il 17 gennaio 1945, ovvero rasa al suolo. E ricordino tutti che, se scompaiono le partite Iva, scompare l'Italia intera, perché il leviatano statale - mai come oggi Thomas Hobbs è attuale - trova i soldi per pagare gli stipendi dei propri dipendenti, le pensioni, le opere pubbliche, la sanità ect. non scavando una buca in giardino, ma proprio dalle tasse delle partite Iva.

Forse queste sono fatte da cittadini di serie B che hanno solo doveri? Cosa sono, schiavi al servizio del sistema pubblico? Non riescono a portare a casa il reddito per le loro famiglie, ma non possono licenziare, devono fare gli accordi sindacali, devono garantire i livelli occupazionali e devono pagare le tasse. E come sovrammercato, quando riapriranno, saranno sommersi da una valanga di limitazioni e di adempimenti.

Ritengo giusto gridare ad alta voce come sia doveroso trovare, già a partire da oggi, un giusto compromesso tra le esigenze sanitarie e la ripresa economica. I rappresentanti di categoria si facciano sentire, mordano! Si possono riaprire le attività anche alle condizioni imposte dal governo. Ovvio, si può fare tutto, ma in questo modo la strage per l'economia proseguirà.

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