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Scritto da paolo giulietti
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23 Dicembre 2022

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Pax in terra hominibus bonae voluntatis. Pace in terra agli uomini amati dal Signore. Chi avrebbe detto che il canto angelico di Betlemme sarebbe risuonato oggi – nel 2022 – tanto drammaticamente attuale? L’umanità, già provata da numerosi conflitti a bassa e media intensità, molti dei quali dimenticati dai media, si è ritrovata a fronteggiare un conflitto come non se ne vedevano da tempo in Europa: la guerra tra due nazioni sovrane, combattuta sul campo da eserciti regolari, con quel corollario di distruzioni indiscriminate, crimini odiosi e vittime civili che sembrava appartenessero al retaggio ormai superato dell’ultimo conflitto mondiale. La pace, di cui larghissima parte dell’Europa godeva dal 1945 (con l’eccezione non da poco dell’ex-Yugoslavia), è apparsa come un bene non più scontato, ma come una necessità impegnativa e sfidante. Il conflitto ha fatto quasi 250.000 vittime, un numero ancora maggiore di feriti e ha causato la migrazione di circa 12 milioni di Ucraini, sfollati interni, deportati in Russia o accolti nei paesi dell’Ue. La guerra ha coinvolto anche il nostro Paese, non solo nell’accoglienza, ma anche con decisioni – le sanzioni alla Russia e l’invio di armamenti all’Ucraina aggredita – che hanno comportato e comportano pesanti conseguenze per le imprese e le famiglie. Quello del 2022 sarà quindi un Natale di guerra, per i soldati al fronte, per le popolazioni ucraina e russa, e per quanti sono più colpiti dalla crisi economica in Europa. Poca festa, molta incertezza e paura per il futuro. Nei Natali di guerra accadono però anche cose sorprendenti: come non ricordare la spontanea «Tregua di Natale» nel 1914 tra soldati britannici e tedeschi nelle trincee delle Fiandre? O la celebre «favola di Natale» messa in scena trent’anni dopo da Giovannino Guareschi tra i prigionieri italiani nel lager di Stalang? Sono tanti i gesti anonimi di pietà, solidarietà e fratellanza che da sempre in questo giorno trovano spazio tra gli orrori delle guerre. A Natale – come leggiamo nel Vangelo di Giovanni – la luce splende nelle tenebre. È una piccola luce, quella del Bambino di Betlemme, nella immensa notte del male, ma le tenebre non l’hanno vinta. Penso e mi auguro che anche in questo Natale di guerra la luce del Verbo incarnato splenderà in tanti pensieri e gesti di bene, nelle trincee di Ucraina, nella città devastate, nei condomìni e nelle strade dove vivono i poveri… Non mancheranno nemmeno nel 2022 i sentimenti di pietà per le sofferenze altrui – anche quelle del «nemico» – e il desiderio di un mondo rinnovato. E sarà di tutto questo che ci dovremo ricordare, quando – speriamo presto! – il conflitto lascerà il posto alle ragioni del dialogo e della riconciliazione. Dovremo ricordarci che, proprio grazie a quel Bambino, manifestazione dell’amore di Dio per tutti gli uomini, siamo stati capaci non solo di azioni meschine e innominabili, ma anche di una pietà e una bontà sorprendenti. E su di esse costruire il futuro del mondo.

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