Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione che è anche una denuncia inviataci da un lettore trovatosi a vivere una esperienza affettivamente ed emotivamente devastante alle prese con adempimenti burocratici e disservizi pubblici:
Quando si è colpiti dal dolore della perdita di un familiare, nel mio caso la sorella, tutto diventa ovattato, difficile da accettare e si è confusi ed inebetiti dalla sofferenza. Se poi la persona che se ne va è ingiustamente annientata da un male incurabile a soli 43 anni, tutto aumenta in modo esponenziale. Non siamo in condizioni psicologiche sufficienti per avere un minimo di organizzazione, anche se molte cose vanno comunque fatte e, mentre un elogio con tutto il cuore va fatto al Servizio Funebre della Croce Verde di Lucca che ha dimostrato essere di un’umanità eccezionale e di un’efficienza incredibile, purtroppo non si può dire di altro.
Come molti, ahimé, si ha la necessità, sia per motivi lavorativi che per altro, di avere un “banale” certificato di morte in carta libera che, sino ad un anno fa, in occasione del decesso di mia madre, si poteva ritirare in Comune, in pochi minuti, presso lo sportello dedicato. Così, ignaro, mi reco di mattina negli uffici competenti sicuro, in virtù dell’amara esperienza precedente, di ritirare il dovuto.
All’ingresso, però, mi viene detto che tale certificato può esser ritirato solo su appuntamento e le richieste impongono tempi lunghi per il rilascio: addirittura circa 20 giorni. Mi viene altresì consigliato di recarmi presso l’Agenzia Funebre che può rilasciare lo stesso.
Ammetto: a “mente fredda” riconosco che l’agenzia in questione ha sicuramente detto a suo tempo di tale possibilità, ma nel marasma del giorno successivo la mente lavora male e, comunque, si tende ad affidarci con falsa certezza a quello che dovrebbe essere un servizio pubblico.
Considerando l’assurdità dei tempi del rilascio, i dubbi sono molti. Si arriva a pensare che, magari, viene scritta una lettera al giorno per comporre il documento o che lo stesso sia redatto a mano… non saprei davvero cosa pensare se non che la famosa “digitalizzazione” della Pubblica Amministrazione sia una balla.
Tornando a casa chiamo l’agenzia funebre che spediranno il certificato in questione in formato “.pdf” via posta elettronica e, in tal modo, tiro un sospiro di sollievo.
Poi, durante la giornata, in un momento particolarmente lucido, mi viene in mente di collegarmi al sito del Comune e, meraviglia delle meraviglie, previa registrazione tramite SPID riesco a scaricare il dovuto. Questo piccolo aneddoto impone alcune brevi riflessioni sulla modalità del gestire un servizio pubblico e dei rapporti che si instaurano col cittadino. Chi si rivolge, spesso per motivi legati a momenti difficili, alle istituzioni, lo fa sperando di esser aiutato e, sebbene consapevole di essere in uno stato di particolare difficoltà, crede che vengano facilitate le varie operazioni con indicazioni utili.
Ecco, senza volerne alla persona che mi ha accolto alla porta con il sorriso, queste indicazioni non ci sono state perché si è “scaricato il barile” ad un’agenzia funebre quando, tranquillamente, si poteva indicare la possibilità di collegarsi al sito del Comune. Inoltre, può accadere, sebbene molto raramente, che la persona sia sprovvista del collegamento internet o comunque non sia così capace nel risolvere la questione “online” ed è scandaloso che per un certificato in carta libera (che sia un certificato di morte è pure un’aggravante) si debba “prender appuntamento” (e data la lunghezza dei tempi forse prima che il proprio familiare sia deceduto) per entrare in possesso del foglio di carta in formato A4 circa venti giorni dopo.
Si sta assistendo ad un impoverimento del servizio che la Pubblica Amministrazione dovrebbe offrire con momenti che rischiano di rappresentare scene da film di costume spesso interpretati da attori come Antonio Albanese o Checco Zalone dove, con evidente esasperazione, si mostrano i “nervi scoperti” di un paese che fatica nel trovare iniziative utili a spendere i proventi del PNRR o che, nel 2023, mostra i medesimi disservizi
degli anni ’70.
Certo, si potrebbe pensare che alla fine c’è la possibilità di ottenere “online” il dovuto oppure che l’agenzia funebre si occupa pure di questo e, in tal modo, chiudere la questione con la mia comprensibile confusione. Credo, però, che si debba recuperare il senso dell’Etica che ormai è sfuggito e che si debba pure riconquistare il valore del servizio pubblico che dovrebbe essere una delle più alte espressioni di uno stato democratico ed
efficiente: quando tutto ciò viene meno, anche la coscienza sociale ne risente, impoverendosi sempre di più verso un grottesco film senza fine.