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Scritto da Renata Frediani
Passioni napoleoniche
31 Maggio 2022

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I Francesi non avevano torto. Io ero loro concittadino per caso. Se non ero però francese d’origine, lo ero nei sentimenti.

Napoleone, Memoriale di Sant’Elena

Desidero riprendere il nostro periodico appuntamento dei resoconti napoleonici con alcune osservazioni derivate dal mio recente soggiorno in Corsica, culla di Napoleon Le Grand.

Il contatto diretto con i territori dell’isola natale di Napoleone mi ha fatto riflettere su diversi aspetti della personalità di Bonaparte, sul suo vissuto più intimo e privato, legato all’isola natìa. Durante la fila, in attesa di visitare la casa di Napoleone nel borgo antico ad Ajaccio, oggi Musèe National de la Maison Bonaparte, ero immersa con la mente nell’immagine del fonte battesimale della Cattedrale di Ajaccio, dedicata a Santa Maria Assunta. Proprio lì, il mio pensiero è volato a immaginarlo bambino, dove il 21 luglio del 1771 è stato battezzato il piccolo Napoleone.

Chissà, pensavo, per quale motivo la grandezza del personaggio riesce così bene ad annullare la sua infanzia proiettandolo nell’immaginario collettivo già sui campi di battaglia o nell’atto di incoronarsi Imperatore alla presenza del Papa Pio VII, Gregorio Chiaramonti, o nel giorno della drammatica sconfitta nel campo di fango di Waterloo.

Napoleone nato ad Ajaccio il 15 agosto del 1769 lascia per la prima volta la Corsica il 1gennaio del 1779 per studiare al collegio di Autun e il 12 maggio dello stesso anno per spostarsi alla scuola militare reale di Brienne. Dopo Brienne completerà i suoi studi alla Scuola Militare a Parigi (1784 –1785)

Chi era Bonaparte bambino? Era un sognatore, riflessivo, solitario. Una delle sue prime qualità era la resistenza poiché fu costretto ad imparare velocemente a causa degli eventi avversi. Non doveva essere facile vivere in esilio per un bambino di soli 10 anni. Appena arrivato al collegio ha dovuto confrontarsi e difendersi in un paese straniero dalle ostilità dei suoi compagni di classe francesi e tutti appartenenti alla nobiltà. Nessuno ricorda di averlo mai visto sorridere. Scriverà una lettera al padre, in un momento di grande sconforto «Sono stanco di mostrare la mia povertà, di subire lo scherno dei fanciulli stranieri che mi sono superiori soltanto per il denaro mentre per nobiltà di sentimenti non ve n’è uno che non mi sia di gran lunga inferiore». Ma la famiglia risponde: «Non abbiamo denaro bisogna che tu rimanga.

non ho altro rifugio che il mio lavoro […]». Chiuso nella sua cameretta, studiava le carte e disegnava le più lontane regioni del globo, nei suoi appunti finali riporta «Sant’Elena. Piccola isola dell’Oceano Atlantico. Colonia inglese». Che segno del destino! Napoleone bambino, sensibile ed idealista, sognerà sulle pagine di del suo autore preferito, Plutarco, la sua passione.

Con la Corsica sempre nella sua mente e completamente dedito allo studio cerca sé stesso, il suo vero io. A soli 17 anni scriverà i giovanili saggi sulla sua isola natale e avrà come prima lettrice d’eccezione la madre Letizia Ramolino.

Questa terra definita aspra e ribelle, io aggiungerei magnetica, con un paesaggio selvaggio, incontaminato, di rara e straordinaria bellezza, il cui protagonista è il mare che sarà al centro anche dei pensieri di Napoleone, in quanto rappresenta una sorta del suo singolare destino segnato dalle onde e dalle isole. La Corsica, l’Elba e Sant’Elena.

Lui stesso dirà nelle sue memorie a Sant’Elena «Che pensieri mi ha lasciato la Corsica! Io godo ancora del ricordo delle sue belle località, delle sue montagne, sento perfino l’odore della mia isola. Avrei migliorato le sorti della mia bella Corsica ... ma i rovesci sono venuti e non ho potuto realizzare i progetti vagheggiati nella mia mente».

Dopo la sconfitta definitiva nella battaglia di Ponte Nuovo, combattuta contro i francesi l’8 maggio 1769, al leggendario Pasquale Paoli aspettava l’esilio in Inghilterra e la Corsica venne proclamata possedimento francese con il trattato di Versailles.

Sarà Napoleone stesso che attraverso i suoi ricordi e osservazioni nel memoriale a Sant’Elena racconterà che: «I Francesi consideravano la Corsica come una colonia, come una nuova conquista; la riguardavano come un’isola italiana, come una provincia genovese. I Francesi non avevano torto. Io ero loro concittadino per caso. Se non ero però francese d’origine, lo ero nei sentimenti. Avevo ricevuto la mia educazione in Francia, avevo servito in Francia, l’amore dei Francesi mi aveva innalzato. La mia politica non voleva che io facessi grande mostra della mia origine corsa; era necessario che io reprimessi quell’istinto di soccorso e di solidarietà che noi isolani sentiamo cosi forte. I miei nemici, gli invidiosi mi spiavano, tutto quello che facevo peri Corsi era segnalato come un previlegio, come un torto fatto ai francesi. Questa politica consigliata dalla necessita mi aveva alienato l’animo dei miei concittadini, e li aveva resi freddi verso di me…. non potevo fare altrimenti».

Dopo 20 anni di esilio il leggendario ribelle Pasquale Paoli, e il giovane Napoleone, cavalcano uno vicino all’altro. Gli espone i suoi progetti per liberare la Corsica dalla Francia. Paoli si rivolge a Bonaparte esclamando «non hai nulla di moderno in te, Napoleone, tu vieni dall’età di Plutarco».

Per la prima volta il giovane tenentino si sente capito.

I grandi uomini ricchi di virtù e grandezza d’animo, capaci di compiere grandi imprese sono gli eroi di Plutarco come Alessandro Magno e Giulio Cesare ai quali Bonaparte si era sempre ispirato fin da bambino divorando i libri.

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