Comincia con questa intervista esclusiva alla vedova di Gianfranco Funari la collaborazione di Michele Belfiore, blogger e autore di diversi scoop giornalistici, alle Gazzette.
Lei è la moglie di uno dei più popolari giornalisti e volti Tv, Gianfranco Funari. Quali sono gli insegnamenti umani e professionali che le ha trasmesso?
Gianfranco aveva il grande pregio di essere sempre se stesso nei momenti in cui il lavoro lo assorbiva completamente così come nella vita quotidiana. Metteva la stessa passione ed energia nel cucinarmi la sua amatriciana come nel fare la rassegna stampa mattutina di tutti i quotidiani per preparare la trasmissione che negli ultimi anni della sua vita abbiamo condotto insieme su Odeon Tv. Il suo più grande insegnamento è stata l'assoluta affermazione della libertà di espressione che ha sempre messo in pratica nella sua vita e la gestione dell'imprevisto perché la televisione non deve essere fatta solo di copioni precostituiti, ma di improvvisi cambi di programma che spiazzano lo spettatore e nello stesso tempo catturano la sua attenzione.
Cosa risponde alla gente quando dice "che lei è in Tv perché era moglie di Funari"?
Rispondo riportando le parole di Gianfranco: "Io utilizzo Morena in redazione e in video perché mi serve, è brava, preparata e competente e non voglio rinunciare ad una risorsa così importante. Se non fosse stata brava, l'avrei tranquillamente lasciata a casa" . A distanza di più di 14 anni dalla sua morte lavoro ancora in Tv e credo di essermi pienamente meritata lo spazio che occupo.
Il suo ricordo del giornalista e conduttore Maurizio Costanzo?
Ci ha lasciato un grande maestro di giornalismo e di televisione, soprattutto una persona di un'intelligenza e ironia sopraffine. È stato il direttore editoriale di "Vero Tv", una televisione per la quale ho lavorato nel 2012, un'esperienza unica e irripetibile per la quale gli sarò sempre grata. Una delle ultime volte che sono stata ospite al Maurizio Costanzo Show, lui, dopo avermi regalato una delle sue adorate tartarughine, mi ha confidato: "Se un giorno mi diranno che ho pochi giorni da vivere ancora, mi chiuderò in una stanza con una forma di gorgonzola intera e me la mangerò tutta". Spero che nell'angolo di universo dal quale ora ci sta sicuramente osservando ci sia un caseificio ben fornito.
È una professionista affermata con oltre 25 anni di esperienza, della sua intervista a Piergiorgio Welby che ricordo ha?
Gianfranco mi ha insegnato tutto di questo mestiere e nelle ultime edizioni delle nostre trasmissioni l'insegnamento più importante è stato quello di farmi intervistare personaggi del mondo della politica, del giornalismo, della cultura, dell'attualità. Piergiorgio Welby era al centro di uno dei più discussi casi di eutanasia in Italia, la sua malattia, la Sla, era giunta ad un grado di gravità tale da non permettergli più di vivere dignitosamente. Welby, sdraiato in un letto che era diventato la sua prigione, attraverso sua moglie Mina che traduceva il suo labiale, mi rilasciò una delle interviste più toccanti e commoventi della mia vita. Mentre chiedeva alle istituzioni, al presidente della repubblica, al Vaticano di non interferire e di non ostacolare il suo anelito alla libertà e la sua ferma volontà di porre fine ad un'esistenza fatta di sofferenza senza fine, dai suoi occhi e dalle sue parole si percepiva un forte attaccamento alla vita, un rispetto totale per quella vita che a lui non era più concesso vivere in maniera umana e dignitosa.
Parliamo di attualità: il caso Gina Lollobrigida. Lei ha intervistato il suo assistente Andrea Piazzolla nonostante molte critiche?
Ho scelto di intervistare Andrea Piazzolla perché, al di là delle accuse che gli vengono mosse, è stata l'unica persona a stare accanto a Gina Lollobrigida per 12 anni giorno e notte senza mai lasciarla sola, accudendola, curandola e, soprattutto, rendendola felice. Gina aveva espresso chiaramente e pubblicamente le proprie volontà in diverse occasioni. Chi nega questo vorrebbe far passare il messaggio che una persona, solo perché anziana, non può disporre dei propri averi come meglio crede, non può decidere di fare regali e persino bonifici a qualcuno ritenuto degno di riceverli, non può organizzare feste e ricevimenti quando ne ha voglia e deve rendere conto ai figli dei soldi che spende dopo esserseli onestamente guadagnati in tutta la sua vita. Perché se i processi in cui è imputato Andrea Piazzolla dimostreranno ciò che la guardia di finanza ha già in parte appurato e cioè che l'assistente aveva la delega della stessa per poter operare su alcuni conti correnti e vendere alcuni beni messi all'asta, è proprio di questo che si tratta: se una persona, qualunque sia la sua età, è stata ritenuta pienamente capace di intendere e di volere, deve poter pienamente decidere come trascorrere la propria vita, chi frequentare, con chi vivere e con chi spendere i propri soldi.
Si è espressa in maniera contrariata sulla questione Lando Buzzanca in televisione, specialmente sulla RSA.
Al di là dell'aspra polemica sorta tra il figlio di Lando Buzzanca e la sua compagna, il caso Buzzanca pone l'accento sulla delicata questione della legge 6/2004 sull'istituto dell'amministrazione di sostegno. Purtroppo in alcuni casi questo istituto viene usato dagli eredi non per tutelare la persona anziana - che magari viene isolata dai suoi affetti e chiusa in una RSA anche se capace di intendere e di volere - ma per interessi verso il patrimonio della stessa. A mio avviso Lando Buzzanca, che in una perizia medica del 2019 è stato ritenuto pienamente capace di intendere e volere, avrebbe potuto essere curato ed accudito a casa sua vicino ai suoi affetti con l'ausilio di badanti, fisioterapisti e logopedisti. L'isolamento per 11 mesi in una RSA ha probabilmente contribuito ad un peggioramento molto più celere sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Attivista per la tutela delle donne affette da endometriosi, poca informazione e sensibilità: come bisogna agire?
L'endometriosi è una patologia invalidante di cui sono affette tre milioni di donne solo in Italia e di cui ho sofferto anche io. Dato che si parla ancora troppo poco di questa malattia occorre fare prevenzione, informazione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica attraverso iniziative come, ad esempio, la marcia mondiale che si terrà per le vie di Roma il prossimo 25 marzo, una camminata pacifica per manifestare i diritti delle donne affette da questa patologia su cui ci sono ancora troppa disinformazione e tanti pregiudizi.