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Scritto da Michele Belfiore
Vite reali
29 Ottobre 2023

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Michele Vitiello partecipa frequentemente a programmi televisivi come opinionista forense in merito alle tematiche di digital forensics/informatica giuridica, investigazioni digitali e forensi, per casi di cronaca di rilevanza  nazionale. E' consulente tecnico d'ufficio, perito del giudice e consulente tecnico del pubblico ministero per 47 procure della Repubblica e 30 tribunali di tutta Italia. Rilascia oggi una lunga intervista esclusiva alle Gazzette su cronaca giudiziaria,  intercettazioni telefoniche, un'ampia indagine per tutelarsi dalle truffe su Internet e su come difendersi dalla piaga sociale "Hikikomori". 
Parliamo di Denise Pipitone: la telefonata con la voce di una bambina che risponde "Pronto". Lei ha avuto modo di ascoltare questo audio, era consulente della famiglia, che idea si è fatto?
La scomparsa di Denise è tra i casi più delicati di cui mi sono occupato, purtroppo non è stata ancora ritrovata, nonostante siano passati 18 anni. Rappresenta davvero un grave allarme non poter dare una risposta ai genitori sull'accaduto. Spinge tutti quelli che cercano di fare luce sulla vicenda a non fermarsi. In merito alla telefonata ho avuto modo di ascoltare ed effettuare un restauro per capire se era una voce di bambina: effettivamente da quanto rilevato, era una (voce bianca) non ancora completamente formata, quindi compatibile con una bambina, difficile stabilire se era Denise, ma di sicuro è necessario indagare al meglio sull'identità di quella voce.
Omicidio Laura Ziliani. Ha analizzato i dispositivi fonici in uso alla vittima e ai tre imputati. Se possibile, può raccontarci alcuni retroscena?
In questo caso sono stato consulente tecnico del pubblico ministero, è stata fatta una grande indagine grazie al supporto dei carabinieri che immediatamente hanno messo in sicurezza la scena del crimine. Sono intervenuto con un sopralluogo nei primi momenti, dopo la presunta scomparsa, l'indagine informatica e quella tradizionale si sono intersecate tra loro e sono stati trovati numerosi elementi utili per ricostruire l'accaduto in pochi giorni, ciò ha permesso di effettuare le corrette indagini. L'accusa ha chiesto nei confronti degli imputati Paola Zani, Silvia Zani e Mirto Milani, anche l'isolamento diurno per sei mesi. Il prossimo 28 novembre ci sarà la sentenza.
Lei è consulente della procura di Firenze per il giallo della scomparsa della piccola Kata. Ci sono delle novità?
 
In questo caso sono stato nominato consulente tecnico della procura, ho potuto effettuare l'analisi dei video estrapolati dai sistemi di videosorveglianza che hanno immortalato quanto avvenuto nei pressi dell'Hotel Astor e delle strade limitrofe. Insieme al mio team di lavoro abbiamo potuto evidenziare dei soggetti con dei comportamenti sospetti, gli inquirenti preso atto di ciò e di altri elementi in loro possesso, stanno procedendo al fine di individuare i responsabili. Tutti noi ci auguriamo di ritrovare la piccola Kata, ponendo fine a questo mistero.
La famiglia di Davide Martinelli, il 27enne architetto di Clusane trovato morto nel giardino dell'Hotel Royal, sul lungomare di Viareggio, vuole che si faccia chiarezza sugli ultimi drammatici momenti di vita del giovane. Dalle prove in suo possesso cosa può svelarci?
Purtroppo su questa vicenda ci sono ancora tanti interrogativi, soprattutto, sulla sua morte. Davide Martinelli, da quanto emerso dall'autopsia, è deceduto a causa di una caduta. Dall'analisi dei sistemi informatici non sono emersi segni di gesti estremi premeditati, tutte le ricostruzioni sono basate su testimonianze e accertamenti in loco, ma per quanto a mia conoscenza non sono state accertate, seppur non potendole escludere, responsabilità di terzi.
Parliamo della strage del Mottarone: ha analizzato gli impianti fonici degli indagati. Cosa ha appurato?
L'analisi dei cellulari, di altri dispositivi informatici e dei cloud ad essi associati sta diventando sempre più importante nei casi giudiziari. Nella strage del Mottarone è stata molto utile per ricostruire i comportamenti, le comunicazioni e i contatti avvenuti tra i soggetti indagati. L'analisi della scatola nera è stata molto interessante sia dal punto di vista informatico sia per la ricerca delle cause. Attualmente le indagini sono terminate, vi è una richiesta di rinvio a giudizio per sei persone e due aziende. I familiari delle vittime hanno già ricevuto un importo a titolo di risarcimento. Nei prossimi mesi dovrebbe iniziare il processo.
Nel 2020 è stato in coma, sospeso tra la vita e la morte. La sua rinascita?
Sono stato tra i primissimi pazienti in Italia a contrarre il Covid-19. All'inizio non avevo idea di quanto la mia vita stesse per cambiare. Ero un uomo, ancora ragazzo di 40 anni, con una carriera in grande crescita e tanta voglia di vivere. Quando iniziarono a diffondersi le notizie sulla pandemia, purtroppo mi accorsi di avere contratto i virus: sono stato tre lunghe settimane ricoverato in ospedale in condizioni critiche, coma farmacologico per 18 giorni, lottando per la vita, mentre i medici facevano tutto il possibile per mantenermi stabile. La mia famiglia e tutti quelli che mi conoscevano hanno continuato a sostenermi da lontano, è stato un periodo spaventoso, ho temuto di non farcela. Tuttavia, dopo tre settimane sono arrivati i miglioramenti, la forza interiore e la determinazione di rivedere la mia famiglia mi hanno spinto a superare le avversità, lentamente ho iniziato a respirare da solo e a muovermi con l'aiuto dei fisioterapisti. Dopo le dimissioni dall'ospedale, il mio percorso di guarigione era appena iniziato, ancora debole, avevo bisogno di continuare le terapie e la riabilitazione per riacquistare completamente la forza e l'abilità. La mia esperienza mi ha reso più grato per la vita e più consapevole dell'importanza della salute. Ho deciso di adottare uno stile di vita più sano, con esercizi fisici, una dieta equilibrata e sto imparando a gestire lo stress in modo più efficace. Sono tornato al lavoro, ma questa volta con una prospettiva diversa, ho una maggiore empatia per chi sta attraversando momenti difficili e cerco di essere un riferimento positivo per gli altri. È possibile rinascere dopo una malattia devastante, la mia esperienza mi ha trasformato da un uomo malato e spaventato in un individuo più forte, consapevole e determinato a fare la differenza nella vita degli altri.
Quando le intercettazioni telefoniche diventano prove?
Le intercettazioni telefoniche sono lievemente diminuite in questi ultimi tempi a causa del fatto che chi commette reati tende ad usare sistemi di comunicazione su linea dati, tipo chiamate Whatsapp, Telegram e Facebook. Sono molto utilizzate le intercettazioni ambientali e il trojan o captatore informatico. Le intercettazioni sono richieste dal pubblico ministero, devono essere autorizzate dal giudice per le indagini preliminari. Possono essere disposte quando sussistono gravi indizi di reato e sia indispensabile per la prosecuzione delle indagini, sempre che risultino specifiche e inderogabili esigenze relative ai fatti per cui si procede, basate su elementi non limitati ai soli contenuti di conversazioni telefoniche. Diventano prove durante il dibattimento.
Quali sono i limiti alla utilizzabilità delle intercettazioni?
In Italia l'uso delle intercettazioni telefoniche è regolamentato da leggi specifiche che stabiliscono i limiti e le condizioni per la loro utilizzazione. Autorizzazione giudiziaria: le intercettazioni telefoniche possono essere condotte solo con un'ordinanza emessa da un giudice. Questo processo garantisce che le intercettazioni siano autorizzate solo in casi specifici e in relazione a indagini penali. Scopo specifico: le intercettazioni telefoniche devono essere finalizzate a scopi specifici, come la raccolta di prove in un'indagine criminale. Non possono essere utilizzate per altri scopi. Durata limitata: la durata delle intercettazioni è limitata e deve essere giustificata. Una volta raggiunto lo scopo dell'indagine, devono essere interrotte. Confidenzialità e sicurezza dei dati:  le informazioni ottenute tramite intercettazioni devono essere gestite in modo confidenziale e protette da accessi non autorizzati.
Diritto alla privacy: le leggi italiane prevedono una serie di regole per proteggere il diritto alla privacy delle persone coinvolte nelle comunicazioni intercettate. Autorità competenti: solo le forze dell'ordine e altre autorità competenti possono condurre intercettazioni telefoniche. Non è consentito a individui privati o a enti non autorizzati effettuare intercettazioni. Obbligo di notifica: le persone interessate dalle intercettazioni devono essere informate della loro esistenza e del motivo dell'intercettazione dopo la chiusura dell'indagine. Uso delle prove ottenute: le prove raccolte tramite intercettazioni possono essere utilizzate in un procedimento legale, ma devono essere ammissibili in base alle leggi e alle procedure giuridiche. Le intercettazioni telefoniche in Italia sono strettamente regolate per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, in particolare il diritto alla privacy. Le autorità devono seguire procedure rigorose per ottenere l'autorizzazione a effettuare intercettazioni e per garantire la legalità e la proporzionalità di tali misure.
Infine a meno di provvedimenti eccezionali, i file devono essere conservati nei Server all'interno della Procura della Repubblica.
Smascherare i finti guru e imbroglioni sui social che promettono facili guadagni alle possibili vittime. Come possono essere riconosciuti?
L'innovazione tecnologica ha portato molti vantaggi, ma anche tanti nuovi reati, tra cui le truffe informatiche. Fondamentale diffidare di alcuni atteggiamenti come le promesse di ricchezza rapida. Bisogna fare attenzione a chi promette guadagni facili e veloci. La ricchezza reale richiede solitamente tempo, sforzo e competenza. Se sembra troppo bello per essere vero, potrebbe non esserlo. Mancano trasparenza e credibilità: i finti guru spesso non forniscono informazioni dettagliate sulla loro esperienza, formazione o successo passato. Leggete le loro biografie e verificate se possono dimostrare la loro esperienza.
Utilizzo eccessivo di testimonianze: molte truffe utilizzano testimonianze false o poco credibili. Se le testimonianze sembrano troppo entusiastiche o vaghe, potrebbero essere false. Richiedono denaro anticipato: fate attenzione a chi richiede pagamenti anticipati o investimenti per accedere a segreti o programmi speciali. Spesso, queste sono tattiche di truffa. Assenza di un piano chiaro: gli imbroglioni potrebbero evitare di fornire un piano dettagliato su come ottenere i risultati promessi. Chiedete sempre un piano concreto e verificabile. Fanno pressioni per prendere decisioni rapide: 
i truffatori spesso cercano di convincerti a prendere decisioni rapide senza tempo sufficiente per riflettere. Prenditi il tuo tempo per valutare le offerte.
Inconsistenza nelle informazioni: cercate incongruenze o informazioni contraddittorie nelle dichiarazioni del finto guru. Le informazioni che non coincidono potrebbero essere un segnale di allarme. Monitorate le recensioni e le valutazioni online: verificate le recensioni e le valutazioni di altre persone su forum o siti di recensioni. Le esperienze di altre persone possono offrire una prospettiva preziosa se viste su siti affidabili. Ponete domande critiche e difficili al presunto guru. Gli imbroglioni spesso evitano o rispondono vagamente a domande scomode. Verificate l'uso delle parole chiave: i finti guru spesso usano parole come "segreto", "esclusivo", "garantito", con frequenza. Queste parole dovrebbero essere un campanello d'allarme. Affidatevi al vostro istinto: se qualcosa sembra sospetto o troppo bello per essere vero, è probabile che lo sia. Fidatevi del vostro istinto e non cedere alle pressioni. Bisogna essere sempre cauti quando incontri persone che promettono guadagni facili sui social media o su qualsiasi altra piattaforma. Ricerche approfondite e un sano scetticismo possono aiutarti a proteggerti dalle truffe e dagli imbroglioni.
In Italia è diffuso fra i giovani il fenomeno dell'Hikikomori che si configura come un mondo di fragilità e significa letteralmente «stare in disparte», il termine è stato coniato dallo psichiatra Tamaki Saito nel 1998 e tradotto dallo stesso in "ritiro sociale", esso viene utilizzato per riferirsi a chi decide di allontanarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, rinunciando ad ogni tipo di contatto interumano, ma mantenendo socchiusa un'unica finestra sul mondo, la rete. Come prevenire questa piaga sociale?
Il fenomeno dell'Hikikomori è una preoccupazione crescente in tutto il mondo, compresa l'Italia. Per prevenire questa problematica e affrontarla in modo efficace, è necessario adottare una serie di misure a livello individuale, familiare, scolastico, sanitario e sociale. Alcuni suggerimenti su come prevenire e gestire l'Hikikomori tra i giovani in Italia: consapevolezza e informazione: è essenziale aumentare la consapevolezza di genitori, educatori e professionisti della salute mentale riguardo al fenomeno dell'Hikikomori e alle sue cause. Maggiore informazione può portare a rilevare precocemente i segni di ritiro sociale. Comunicazione familiare: promuovere una comunicazione aperta e non giudicante tra genitori e figli può aiutare a prevenire il ritiro sociale. I genitori dovrebbero essere attenti ai segnali di disagio nei loro figli e offrire supporto. Sostegno emotivo: fornire un ambiente familiare in cui i giovani si sentano ascoltati, compresi e sostenuti emotivamente è fondamentale. La terapia familiare può essere utile in questo contesto. Scuola e istruzione: le scuole dovrebbero essere attente alle sfide che i giovani affrontano , offrire un ambiente accogliente, dove si promuova l'inclusione e la partecipazione attiva degli studenti. Servizi di salute mentale: aumentare l'accesso a servizi di salute mentale e garantire che siano a disposizione dei giovani che ne hanno bisogno. La consulenza psicologica e psichiatrica può essere cruciale per affrontare il problema. Riduzione della stigmatizzazione: combattere il pregiudizio sociale e la stigmatizzazione nei confronti delle persone che soffrono di Hikikomori è importante. Questo può incentivare le persone ad accettare il supporto. Inclusione sociale: promuovere l'inclusione sociale attraverso attività extracurriculari, gruppi di pari, attività sportive e culturali può aiutare i giovani a sviluppare connessioni sociali e interessi al di fuori della rete. Formazione per gli operatori sanitari: garantire che i professionisti della salute mentale siano formati per riconoscere e trattare l'Hikikomori è cruciale per una gestione efficace del problema. Monitoraggio online: genitori e educatori dovrebbero monitorare l'uso che i giovani fanno della rete, limitare il tempo trascorso online può aiutare a prevenire l'isolamento. Collaborazione tra istituzioni: lavorare in sinergia tra scuole, servizi sociali, servizi di salute mentale e famiglie è essenziale per identificare i casi di Hikikomori e fornire il supporto necessario. È importante affrontare l'Hikikomori in modo olistico, tenendo conto delle diverse dimensioni del problema. La prevenzione e il trattamento richiedono un approccio multidisciplinare e un impegno a lungo termine da parte di tutta la società per aiutare i giovani ad uscire dall'isolamento e a partecipare attivamente alla vita sociale.
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