Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento dell'avvocato Palazzoni contenente alcune riflessioni sul Summer Festival e sulla sua organizzazione relativamente ai concerti organizzati sugli spalti delle Mura:
Sono stato sempre indifferente alle conseguenze, in termini di vivibilità della città, che il Summer Festival riverbera su Lucca, nella oggettiva consapevolezza che la celebre e ventennale manifestazione apporti, quanto meno in termini di visibilità, indubbi vantaggi alla nostra città e che, comunque, certi disagi siano fisiologici in rapporto a determinati eventi.
Mi domando, però, sino a che punto possano spingersi tali disagi in rapporto alle esigenze di chi la città la vive per motivazioni di lavoro o, comunque, come semplice cittadino.
Ed allora mi permetto di fare una sintesi ponderata sulle dinamiche quotidiane (seppur risicate a due giorni, esclusi quelli per i preparativi e per lavori di ripristino dei luoghi) che un cittadino lucchese è costretto ad affrontare, non certo per motivazioni vacanziere o ludiche, quanto piuttosto per andare a lavoro.
In questi due giorni che hanno veduto e stanno vedendo Lucca interessata da due Big della musica italiana, quali Zucchero e Blanco, pare di vivere in una città in stile antisommossa: passi la chiusura di un tratto della circonvallazione, passino gli sbarramenti a determinate aree della città, ma è inammissibile che siano state chiuse, anche al passaggio pedonale, le sortite di accesso e di uscita alla città, quali ad esempio il sottopasso di San Concordio, il tutto accompagnato – e questo è senz’altro l’elemento più significativo ed evidente – da una sostanziale carenza di informazione nei confronti di cittadini, anche i più attenti: mi si dirà che è stata data formale comunicazione mediante le rituali ordinanze comunali, però tali modalità informative non possono essere sufficienti, in termini sostanziali, per rendere effettivamente edotti i cittadini in ordine ad uno stato di stravolgimento totale della città.
Mi domando ancora, a questo punto, se ed in che misura Lucca (che, salvo il più od il meno, conta come Comune 88.000 abitanti) possa sopportare in due giorni di concerti circa 50.000 persone e, ove le possa effettivamente digerire, se ed in che misura sia azzeccata la scelta di organizzare gli spettacoli in due giorni consecutivi, per di più lavorativi.
Proseguo nei miei interrogativi per chiedermi se anche la localizzazione dei concerti sia la più idonea in rapporto ai numeri sopra indicati: abbiamo uno stadio, bello o brutto che sia poco importa, che potrebbe comunque dare sfogo alle esigenze degli organizzatori, rispettando lo spirito e l’anima della città che, così facendo, vengono letteralmente ignorati.
Ed allora ben vengano le manifestazioni, ben accetti dal mio punto di vista sono gli imprenditori illuminati che si sacrificano e profondono sforzi economici importanti (ovviamente per un profitto, perché nessuno di questi tempi è Babbo Natale, se mai lo è stato) per la realizzazione di eventi di indubbia caratura anche internazionale, ma altrettanto debbono essere rispettate le legittime esigenze e gli altrettanto oggettivamente validi diritti dei cittadini che, seppur per un limitato arco temporale, si vedono totalmente sacrificati, quasi che non esistessero: ricordiamoci che Lucca la mandano avanti tutto l’anno anche i cittadini ed i commercianti lucchesi (per inciso, stasera i negozi in centro saranno aperti, e mi domando in quanti avranno la tenacia e la bravura di superare i cordoni di sicurezza), commercianti in minima parte avvantaggiati dalla manifestazione.
Lucca non è questo, o quantomeno questa non è l’idea e l’immagine della mia città per come l’ho sempre professata, vale a dire una città a misura d’uomo e non certo a misura di un alpinista di quarto livello che, per fare 3 o 4 chilometri, affronta più difficoltà di quante ne troverebbe, per l’appunto, uno scalatore esperto.
Dunque, Lucca città aperta, ma solamente a chi la rispetta e non la stravolge nella sua normale quotidianità.