Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa breve riflessione inviataci da un cittadino lucchese al quale rispondiamo altrettanto brevemente:
A chi protesta per le misure adottate del nostro Governo consiglio di fare una gita in qualche reparto di cura intensiva dove sono ospitati pazienti con polmonite bilaterale dovuta a coronavirus. Io credo che risiamo purtroppo ritornati in guerra e altresì penso che la morte da mancanza di respiro e di aria sia una delle più atroci. A pensarci io rabbrividisco fortemente.
Io privilegerei in questa visita istruttiva i signori che nella passata estate non hanno adottato nessuna precauzione e protezione andando dietro a negativi e scellerati ragionamenti di personaggi pubblici e tecnici che pensavano che la pandemia s'era fermata e non sarebbe più ritornata.
Si, questi ultimi gli manderei tutti in avanscoperta. Io penso che il Governo, anche con un poco di ritardo, ha fatto quello che un buon padre di famiglia avrebbe fatto per il bene comune della comunità. Non da ultimo il Governo ha già deciso sui sussidi economici da erogare con una certa urgenza da parte dello Stato alle categorie economiche ed ai lavoratori interessati. Bene cosi.
Risponde Aldo Grandi: caro Martinelli capisco la sua paura e il suo disappunto, ma, mi creda, non esiste una bella morte a dispetto di una brutta morte. Non che io conosca almeno. E' vero, solo alla morte non c'è rimedio, ma anche rimediare alla miseria, al senso di scoramento, al fallimento, all'impotenza è duro e, per molti aspetti, insopportabile e inaccettabile. Un Governo può fare tutto, ma non può limitare la possibilità delle persone di procacciarsi di che vivere e questo anche in presenza di un virus come la peste bubbonica o l'ebola che, mi creda, sono molto, ma molto più pericolosi del Covid-19. Un buon padre di famiglia? Lei costringerebbe i suoi figli a stare chiusi in casa pur sapendo che, se prendono il virus, al massimo se la cavano con pochi giorni di febbre e un po' di mal di testa e tosse? Via, non dica baggianate. Come in tutte le influenze - questa è sicuramente molto più aggressiva - c'è chi vive e c'è, purtroppo, chi muore. Si tratta solo di mettersi d'accordo su un fatto ossia se la vita ha un prezzo oppure no. Mi faccia capire: un'assicurazione paga la morte di una persona a seconda dell'età e delle sue capacità reddituali quindi, a quanto pare, la vita ha un prezzo e nessuno si scandalizza. Ecco, la vita di alcune decine di migliaia di persone - il 95 per cento delle quali, oltre ad un'età media intorno agli 80 anni, affetto da almeno una, due o tre patologie - ha un prezzo e se non lo ha, è giusto, allora, che vengano mandate al massacro e private del lavoro milioni di persone per salvarne una infinitesima parte? A lei la risposta. Noi, la nostra, la sappiamo già.