Caro direttore,
fra pochi giorni i Toscani decideranno chi governerà la Regione per i prossimi cinque anni e voteranno, insieme a tutti gli italiani, il referendum sul taglio dei parlamentari.
Circa le prossime elezioni regionali:
Che la Toscana sia diventata “contendibile” è di per sé una notizia di cui poco si parla. Per memoria queste sono le “serie storiche” delle elezioni regionali Toscana:
1995 – pres. Chiti: centro sinistra 62,5% - centro destra 36,5%
2000 – pres, Martini: centro sinistra 66,5% - centro destra 40.30%
2005 – Pres. Martini: centro sinistra 64.60% - centro destra 32,8%
2010 – Pres. Rossi: centro sinistra 65% - centro destra 34,4%
2015 – Pres. Rossi: centro sinistra 54,3% - centro destra 30,6% (in questa elezione apparvero i grillini che portarono a casa il 15,1%: ritengo che i grillini siano collocabili più sulla sinistra che sul centro destra. Se così fosse il centro sinistra avrebbe totalizzato quasi il 70% dei voti).
Negli ultimi 25 anni il distacco che la sinistra ha inflitto al centro destra è sempre stato di circa 30 punti che oggi sembrano ridursi fino ad azzerarsi.
Questa è la notizia in sé di cui poco si parla, ma che indica una inversione di tendenza già acquisita.
Ho la speranza che la tendenza si consolidi e che il cds vinca queste elezioni, ma ho la certezza che il cs ne esca comunque molto indebolito nelle sue componenti ortodosse (PD e variopinte sinistre radicali) e ancor più in quelle eterodosse (M5S).
C’è poi un fenomeno inusuale in questa tornata elettorale: stando ai sondaggi entrambi i candidati presidenti che contano Ceccardi e Giani) non trainerebbero le rispettive coalizioni, il cds sarebbe intorno al 43% mentre la candidata presidente Ceccardi oscillerebbe fra il 38 e il 42%, quasi analoga situazione nel cs che raggiungerebbe il 42,5% mentre il candidato presidente Giani oscillerebbe fra 40/44%.
In altri termini: la coalizione di cds sarebbe in vantaggio, ma non la sua candidata, mentre il cs sarebbe in svantaggio e il suo candidato oscillerebbe fra il 40 (sotto di due punti e mezzo ai voti della sua coalizione) e il 44% (sopra di un punto e mezzo).
Se i sondaggi avessero riscontro nei voti veri, ne uscirebbe che Giani potrebbe ottenere la maggioranza dei consensi mentre la sua coalizione potrebbe non raggiungerla.
Per di più La bizzarra legge elettorale Toscana (di matrice PD) prevede il ballottaggio se nessuna coalizione raggiunge il 40,01% dei voti. Questa ipotesi pare remota ma, ove accadesse, sembra quasi certo che la maggioranza dei voti M5S assicurerebbe (patteggiandola) la vittoria del cs.
Infine la stessa legge ammette il “voto disgiunto”: cioè io posso votare la coalizione di cds ma il candidato presidente di cs (o di qualunque altro partito ammesso al voto) e viceversa: la scheda è valida.
Le anime interne dei partiti che compongono entrambe le coalizioni sono in movimento: sento parlare sempre più spesso di voto disgiunto sia nel cds sia nel cs. Ma viene immediata una domanda: se voto Lega e non voto Ceccardi, chi voto come presidente (idem per PD e Giani)?
Aveva provato il consigliere uscente ex Lega Roberto Salvini a proporsi come alternativa a Susanna Ceccardi, ma la sua lista non è stata ammessa perché obiettivamente il suo simbolo era troppo confondibile con quello della Lega.
L’elettore di cds che non vuole dare il voto a Ceccardi ha davanti ben poche alternative: o Giani o la grillina Galletti, perché le altre liste o si collocano sulla sinistra estrema oppure sono liste civiche che non sembrano avere alcun appeal: voto inutile. (Si aprirebbe cui una riflessione sulla differenza fra liste davvero civiche in rappresentanza dei territori, cui nessuno dei due schieramenti ha posto vera attenzione e liste “civiche” che odorano di liste civetta).
Concludendo, al di là delle mie speranze, rimane il concetto inziale: lo smottamento dei consensi toscani da cs a cds è già garantito. Chiunque vinca le elezioni disporrà di maggioranze esigue, dovrà fare i conti con Comuni capoluoghi che hanno maggioranze di cds a Massa, Siena, Grosseto, Arezzo, Pistoia, Pisa (6 su dieci) o al contrario con maggioranze di cs a Prato, Livorno, Firenze (di per sé quasi decisiva) e Lucca (che non è stata vinta dal cs ma persa dal cds e dunque in attesa che il prossimo voto comunale sistemi le cose).
Inoltre la Toscana aveva già molti elementi di criticità, il covid 19 li ha aumentati ed ingigantiti. cito solo occupazione, sanità, infrastrutture, rifiuti, difficoltà delle imprese, interi settori trainanti oggi azzoppati, invadenza burocratica, visione ideologica dei problemi e delle soluzioni, cultura monotematica.
Conterà quindi non solo la lealtà verso il proprio partito e il Presidente eletto, ci vorrà competenza e capacità di mediazione: quando darò la mia preferenza farò molta attenzione dandola a chi ritengo che abbia competenza e capacità di ascolto e mediazione virtuosa (bando agli inciuci!) ed eviterò di darla a chi è solo capace di dire, a volte malamente, qualche slogan e niente di più.
Evito lunghi discorsi sul referendum: voterò un no consapevole e convinto: il risparmio di 109 milioni di € all’anno (stima del ministro Di Maio del tutto fantasiosa, come sempre) non sfiora lo sfacelo finanziario dell’Italia ma depotenzia lo strumento rappresentativo per eccellenza della democrazia: il Parlamento. È la prima tappa verso la “democrazia diretta” che insieme alla “decrescita felice” rappresenta il nucleo ideologico dei grillini.
Senza dimenticare le declinazioni della “democrazia diretta”. Cito quella di Carl Schmitt “La contrapposizione fra parlamentarismo e moderna democrazia di massa” che giustificò filosoficamente il potere nazista in Germania. Cito il Presidium del Comitato Centrale nella Russia sovietica che faceva e disfaceva senza chiedere niente a nessuno, meno che mai al “popolo”. Tanto mi basta.