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Scritto da michele belfiore
Vite reali
11 Maggio 2023

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Maurizio Licordari  giornalista professionista, esperto in giornalismo investigativo e di inchiesta, attualmente inviato Rai 1 per la trasmissione Porta a Porta. Ha iniziato la sua carriera nelle Tv locali messinesi per poi passare all'emittente regionale Telecolor. Ha scritto per Tv, radio, giornali e testate online e per quasi dieci anni ha collaborato con Mediaset, lavorando prevalentemente da Sicilia e Calabria. Nel 2018 ha iniziato a collaborare con alcuni dei più importanti programmi di informazione e approfondimento della Rai (Storie Italiane, Vita in diretta, Sette Storie, Filorosso). È specializzato in cronaca nera e giudiziaria , insegna giornalismo investigativo. 
Il ricordo di suo padre avvocato Mino Licordari, giornalista e conduttore, molto amato dalla gente in Sicilia.
Mi colpisce molto l'affetto che, ancora oggi, la gente mostra nei confronti di mio padre e di ciò che ha rappresentato per Messina, la nostra città, e per le Tv locali e regionali in cui ha lavorato. I nostri percorsi professionali sono stati molto diversi. Ho scelto di fare l'inviato, lui faceva l'avvocato a tempo pieno e il giornalista per passione. Credo sia stato questo il suo grande segreto: amava questo lavoro, si divertiva a fare programmi televisivi, ma era libero di scegliere cosa gli piaceva di più. E qualche volta di non scegliere, di stare fermo, dedicandosi solo alla carriera forense. Questa libertà si percepiva nei suoi programmi, dove parole e idee erano, appunto, libere. La gente lo apprezzava anche per questo.
Quali sono le qualità necessarie per diventare un giornalista di talento?
il talento è importante, ma non basta. Bisogna lavorare più degli altri per emergere. Coltivare ogni giorno la passione, restare curiosi, affamati, determinati. E mai dimenticare la gigantesca responsabilità che ognuno di noi , ha nei confronti dei lettori e dei telespettatori. Quando eleviamo a notizia un fatto, abbiamo il dovere di verificarlo con la massima cura. Le penne - oggi le tastiere dei computer - possono diventare spade pericolosissime.
Secondo lei di quali complicità gode Cosa Nostra ?
La storia racconta di assurdi intrecci tra massoneria, politica, forze dell'ordine e criminalità organizzata. "Buoni" sulla carta che diventano "cattivi" nella sostanza. Dalle presunte talpe in Procura a quelle nelle caserme. Vale per Cosa Nostra, così come per le altre organizzazioni criminali , se nel tempo così tante connivenze sono state accertate un motivo ci sarà.  Credo che ogni vicenda faccia storia a parte. Per esempio, un uomo delle forze dell'ordine si fa corrompere, non vuol dire che siano corrotti tutti. E la storia, per fortuna, accanto a uomini dello Stato che si sono "venduti" a Cosa Nostra, ci presenta uomini che li hanno scoperti, processati e condannati. Io continuo a credere in loro". "Troppi depistaggi sulla morte di mio padre". E' la denuncia di Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice ucciso nella strage di via D'Amelio. Conosceremo mai la verità? Sulle stragi del 1992 restano ancora tantissimi punti interrogativi. Le dichiarazioni della figlia di Borsellino, credo, rispecchino la legittima voglia di verità su una vicenda che ha segnato la storia del nostro Paese , ma che ha anche un profilo privato.  Una donna a cui è stato strappato il padre. Chiede di capire se e quali persone siano state coinvolte in quella strage, oltre a quelle che sono state condannate.
Il clan dei Casamonica sarà mai sconfitto ?
La domanda è semplice e diretta, la risposta complessa. Il controllo del territorio dei Casamonica, specie in alcune zone di Roma, è capillare e diffuso come accade in Sicilia o in Calabria con le storiche organizzazioni criminali. Il clan romano è molto più "giovane", anche se ci sono tracce della sua presenza già a metà degli anni '50, ma a renderlo per certi aspetti più pericoloso sono le sue caratteristiche: non è un'organizzazione piramidale, con un capo unico, i generali e i soldati, ma una sorta di "arcipelago", come lo hanno definito gli inquirenti. Un insieme di piccole isole autonome guidate da singole famiglie che sono tutte ricollegate alla famiglia Casamonica. Questo comporta che se un gruppo viene fermato, "l'isola" accanto prende in mano la gestione delle attività criminali. Per sconfiggere i Casamonica così come sono adesso, insomma, occorrerebbe sconfiggere ogni forma di criminalità. E questo, purtroppo, non è ipotizzabile. Per questo, l'attività di inquirenti e investigatori è complicatissima.
I documenti privati di Benedetto XVI, bruciati dal suo segretario Georg Gänswein, richiesta effettuata dal Papa emerito tramite testamento. Un comportamento molto strano?
In questi anni ci siamo trovati di fronte a un fatto epocale: per la prima volta, abbiamo avuto due Papi. Non era mai successo e forse mai più accadrà. Per i fedeli la condizione "anomala" è stata presto "sanata": il Papa era Francesco, Benedetto era in un luogo diverso, concentrato su scritture e preghiera. Insomma, avevamo due Papi ma ce ne siamo realmente accorti solo al momento della morte di uno di loro.
Non so cosa ci fosse in quelle carte, ma non mi scandalizza il fatto che sia stato annunciato da padre Georg che sarebbe stato tutto bruciato. 
Mi chiedo, semmai, perché lo abbia voluto precisare: se non ne avesse parlato, probabilmente, la gente comune non si sarebbe chiesta le ragioni di tale scelta (che deriverebbe peraltro da una richiesta del Papa emerito).
Estradizione del giornalista Julian Assange, è un attacco contro la libertà d'informazione. 
Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International afferma: "Questa decisione pone Assange in grande pericolo e invia un messaggio agghiacciante ai giornalisti in ogni parte del mondo, abbiamo chiesto al Regno Unito di non estradare e agli Usa di annullare le accuse affinché Assange sia liberato, ma nessuno ci ha ascoltato".
Lei cosa ne pensa?
 
Ho sempre avuto profondo rispetto e di riflesso grande fiducia nella giustizia. Vedo questa vicenda da troppo lontano e la mia opinione è ovviamente influenzata dai racconti e da ciò che leggo. Non so dire se l'arresto di Assange e la richiesta di estradizione siano davvero un attacco generale alla libertà di stampa, ma sono sicuramente d'accordo con chi sostiene che un uomo - prima ancora che un giornalista - non possa essere tenuto rinchiuso in un carcere per quattro anni in attesa di essere processato. Poi, ovviamente, mi auguro che il suo - eventuale - processo possa essere giusto. E qualche preoccupazione, sotto questo profilo, ce l'ho anch'io. Come cittadino prima ancora che come giornalista.
Parliamo di cronaca giudiziaria: il caso delle gemelle Schepp, che cosa è successo?
E' una storia molto triste, uno dei tantissimi casi rimasti irrisolti. Dopo così tanto tempo, temo sia davvero difficile immaginare una svolta positiva. Mi auguro di essere presto smentito, ma considero, purtroppo, credibile l'ipotesi che il padre le abbia uccise prima di togliersi la vita. Resta il mistero su che fine abbiano fatto. Sotto questo profilo, sottolineo un dato: ogni giorno in media, in Italia, scompaiono trenta minori. Solo poco più della metà di loro viene ritrovata. Una statistica che mette i brividi e rende l'idea di quanto difficile sia il lavoro di chi, questi minori, deve andarli a cercare. 
Sono trascorsi molti anni dallo scandalo del Vino al Metanolo e, alcuni, soprattutto i più giovani, non lo ricordano più o non ne conoscono i dettagli. Era il mese di marzo del 1986 e quella tragedia segnò una svolta per il mondo del vino e per la società italiana. 19 persone decedute, 153 intossicate, alcune con danni neurologici permanenti, e 15 persone rimaste non vedenti, "cieche assolute", come recitavano i certificati dell'epoca. Le famiglie vogliono conoscere la verità, avranno mai giustizia?
Una storia lontana, di cui purtroppo sì sono un po' perse le tracce. Io ero molto piccolo ma ricordo bene i racconti di quel periodo e soprattutto quelli degli anni successivi, quando l'eco di quelle notizie si faceva ancora sentire. Quella storia ha cambiato completamente il modo di produrre vino in Italia e soprattutto ha permesso di alzare il livello di attenzione sui metodi di produzione. Ma questo - che per il paese è stato un grande risultato - conta poco per le famiglie delle vittime. Sinceramente, trovo assurdo che a quasi 40 anni di distanza quelle famiglie attendano ancora i risarcimenti. Quelle vittime meritano giustizia.
Il giornalismo in televisione, alcune volte è politicizzato! Ogni canale ha il partito che controlla e lo rappresenta. Non pensa sia un limite per il suo lavoro?
Una volta c'erano i giornali dei partiti. La connotazione politica era una caratteristica che era prevista già dalla legge. Oggi il mondo dell'informazione è cambiato parecchio, ma continuano ad esserci testate con una forte influenza dei partiti. Accade ai giornali come alla Tv. 
Credo nella pluralità dell'informazione e dunque non mi preoccupa più di tanto questo aspetto. Mi preoccupa, semmai il fatto di chi nasconde questa connotazione. Nel contempo sono sempre meno, nel nostro Paese, le realtà giornalistiche veramente libere. Personalmente, mi sento un privilegiato! Non ho mai subito condizionamenti o pressioni, in nessuno dei programmi in cui ho avuto la fortuna di lavorare.
Il suo rapporto con il giornalista Bruno Vespa?
Quando sono entrato in Rai, avevo un obiettivo preciso: volevo lavorare a "Porta a Porta". E' facile immaginare quanto sia stato felice, quando questa opportunità si è concretizzata. Vespa è un professionista incredibile. Segue tutto il lavoro con grande attenzione, mettendo a disposizione il suo talento e la sua esperienza. Stare qui, per me, è una grande occasione di crescita professionale.
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