Questo è solo una delle tante urla di dolore e aiuto che sono accolte quotidianamente dalle sedi Conflavoro Pmi di tutta Italia. Ma questa non viene dalla Lombardia, non viene dal Veneto. Viene dal nostro territorio e ha la voce di Andrea Luporini, imprenditore commerciante titolare con la famiglia della boutique Torello Srl. Un’attività che, nonostante il mezzo secolo di vita, teme fortemente le drammatiche conseguenze dell’emergenza sanitaria ed economica causate dal coronavirus Covid-19.
"Non serve aggiungere altre parole. L'Italia è piena di Andrea. Oggi siamo tutti Andrea – il commento del presidente Roberto Capobianco alla lettera di Luporini – e Conflavoro Pmi farà di tutto per difendere e sostenere imprenditori così, che non hanno paura di gridare il loro dolore e che chiedono, giustamente, aiuto. Se lo meritano, glielo dobbiamo. Perché sono questi gli imprenditori che finora hanno portato avanti l'Italia".
Di seguito il testo integrale della lettera così come è pervenuta alla sede di Conflavoro Pmi.
Buonasera,
sono Andrea Luporini ed insieme alla mia famiglia abbiamo due negozi di abbigliamento in provincia di Lucca. Una tradizione che non vorremmo finisca proprio ora che il 1 di Marzo abbiamo inaugurato la nostra Boutique in prossimità del 50esimo anno di attività.
Mi permetto di disturbarla perché quello che sta accadendo va oltre qualsiasi fantasia; è un’urgenza umana prima di tutto, sanitaria ma assolutamente anche ECONOMICA. Il disastro colpisce tutti ma, purtroppo, il nostro Governo non ha gli strumenti per aiutare tutti.
Il Decreto ‘’Salva Italia’’ salva, forse, pochi (e per poco) e lascia nei guai molti per sempre. Piccoli e medi Commercianti, studi di rappresentanza e tutti gli operatori della moda in generale, nel nostro caso, hanno poco da farsene dei congedi parentali e crediti d’imposta. Con rispetto parlando!
Abbiamo bisogno di misure più concrete e di sicuro a lungo raggio. Le prospettive di riapertura delle attività sono lunghe, previste a metà Aprile, primi di Maggio, alle ipotesi più rosee. E anche quando riapriremo troveremo un tessuto sociale spaventato, impoverito sia economicamente sia mentalmente e di certo non incline allo ‘’shopping’’; e, a quei pochi che lo fossero, non vorranno di certo comprare a prezzo pieno.
Dovremo ‘’svendere’’ merce nuova ed in parte da ancora da pagare. Affitti, spese condominiali, stipendi (la cassa integrazione per 2 mesi NON risolve la situazione di una piccola realtà COME LA NOSTRA in cui i dipendenti sono 6, più a NOI FAMILIARI), le utenze (congelare le bollette non vuol dire non pagarle mai più, cosi come gli F24). Torneranno indietro come boomerang.
ABBIAMO, COME TUTTI, BISOGNO DI ESSERE TUTELATI.
Dobbiamo pagare i nostri fornitori (titoli, Ri.Ba), che a loro volta dovranno produrre e affrontare le loro spese. Senza flussi di cassa è impossibile. Ma Lei, ovviamente, è già al corrente di tutto.
La contatto, come faranno altri nostri colleghi, spero in tanti, per chiederle di farsi ambasciatore di chi, più ‘’piccolo’’, può fare la voce meno grossa. Parlare a chi può fare qualcosa si può e si deve fare! Unire interessi comuni, anche all’estero, visto che l’Italia sembra non interessare a nessuno anche se in effetti siamo i più ‘’forti’’, geniali e promotori ti tendenze in questo settore, perché il Mondo della moda, per quanto effimero e futile possa essere considerato perché vale miliardi.
Fino all’anno scorso il fatturato italiano aggregato era di oltre 70 mld, con 82mila imprese attive, e dava lavoro ad oltre mezzo milione di persone! Siamo aperti a qualsiasi iniziativa Voi, esponenti con più poteri vogliate, promuovere e proporre.
Mi scuso per il lungo sfogo e se l’ho annoiata, ma è un problema che ci coinvolge tutti. Spero, speriamo tutti, di avere qualche speranza.
I miei più Cordiali Saluti.