Luca Palamara è nato a Roma il 22 aprile 1969. E' stato un magistrato, membro del consiglio superiore della magistratura. Il più giovane presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati dal maggio 2008 al marzo 2012. Nel giugno 2020, a seguito dei procedimenti giudiziari in corso, l'ANM decide la sua espulsione dall'organismo associativo. Nell'ottobre 2020, per decisione del CSM, gli viene inflitta la pena più severa prevista dalla giustizia disciplinare, e viene radiato dalla magistratura. Il 4 agosto 2021 le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno confermato in via definitiva la radiazione. Il 9 maggio 2022 ha annunciato la sua candidatura alle passate elezioni politiche con un nuovo soggetto politico, denominato Oltre il sistema, di dichiarata ispirazione garantista.
Il caso Cospito è un fatto mediatico giudiziario molto discusso. Lei cosa ne pensa?
Penso che il tema della detenzione debba essere affrontato per tutti i detenuti a prescindere dalla matrice politica e di appartenenza. Penso ai casi sommersi, ai detenuti che si lasciano morire di fame per attirare l'attenzione su problemi reali e che, a differenza della vicenda Cospito, non diventano casi politici così rimanendo nell'anonimato.
La radiazione dalla magistratura e il ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo. Chiede giustizia?
Ho fatto ricorso alla CEDU perché, unitamente ai miei difensori, ho ritenuto che il giudizio disciplinare innanzi al CSM abbia leso i miei diritti di difesa. Ho rafforzato tale convinzione dopo aver appreso le vicende che hanno riguardato: la Loggia Ungheria e gli sviluppi dell'inchiesta penale che ha portato uno dei componenti di quella sezione disciplinare che mi ha giudicato a finire sotto processo a Brescia per il reato di rivelazione di segreto d'ufficio.
A questa domanda è richiesta, se possibile, una risposta fortemente sincera: secondo lei esiste una magistratura "politicizzata"?
Le generalizzazioni non sono mai la strada giusta! Nel racconto fatto a Sallusti nel libro il "Sistema" ho inteso rappresentare le degenerazioni della correntocrazia nel cui ambito per anni sono stato uno dei rappresentanti dei principali gruppi associativi della magistratura. Le correnti sono nate con i più nobili ideali, ma negli anni si sono trasformate. Tale trasformazione ha inevitabilmente riguardato anche la parte più ideologizzata della magistratura che, storicamente, ha da sempre "flirtato" con i partiti della sinistra. Nel periodo da me raccontato, l'alleanza tra la corrente di centro e quella della sinistra ha di fatto trasformato l'ANM in una sorta di opposizione politica.
Lobbies e logge, cupole occulte che controllano il sistema e divorano l'Italia. È la sintesi del libro scritto con Alessandro Sallusti. Siamo in un paese libero?
Siamo sicuramente in un paese libero! All'interno del quale, però, vi è la tendenza a creare dei gruppi di potere che in maniera più o meno occulta tentano di condizionare i meccanismi decisionali degli organi rappresentativi. Tali gruppi si servono di millantatori e di faccendieri che magari si trasformano in avvocati con l'obiettivo malcelato di realizzare opachi interessi.
Lo scandalo giudiziario ha colpito in maniera significativa la sua vita.
Tutto quello che è accaduto ha sicuramente colpito in maniera significativa la mia vita. Si tratta, però, di una pagina che oramai ho messo alle spalle perché mi sento molto impegnato in un percorso di rinnovamento finalizzato a sensibilizzare il Paese sul tema riformatore della giustizia al di là della singola vicenda personale. Dalle esperienze negative possono poi nascere svolte positive !
La Riforma della giustizia Cartabia, infatti, prevede lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado (sia per assoluzione, che per condanna). Per evitare processi dai tempi biblici verrà stabilito il tetto massimo dei due anni per i processi d'appello, un anno per quelli di Cassazione. È una riforma giusta o sbagliata?
C'è bisogno di certezza sui tempi del processo. Esporre il cittadino a subire un processo a tempo indeterminato sarebbe una vera ingiustizia. La riforma Cartabia con riferimento al processo penale si propone di trovare un compromesso tra le istanze garantiste e le istanze colpevoliste. Non sempre i compromessi sono risolutivi dei problemi. Il grido di allarme lanciato da importanti magistrati tra cui Nicola Gratteri merita di essere ascoltato.
Parliamo del caso Aldo Moro. Quali sono le ombre, che ancora oggi non la convincono?
Tra il 2013 ed il 2014 mi sono occupato di alcuni nuovi risvolti di questa vicenda conseguenti alla pubblicazione di un libro di Ferdinando Imposimato. L'audizione di Steve Pczienik, consulente americano inviato durante i giorni del sequestro in Italia, per quanto mi riguarda ha contribuito ad alimentare le ombre su una vicenda che ancora oggi segna la vita politica italiana.
Nel 2021 il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca, dopo 25 anni di carcere, è tornato in libertà. Fu lui ad azionare il telecomando nella strage di Capaci, condannato per aver commesso e ordinato 150 omicidi. Per rispetto delle vittime e le famiglie, doveva rimanere in carcere?
Senza entrare nel merito della vicenda, mi rendo conto di come sia estremamente difficile spiegare all'opinione pubblica come le dinamiche delle leggi e del processo possano consentire a chi collabora di tornare in libertà nonostante si sia macchiato dei più efferati delitti.
Favorevole o contrario ad una legge sull'eutanasia?
Il diritto alla vita è imprescindibile. Penso che una mediazione giuridica sia possibile alle condizioni indicate dalla Corte Costituzionale.