Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Oscar Pellegrini, del comitato docenti precari di Lucca, in cui si rende bene l'idea della situazione in cui si trova questa categoria in ambito scolastico:
"E siamo ancora qui.
Ancora e come ogni anno. Precari.
In fila con il cuore e il cappello in mano. Davanti un ufficio o, come in tempo di COVID si impone, di fronte un monitor. A litigare con siti istituzionali che non funzionano, punteggi da ricalcolare, errori da segnalare e normative sibilline che neppure a livello centrale sono comprese per come vengono fornite. Intanto in tasca il telefono squilla. Sono i genitori, gli alunni e i colleghi che chiamano e chiedono. Ci dicono "Quando tornate"? "Perché non siete già qui?" "Abbiamo bisogno di voi". Ma da lassù pare che nessuno ci senta. A nessuno interessano le voci dei ragazzi e dei genitori né le nostre.
Perchè siamo Precari.
Insegniamo da anni, a volte decenni e non conta niente. Non cambia mai niente.
Ogni tanto ci nominano in televisione, sempre in vicinanza di qualche evento elettorale. Ci dicono che siamo importanti e saremo stabilizzati, ma poi nulla accade. Mai.
Aspettiamo percorsi abilitanti che non si istituiscono da anni, assunzioni in nome di norme europee che in Italia valgono meno delle favole che ci raccontano, concorsi che non si faranno e, se si faranno, saranno talmente difficili da consentire di assumere una percentuale ridicola. Così si risparmierà e rimarremo come siamo.
Precari.
Quelli che ogni anno finiscono in cattedra senza continuità didattica, sbalzati da una scuola all'altra costretti a discontinuità e incertezza, obbligati a prendere il primo incarico utile. Cercando il "posto libero" come topi sotto la pioggia. E ogni volta facciamo il nostro lavoro con passione e impegno: diamo istruzione, voti e sostegno ai nostri alunni ma, quando si parla di stato, sicurezza, stabilità, cambia tutto. Ci viene chiesto di dimostrare la bravura tramite concorsi impossibili, fatti apposta per non assumere. Quindi ci bocciano ma continuano a tenerci in cattedra. Perché siamo degni di insegnare, non di tutele legali.
Intanto attorno è il caos. Le campanelle suonano a orari ridotti per carenza di insegnanti. Le scuole vanno in Didattica a Distanza e gli alunni con disabilità vengono lasciati a casa perché non c'è organico. Perchè si richiedono prima i banchi che gli insegnanti. E comunque non arrivano entrambi.
E così chi ci rimette è tutta la società: da un'istruzione povera nasce solo povero futuro.
Intanto il telefono squilla ancora. Una fuga di notizie: forse le convocazioni ci saranno, forse entro fine mese... cancella gli impegni, rassicura i ragazzi, ricalcola i punti e tira la cinghia, con la disoccupazione, ancora qualche settimana.
Speraci e aspetta.
Adesso ci conoscete, siamo noi.
Siamo precari e non abbiamo scelta.
Ecco qualche dato: mancano quasi metà dei professori della materia nelle scuole superiori in tutta la provincia, hanno meno carenze solo i licei ma anche al classico manca l'insegnante di greco, così come allo scientifico quelli di matematica e fisica. Negli istituti professionali la situazione è assai peggiore con punte di assenza di metà del corpo docenti. Alla scuole medie e materne si oscilla tra percentuali intorno 20%-30% del corpo docenti. Sono rimaste scoperte ben 330 cattedre di sostegno su tutti gli ordini e gradi in tutta la provincia. Manca il personale ATA che deve sanificare con molta più accuratezza le classi. E' bene che le famiglie non siano ingannate dai proclami della ministra di cui i docenti ed il personale ATA ne chiedono a gran voce le dimissioni".