Se fosse per Fulco Pratesi del Wwf, 87 anni, i sindaci non avrebbero alcun motivo di emettere ordinanze per richiamare i cittadini ad un uso responsabile dell’acqua. Lui, infatti, ha asserito di non fare la doccia da 60 anni. Il prof. Antonino Di Pietro, direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano, trova che questa è cosa buona e giusta, sia ai fini di un risparmio idrico, sia per preservare la pelle, che i frequenti lavaggi finiscono per esporla all’aggressione di agenti esterni.
Tornano quindi buone le regole del Tommaseo (1802-1874), il quale nel suo Diario intimo consigliava ai contemporanei il seguente decalogo igienico:
“Tagliarsi le ugne delle mani ogni quindici giorni; de’ piedi, ogni mese; capelli ogni due mesi; bagno ogni mese; pulirsi i denti, sciacquarsi la bocca ogni giorno; le orecchie ogni quindici giorni; lavarsi con acqua vegeto-minerale ogni otto giorni …”.
Le rarissime abluzioni
Prima ancora, ai tempi del re Luigi XIV, vissuto tra il XVII ed il XVIII secolo, sottoporsi ad un bagno integrale era davvero un avvenimento. Si pensi che il re di Francia, in sessantaquattro anni fece il bagno una sola volta, nel 1665, all’età di diciotto anni! Fu quella una data memoranda per il sovrano e certamente l’esperienza fu traumatizzante, se non volle più ripeterla. Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) era solito fare due bagni all’anno.
Le eccezioni ...
C’erano poi le eccezioni: ad esempio, Elisabetta I Tudor (1533-1603), faceva il bagno una volta al mese, mentre Napoleone Bonaparte, lo faceva ogni giorno. Sua sorella Paolina, anche più volte al giorno, spesso usando il latte di asina per il nutrimento del suo splendido incarnato e per incantare i 22 amanti che le furono attribuiti, fra i quali almeno due lucchesi. Forse a lei dobbiamo l’invenzione della doccia, che per prima adoperò utilizzando un colino e un uomo che, dall’alto, vi faceva scivolare acqua tiepida.
Il caso Zanardelli
La regina Margherita, moglie di Re Umberto I, diceva che Giuseppe Zanardelli, ce l’aveva a morte con il sapone. Erano talmente rare le sue abluzioni che della sua sporcizia la regina ne parlava con compiacenza. Il presidente della Camera era altresì noto per il suo comico, fragoroso ed interminabile “fuoco di fila intestinale”, per cui i deputati, a questo proposito, erano soliti dire: “Il Parlamento fa le leggi e Zanardelli le corregge”.
Come si lavavano i Lucchesi
Per tutto il XIX secolo e fin quasi alla metà del successivo, da noi, in Lucchesia, solitamente veniva seguito il consiglio del Tommaseo. D’estate, ci si lavava con maggior frequenza, non tanto per soddisfare un bisogno igienico, quanto per trarre refrigerio dal gran caldo che soltanto un bagno poteva dare. Pensare che nella nostra provincia l’occasione di farlo veniva offerta dal mare, da laghi e laghetti, da fiumi e ruscelli, che abbondano nella nostra terra.
D’inverno il bagno con frequenza mensile si prendeva, servendosi di tinozze e catini, o nelle cucine riscaldate dal caminetto o nelle stalle dove mucche e buoi ed altri animali, fornivano, senza spesa, il caldo naturale. A volte il bagno veniva rimandato per mesi.
La scarsa igiene era dovuta a diversi fattori, quali la mancanza di strutture adatte all’interno delle casa per prendere il bagno, la convinzione di tanti medici che l’acqua fosse dannosa per l’organismo umano, ed in particolare i bagni caldi perché dilatando, causavano malattie e morti. Inoltre c’erano i preti i quali invitavano a non prendere troppa confidenza con il proprio corpo nudo, ad evitare occasioni di peccato.
Una stanza da bagno per ricevere Mussolini
Fino alla metà del secolo XX, erano davvero poche le famiglie che disponessero in casa di una stanza da bagno. Non soltanto non ne disponeva chi non se la poteva permettere per la spesa che comportava, ma anche chi, potendosela permettere, preferiva diradare le abluzioni al minimo indispensabile, per cui non ne ravvisava la necessità.
Scrive Gerardo Mansi che la famiglia sacrificò un salottino nella villa di Segromigno in Monte, destinandolo a stanza da bagno “… per degnamente ricevere Mussolini che – come è noto – fu in Lucchesia nel maggio del 1930”. L’uso di far costruire una stanza da bagno in casa o ricavare in qualche angolo di essa, lo spazio necessario per farvi installare una doccia è venuto soltanto a partire dal 1960.
Giampiero Della Nina