Gentile direttore
Cosa dire di questo ennesimo “balletto” offertoci dal duo Bertocchini / Tambellini (Raspini)? Perché è evidente che di un balletto, che vuole per giunta essere ben coordinato, si tratta.
Non si spiegherebbe diversamente che nello stesso giorno esca sulla stampa la notizia di un preteso “ultimatum” che l’amministrazione comunale avrebbe lanciato a Coima-Fondazione e quella di una immediata risposta di quest’ultima cordata. Non si può dire che i proponenti siano stati colti di sorpresa…
Né si spiegherebbe se non nei termini di un “balletto” preordinato, ovviamente riservatissimo e ben lontano dalle regole delle procedure in materia di lavori pubblici, che la proposta di project financing che doveva essere definitiva, in quanto approvata dalla Giunta il 25 marzo, sia invece mutata nei suoi contenuti, e mutata profondamente, tanto da introdurre clausole di estremo favore per il duo dei proponenti. Possibile mai che la Giunta abbia autonomamente ripensato la delibera che costò cara all’ex assessore Marchini?!
Possibile che abbia deciso di introdurre condizioni a proprio danno?! Esponendosi al rischio di denuncia alla Corte dei Conti?! Siamo alle solite: si utilizza una procedura pubblica, si eludono le regole che la legge pone a garanzia della terzietà della pubblica amministrazione, e si trasforma una gara in un accordo. Viene da chiedersi chi sia il funambolo che continua a farsi beffe della legge e del diritto dei cittadini alla piena trasparenza…
Deve trattarsi di un personaggio che ama giocare con le norme di legge come fossero palline colorate nelle mani di un giocoliere o come tre carte nelle mani di un illusionista. Ma il vizio di prendere in giro la città non si ferma qui. Davvero singolare appare infatti la risposta, che, stando alle notizie di stampa fornisce la cordata dei proponenti. Eh si perché il duo Coima/Fondazione chiede alla amministrazione lumi sulla possibilità di insediare Tagetik nella manifattura sud senza piano attuativo (come previsto dalla variante approvata oltre un anno fa) utilizzando al suo posto un banale permesso di costruire, così da poter rispettare gli accordi già assunti con Tagetik su un immobile che appartiene ancora al Comune…
Lo chiedono facendo finta di non saperlo già!! Suona davvero ridicolo che, nonostante l’ampia pubblicità data alla nota del dirigente comunale Arch. Luca Nespolo che nega con decisione che Tagetik possa insediarsi nella ex manifattura sud senza un preliminare piano attuativo, la Fondazione e Coima continuino a far finta di non saperlo!! Lucca in Azione
Ed al ridicolo si aggiunge ridicolo: si afferma che esista già un accordo con Tagetik, quando proprio lo stesso amministratore delegato di quest’ultima ha negato sulla stampa pochissimo tempo fa di aver stipulato un tale accordo! L’arroganza e la prepotenza dimostrate in questa vicenda dalla Fondazione Carilu ancora una volta eccede la misura.
Sono perfettamente consapevoli che la legge non consenta affatto quanto intendono porre in essere, ma fanno finta di non saperlo e cercano ancora una volta di utilizzare le solite armi (Tagetik = ricchezza per la città insediata in tutta fretta nella ex manifattura) per esercitare pressione sulla Amministrazione. Il re ormai è nudo. E noi non ci stiamo a subire questo ennesimo balletto.
La verità è che Tambellini ha scommesso sul recupero della ex Manifattura per portare sul trono il suo pupillo Raspini. Ed il mancato conseguimento dell’obiettivo mette in serio pericolo i suoi progetti, anzi, viste le spaccature evidente nel PD, rischia di farlo del tutto sfumare.
Anche la dirigenza della Fondazione CARILU si è esposta, nella credibilità ma più ancora nell’esborso di ingenti quantitativi di denaro. Il fallimento di una operazione, il cui fallimento era ampiamente prevedibile, porrebbe la dirigenza dell’ente in una condizione di serio pericolo di permanenza in sella. Noi non ci stiamo ad avallare, con il silenzio, progetti politici e finanziari esclusivamente personali, di estremo danno per il tessuto sociale ed economico della città, finalizzati ad obiettivi che nulla hanno a che vedere con la qualità della vita dei cittadini, che anzi sono stati espressamente esclusi dalla partecipazione al progetto di riqualificazione più significativo della città.
La ex Manifattura è un bene pubblico e i cittadini devono essere chiamati a decidere del suo futuro. Azione è con loro, con quanti stanno portando avanti da ben oltre un anno la battaglia per il ripristino della legalità e della partecipazione.